Alessia Carrozza il suo diamantino se lo è andato a cercare nel nord Europa, in Danimarca. A 38 anni, senza un rapporto vero e con l’endometriosi che si portava avanti fin da ragazza, ha deciso di diventare madre e di farlo da sola tramite eterologa perchè “Trovo una forzatura cercare un padre a tutti i costi quando l’orologio biologico comincia a battere la sua ora. Così ho cominciato a maturare l’idea di una fecondazione assistita”. Una scelta non facile, coraggiosa, soprattutto in una città di provincia come Sulmona, dove da cambiare ci sono la cultura e la mentalità. Un investimento emotivo importante.
Le hanno asportato un ovulo, fecondato dal seme di un donatore giovane, il quale ha garantito il 20% di possibilità di restare incinta, “l’embrioncino” è stato trapiantano dopo tre giorni. Il suo è un caso fortunato. “Sono rimasta incinta al primo tentativo. Qualche settimana dopo ho iniziato ad avvertire un senso di nausea. Era poco prima di Pasqua, pensavo fosse legata agli ormoni assunti, invece il test di gravidanza era positivo”. Sorride Alessia.
E così il suo diamantino ha iniziato a prendere forma. Una gravidanza tranquilla e un parto naturale.
Gli aspetti da valutare, partendo dagli inquinanti, sono molteplici: dall’igiene intima alla scelta dell’abbigliamento che non dovrebbe mai essere troppo stretto soprattutto per gli uomini; l’alimentazione, scelta con cura ed attenzione, prediligendo l’origine biologica, evitando la carne imbottita di ormoni che interferendo con quelli umani provocano conseguenze dannose nel tempo come anche i pesticidi per gli ortaggi; periodici controlli “soprattutto per i ragazzi che con la sospensione della leva obbligatoria spesso non hanno mai fatto una visita medica accurata, ritrovandosi a scoprire patologie solo in età adulta” puntualizza Di Luigi, che consiglia un controllo entro i 18 anni. Il varicocele è una di queste, mentre per le
C’è una scarsa conoscenza tra i giovani di oggi che sottovalutano i rischi di vivere in sicurezza la loro sessualità. Di progetti di educazione nelle scuole al momento non se ne vedono. Dovrebbe essere premura dei consultori o dei centri specifici (Lea), all’Aquila chiuso addirittura dal terremoto del 2009. No fumo, no alcol, una vita attiva, praticare sport, buon cibo e controllato, sesso sicuro, uno stile sano insomma ed approfittare di quel poco che la sanità pubblica mette a disposizione, come il vaccino contro il papilloma viru
Se poi la prevenzione non ha potuto nulla, allora ben venga la “cura” e tutte le tecniche di fertilità. D’altronde non si può fingere, le condizioni sociali occidentali sono totalmente cambiate rispetto a quelle del passato, tra l’esigenza di una crescita professionale e la mancanza di lavoro: i figli si fanno sempre più in età avanzata. “Per una donna a 35 anni crolla la fertilità, per un uomo a 45 anni è ancora facile procreare, ma non si escludono ripercussioni e problemi per il bambino tra i quali l’autismo. Non è vero- aggiunge Di Luigi- che si possono fare figli ad ogni età, le donne sono state illuse dalle storie viste in televisione, perché con le tecniche di fertilità la percentuale di riuscita è del 30-35%, dunque non è garantita”. E le tecniche di fertilità non sono neanche alla portata di tutti. La sanità pubblica in Italia garantisce tre tentativi di fecondazione assistita con ticket che si aggirano tra i 500 ed i 1000 euro, in più vanno aggiunti i controlli e i farmaci. Si tratta, comunque, di tecniche a rischio che comportano un impegno fisico per la donna, nonché psicologico e umano per la coppia, quando si è in due, perché poi di mamme single spinte dal desiderio di maternità ce ne sono. Come Alessia e la sua favola di un dolce diamantino arrivato dal nord.
Simona Pace
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