Cgil: la mobilità immobile delle aree interne

Venti anni, 240 mesi, 7300 giorni.

A ricordare questi numeri è Francesco Marrelli, segretario generale della Cgil di L’Aquila che in un comunicato oggi divulgato agli organi di stampa ricorda l’iter della delibera di giunta regionale n. 478 del 2004 che in tema di mobilità collettiva, sia quella regionale affidata alla TUA che quella comunale, nella provincia di L’Aquila non ha ancora portato a nulla. Nella provincia aquilana il trasporto pubblico non è efficiente, non è alla portata di tutti e nulla si fa per renderlo economicamente appetibile; una misura potrebbe essere il Biglietto Unico, della durata di 90 minuti, con cui sarebbe possibile usufruire del trasporto pubblico in ogni luogo coperto dal servizio, a prescindere dal vettore utilizzato; una realtà già da tempo operativa nell’area metropolitana di Chieti – Pescara, oggi estesa anche all’interno della provincia di Teramo.

Come accettare una situazione nella quale cittadini “fortunati” della costa possono contare sul trasporto pubblico, al contrario di altri cittadini “sfortunati” delle aree interne, si vedono da tempo costretti a cercare soluzioni fai da te? Non sono pochi, infatti, quelli che ricorrono al noleggio privato di mezzi di trasporto per recarsi a lavoro, in orari non coperti dal servizio pubblico. Lo stesso servizio pubblico che nella provincia di L’Aquila è “arretrato” rispetto al libero mercato che a sua volta, come si può constatare, nulla ha migliorato nei collegamenti verso Roma, né da Avezzano, né da L’Aquila.

Il discorso non migliora se si passa in rassegna la situazione ferroviaria. Altra nota dolente del nostro territorio il collegamento su rotaie sconta uno svantaggio di lunga data. Reti che risalgono al periodo precedente all’Unità d’Italia con tempi di percorrenza addirittura superiori a quelli del secolo ottocentesco, una situazione che definire imbarazzante appare un eufemismo. “Bella escursione, bei paesaggi, bellissima archeologia industriale – afferma Marrelli – ma nessuna efficacia e nessuna possibilità di utilizzo per i pendolari”.

Non resta allora che avventurarsi con la propria automobile, per chi ce l’ha, e percorrere una rete stradale che pecca di manutenzione, con infrastrutture non adeguate e tratti pericolosi. Basti pensare al collegamento L’Aquila – Pescara affidato alla statale 17 il cui tratto aquilano pare una vera e propria strada urbana, con tempi di percorrenza esasperanti.

Ultima spiaggia l’autostrada, chiamata a garantire efficienza, velocità e sicurezza, ma a costi sempre maggiori, non sempre alla portata di lavoratori, studenti e pendolari.

Temi che, lungi dal rappresentare una priorità per gli organi preposti, non appaiono nell’agenda politica di nessun esponente istituzionale. Amaramente si constata come “appare più folkloristico mantenere certe aree nell’arretratezza e nell’isolamento – conclude Marrelli, – conservando modi di vita del passato che tanto attraggono viaggiatori che qui vengono a cercare e trovano il tempo che fu”, soprattutto per la mobilità. Un appello disperato che si spera venga, dopo 20 anni, 240 mesi, 7330 giorni, finalmente raccolto.

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