Comune latitante, Centro disabili: “Costretti a chiudere”

Pagare le bollette è diventato difficile, il riscaldamento si accende solo nelle stanze utilizzate dai ragazzi, “a loro non deve mancare nulla, loro devono stare bene, ma io da solo non ce la faccio, il Comune è scomparso”.

E’ stanco e deluso il presidente del Centro diurno Aias di Torrone, il professor Sante Ventresca, una vita per gli altri, quelli che lui chiama i suoi ragazzi, gli ospiti con disabilità, di età e storie diverse, le parole di un uomo che fa sapere, “i piedi – nella casa comunale – non li metterò più”, troppi, dice, sono “i poi e i se” e aggiunge “la politica è assente, dov’è finita la sensibilità, dove è il sostegno al sociale?”. Insomma non sarebbe pervenuto alcun contributo né aiuto alle porte del Centro che rischiano di dover chiudere e fermarsi per un po’. Così i servizi, le attività, le mattine laboriose e ricreative degli utenti potrebbero essere sospese.

Non nasconde le difficoltà, gli arretrati da saldare, i docenti da pagare, le attività da garantire, perché con i 20mila euro annui della Regione e il contributo delle famiglie dei suoi ragazzi, non si può coprire tutto, ed è per questo che con i lavori del laboratorio, manufatti in artigianato, ceramica e metalli, si cerca di fare da sempre una piccola cassa per il Centro.

Lavoretti diretti da Ventresca, ex docente e scultore, che, quest’anno, hanno come protagonista l’Ovidio del bimillenario riprodotto dagli ospiti, in apposite formelle, il poeta sulmonese colorato e in scala, dimensioni dai 12 ai 35 centimetri

L’aspettativa ruotava anche attorno all’acquisto di una buona fetta dei manufatti dal parte del Comune, ma a quanto riferisce il presidente Aias Sulmona, questo non sarebbe avvenuto, “fino a tre anni fa venivano acquistati i nostri lavori per le premiazioni”. Quello che chiede è un sostegno da parte dell’amministrazione, un aiuto che era stato promesso da tutti in campagna elettorale e che a quanto pare non arriva.

“Mi dicono sempre che manca la convenzione e allora facciamola” perché ricorda quei 1500 metri di terra sono stati edificati per dare una casa, un luogo di socialità, per rimuovere le situazioni di disagio ed emarginazione attraverso attività socio-abilitative e formative, un progetto, ricorda più volte, partito dal cuore e che ha messo a servizio del territorio. “Il Centro ha tutte le carte in regola, noi abbiamo tutte le autorizzazioni, i Nas hanno sempre fatto meravigliose relazioni sul Centro, e adesso devo rischiare di fermare tutto perché non ricevo aiuto”.

Intanto per l’altro progetto, da tempo in ballo, Casa Gaia, le cose invece starebbero per prendere la diretta via, a breve sarà in Regione per produrre tutta la documentazione e aprire finalmente alla comunità. Lo spera Ventresca e non solo.

A.S

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