Governo giallorosso. Marsilio scenderà in piazza, Paolucci: “Per l’Abruzzo o per la Meloni?”

Puntava allo scioglimento delle Camere e al ritorno alle urne il presidente della Regione Abruzzo Marco Marsilio, in quota Fratelli d’Italia, che ha espresso la sua volontà di scendere in piazza e protestare, nella manifestazione indetta da Giorgia Meloni, contro la formazione del nuovo governo nazionale.

Come riportato dalla testata Abruzzo Live, in particolare, il presidente ha spiegato il suo pensiero ossia che la nuova formazione non sarebbe espressione della volontà popolare e che, dunque, viene meno il principio di “sovranità del popolo”.

Secondo Marsilio, in sintesi, le “contraddizione” venute fuori nel precedente governo ci saranno anche in quello attuale “giallorosso”. Parla dell’esigenza di governi “coesi” espressione del popolo appunto e che col voto si riporterebbe in parlamento. Preannuncia un periodo di “litigi” tra le forze attuali Marsilio che, tuttavia, non esclude l’opzione dialogo col governo nascente circa i dossier abruzzesi.

A proposito della partecipazione alla manifestazione indetta da Giorgia Meloni si esprime il capodruppo Pd in Cosiglio regionale Silvio Paolucci: “Intanto suggerirei di mobilitarsi in nome degli interessi degli abruzzesi e non per conto del partito che lo ha artificialmente ‘calato’ in Abruzzo. Mi chiedo infatti quale sia per il Presidente l’urgenza di questa mobilitazione, oltre a quella di spendere un po’ di tempo in più nella sua città, visto che durante i 14 mesi di vita del governo precedente, pur non essendo stata sbloccata alcuna emergenza per l’Abruzzo, non ha mai avvertito la necessità di scendere in piazza come ora. Né è riuscito a mobilitarsi in questi primi sei mesi di governo alla guida della Regione Abruzzo, per affermare da presidente, quel potere che proprio la sovranità del popolo gli ha messo nelle mani. Per non parlare della coesione che invoca, lui che si è ritrovato la maggioranza spaccata per le nomine a solo pochi mesi dalla sua elezione e che non riesce a firmare da mesi neanche i contratti ai nuovi direttori delle Asl”.

S. P.

1 Commento su "Governo giallorosso. Marsilio scenderà in piazza, Paolucci: “Per l’Abruzzo o per la Meloni?”"

  1. C’è un vecchio detto che recita: cosa fatta capo ha. Ciò vuol dire che il governo si farà, come a sua volta si fece il governo con la lega. Ora il Presidente ha avviato, come da suo preciso dovere, le consultazioni così da incaricare un prescelto da una virtuale maggioranza,come capo del governo. Ora la presunta maggioranza con a capo Conte, affronterà il voto di fiducia del parlamento. Se il parlamento a maggioranza, dà la fiducia al nascente governo, tutto normale. E’ inutile stare a fare dimostrazioni di piazza, serve solo ad inasprire i conflitti di parte e creare confusione. A conti fatti è stato Salvini e la lega a staccare la spina, e non ha pensato alle giravolte di Renzi,il cui detto fedifrago fu :”Letta stai sereno”. E fu così che lo infilzò nella sua serenità. Si vede che Salvini non ha imparato la lezione e se lo è preso in quel posto . Ora io darei un consiglio a Marsilio, nel mio piccolo, pensi alle lacune che sono tante dell’Abruzzo, a colmare le più urgenti,come ad esempio gli ospedali specie di Popoli-Sulmona,per non parlare di Castel di Sangro. La salute non si apprezza finché la sia possiede, ma quando cede ed hai bisogno, ti accorgi che nel tuo hinterland non c’è nulla e la desertificazione continua imperterrita. Bisogna andare a vedere cosa succede e come si affrontano le emergenze dalle nostre parti. Altro che dimostrazioni di piazza. Non servono a nulla,l’epopea della piazza ormai è tramontata. A Salvini è scappato il pesce di mano, come all’improvvido pescatore. La politica è fatta di piccoli passi e pazienza .A tessere la tela ci vuole tempo e Salvini ha avuto una gran fretta, come quella di fare approvare quella boiata della flat tax del 15% di irpef, sino a 50 mila euro annui e l’autonomia delle regioni del nord. Come dare,con quell flat tax un premio ad avasori della più bell’acqua. Una boiata, peggio del reddito di cittadinanza.

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