Il 23 luglio il tribunale si pronuncia sull’incompatibilità di D’Alfonso

Sull’incompatibilità del doppio incarico per i parlamentari, la legge parla chiaro e nell’articolo 122 della Costituzione recita: “Nessuno può appartenere contemporaneamente a un Consiglio o a una Giunta regionale e ad una delle Camere del Parlamento, ad un altro Consiglio o ad altra Giunta regionale, ovvero al Parlamento europeo”, articolo quanto mai attuale per il governatore/senatore Luciano D’Alfonso. Il mese scorso i parlamentari incompatibili erano 10, oggi sono rimasti in 3 e fra chi non schioda di un millimetro le proprie natiche da una delle due poltrone c’è anche D’Alfonso.

La vicenda però si avvia a conclusione – o almeno si spera – si è tenuta infatti oggi la prima udienza del procedimento incardinato dai consiglieri regionali del M5S e altri cittadini avanti al Tribunale dell’Aquila per chiedere la decadenza di D’Alfonso da presidente di Regione Abruzzo.

Nel corso dell’udienza è stata rigettata la richiesta della difesa di D’Alfonso di rinvio per esame delle note depositate dal M5S in merito al ricorso per l’incompatibilità. L’udienza per la discussione e la decisione si terrà il 23 luglio davanti al collegio giudicante. “In Abruzzo ai tempi di Luciano D’Alfonso, per far rispettare la Costituzione e far valere il diritto ad avere un presidente a tempo pieno, i cittadini sono costretti a rivolgersi al tribunale – commenta Sara Marcozzi, consigliera regionale del M5S -, l’essere stati costretti ad adire il Tribunale rappresenta la degna conclusione di una legislatura basata sul personalismo, l’arroganza e il sequestro istituzionale. Confido nella giustizia e spero che essa vada a colmare la grave mancanza di rispetto che D’Alfonso sta dimostrando per l’Abruzzo e gli abruzzesi”.

Sulla sentenza D’Alfonso ha così commentato: “Resto fiducioso sul fatto che il tribunale voglia considerare che la mia elezione a senatore è soggetta a giudizio di convalida, così come previsto dalla Costituzione, da parte della Camera di appartenenza, con ciò che ne consegue anche in termini di sopravvenuta incompatibilità, così come espresso da alcuni autorevoli costituzionalisti”.

Savino Monterisi

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