Fiab propone alla politica “la dieta del traffico” per una mobilità attiva

Esprimere idee sulla mobilità e in particolare su quella ciclistica. Questo quello che chiede il Coordinamento Fiab Abruzzo-Molise alle forze politiche impegnate nelle prossime elezioni.  L’obiettivo per la prossima legislatura è: il 20% in meno, delle auto private in circolazione, attraverso una serie di azioni che sviluppino le modalità di mobilità attiva e trasporto pubblico locale, “la dieta del traffico” ossia la riduzione degli spostamenti motorizzati, in favore di quelli pedonali e ciclistici, per rispettare l’accordo di Parigi sui cambiamenti climatici. “Le nostre città hanno bisogno di soluzioni concrete urgenti per i problemi legati all’inquinamento, al consumo dello spazio pubblico, alla salute e benessere dei cittadini, alla sicurezza sulle nostre strade”. La bici, spiegano, “è una soluzione efficace che richiede investimenti contenuti con risultati in tempi brevi” invitando ad un salto di qualità a favore di un concreto sviluppo della mobilità ciclistica.

Insomma dare piena attuazione alla legge 11 gennaio “sviluppo della mobilità in bicicletta e la realizzazione della rete nazionale di percorribilità ciclistica”,  chiedono iniziative entro i primi due anni del nuovo governo, per rispettare le scadenze che la legge, fortemente voluta da Fiab: il piano generale della mobilità ciclistica (PMGC), da approvare entro il 15 luglio 2018, i piani regionali della mobilità ciclistica, da approvare entro il 15 luglio 2019, la realizzazione della rete ciclabile Bicitalia, per cui le Regioni devono predisporre i progetti entro il 15 luglio 2019 e infine il Biciplan e l’adozione dei Pums per le città metropolitane, gli enti di area vasta, i comuni e le associazioni di comuni con popolazione superiore a 100 mila abitanti.

Secondo punto, l’istituzione del servizio nazionale per la mobilità ciclistica: politiche per la ciclabilità interessano settori diversi “c’è necessità di avere una struttura di governance chiaramente identificata all’interno della struttura burocratica”.

Terzo, la riforma del codice della strada:30 chilometri orari, come standard di velocità nelle città, doppio senso ciclabile nelle strade a senso unico, case avanzata ai semafori, “necessario cambiarne la visione e mettere al centro dell’azione normativa la persona al posto dei mezzi a motore. La riforma organica è ciò che auspichiamo, ma i punti indicati sono quelli che avrebbero sùbito un impatto positivo sulla sicurezza nelle nostre città e faciliterebbero la vita di chi sceglie di muoversi in modo sostenibile, a piedi o in bicicletta”.

Quarto, un sostegno economico all’acquisto della bicicletta, incentive che dovrebbe essere maggiore a fronte della scelta di dismettere la propria auto o a di un impegno a un utilizzo quotidiano casa-lavoro o casa-scuola.

quinto, incentivi, sconti per i negozi che attrezzano spazi pubblici per biciclette per incentivare e rivitalizzare il commercio locale.”Più spazio alle biciclette significa più spazio alle persone: un posto auto significa un potenziale cliente; in un posto auto parcheggiano dieci biciclette, che equivalgono a dieci potenziali client”.

Sesto, comuni ciclabili, comuni vivibili, “rivedere gli standard urbanistici della legge Tognoli, che obbliga a dedicare ampie superfici per posteggi auto privati e pubblici, per permettere ai Comuni di realizzare trasformazioni urbanistiche sostenibili che privilegino i collegamenti e servizi per biciclette e pedoni, il trasporto pubblico e collettivo, realizzazioni di spazi pubblici di incontro per i cittadini. In attesa di queste modifiche prevedere incentive”

Settimo punto, città vive, città sane: incentivi fiscali per le aziende che facilitano l’utilizzo della bicicletta negli spostamenti casa-lavoro. La promozione della mobilità attiva a partire dagli spostamenti quotidiani,ha numerosi riscontri positivi sul benessere psicofisico delle persone, e il movimento quotidiano è uno degli elementi di prevenzione di molte delle malattie del nostro tempo, dall’obesità al diabete alle malattie cardiovascolari.

Ottavo, piena intermodalità tra bicicletta e i mezzi del Trasporto Pubblico Locale, in particolare tra bici e treno, con adeguamento del materiale viaggiante e delle stazioni ferroviarie, in modo che si possa trasportare la bicicletta, in appositi spazi, sulla maggior parte dei treni, regionali e a lunga percorrenza, e che le stazioni siano idonee alla sosta, anche prolungata, delle biciclette, e venano eliminate le barriere architettoniche che ne impediscono la fruibilità.

Nono, favorire l’istituzione dei Mobility manager, sia negli enti ed uffici pubblici (scuole comprese) che nelle ditte private, per coordinare gli interventi a favore di una diversa mobilità per i percorsi casa-scuola e casa-lavoro.

Insomma sposare una nuova prospettiva, rendere semplice e sicuro l’utilizzo della bicicletta in città è la chiave di volta per scendere dall’auto e muoversi in modo diverso. Come concludono da Fiab, “i benefici sono per tutti, anche per quella fascia di persone che deve utilizzare necessariamente l’auto privata (indicativamente il 40% degli spostamenti modali)”

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