“Ciucci” o vaccinati

C’è una conseguenza del lockdown che pesa più di ogni altra, che non è fatta di ore d’aria e neanche di cene al ristorante e caffè al bar, ma che ha a che fare con il futuro del Paese e dei giovani. Il rapporto 2021 sulle prove Invalsi pubblicato due giorni fa, restituisce infatti una fotografia allarmante degli effetti che le chiusure e più nello specifico la didattica a distanza, hanno prodotto in questo anno e mezzo di pandemia. Un calo generalizzato in tutto il Paese, con la quota degli studenti che non hanno raggiunto il livello minimo di punteggio che passa dal 34% al 39% nelle prove di italiano, e dal 40% al 44% in quelle di matematica nelle scuole secondarie di primo grado e schizza dal 35% al 44% in italiano e dal 42% al 51% in matematica per le scuole secondarie di secondo grado.

In Abruzzo il 50% degli studenti non raggiunge il livello minimo di competenze in italiano, una percentuale che sale addirittura al 61% nelle competenze di matematica. Male anche nella lingua inglese con il 61% che non raggiunge il livello B2 e il 76% che non ottiene la sufficienza nel listening (ascolto-comprensione). 

Anche la dispersione scolastica che in tutta Italia ha subito un balzo di due punti e mezzo percentuale, passando dal 7% al 9,5%, in Abruzzo segna un dato a due cifre pari al 10,8%.

I dirigenti scolastici sulmonesi confermano poi come a subire maggiormente gli effetti della didattica a distanza siano state le categorie più deboli e svantaggiate, con una forbice che si allarga pericolosamente sia dal punto di vista sociale che didattico.

I risultati Invalsi a Sulmona sono stati resi noti ieri solo per le scuole superiori e non tutti ad oggi sono in grado di aggregarli. Il liceo Fermi, in controtendenza, ha registrato, riferisce il preside Di Paolo, un livello base sufficiente in italiano per il 75% con un miglioramento rispetto al 2018/2019 del 4,3% e in matematica dell’84,2% (con un miglioramento del 3,8%), mentre per l’Iti di Pratola il livello base in italiano è stato raggiunto dal 63% degli studenti, con un calo rispetto al passato del 2,8% e in matematica il 67,5%, con un calo di prestazioni per il 3,4% degli studenti.

Si dice soddisfatta la dirigente Fantauzzi per i risultati ottenuti dal liceo Classico, di cui però non si conoscono le percentuali. Restano per il momento non pervenuti i dati delle altre scuole superiori.

Ma la disaffezione verso la scuola è un dato tangibile anche su altri fronti: i programmi “Scuola d’estate” che sono stati finanziati dal ministero non sono riusciti a decollare in Valle Peligna. I mesi di luglio e agosto che dovevano essere dedicati ad una serie di attività per “recuperare la socialità” sono stati pressoché tutti annullati: dallo Scientifico al Classico, passando per tutte le altre scuole, ad eccezione del liceo Artistico che il 20 luglio vedrà impegnati una parte degli studenti nella realizzazione di un murales nell’ambito dei crediti di alternanza scuola-lavoro e dell’Agrario di Pratola che dall’inizio del mese ha impegnato alcuni studenti nelle case vinicole.

I ragazzi e gli insegnanti sono stanchi, “è stato un anno pesante” dicono in coro i dirigenti, e c’è voglia di evasione. Un’evasione che potrebbe essere compromessa oggi dopo la cabina di regia nazionale che si riunirà per definire modalità e condizioni dell’uso del green pass: alle cerimonie di matrimonio, infatti, molto probabilmente si aggiungerà l’obbligo del lasciapassare (rilasciato a vaccinati o persone con tampone) quasi sicuramente per gli ingressi in discoteca e forse anche per cinema, teatro, palestre, aerei e treni a lunga percorrenza. Se la misura sarà adottata, probabilmente produrrà come in Francia un boom di prenotazioni di vaccini che finora, a dirla tutta, non è stata quella sperata.

In Abruzzo nella fascia scolastica, ovvero i ragazzi tra i 12 e i 19 anni di età, i vaccinati (con doppia dose) sono appena 9562 (di cui 80 con dose unica Jhonson), mentre sono 19195 quelli in attesa di seconda dose. Pochissimi rispetto ai 63811 che non hanno ancora avuto una puntura, pari cioè al 68,93% della platea. La media giornaliera di inoculazioni per questa fascia di età è sotto ai mille al giorno (ieri che è stato uno dei giorni più produttivi si è arrivati a 1138), ciò vuol dire che ci vorranno due mesi, di questo passo, per coprire almeno con una dose tutti. 

Il rischio è che, tra vacanze e voglia di evasione, resistenze culturali e preoccupazioni per gli effetti collaterali, si ritorni a scuola a settembre tutt’altro che in sicurezza.

Con la conseguenza di rischiare di ripetere un altro anno in didattica a distanza e danneggiare seriamente competenze e conoscenze della classe dirigente di domani. Questo sì, più delle discoteche e dell’economia a rotoli, è un buon motivo per mettersi in fila per vaccinarsi.

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