Il Comune è “cattivo pagatore” e la bolletta cresce del 20%. Reprimenda dei Revisori al bilancio

Un cattivo pagatore, con una appena sufficiente capacità di recupero dell’evasione e con ritardi strutturali che portano a rendere vane le procedure quali quella dell’approvazione prima del Dup rispetto al bilancio.
E’ un giudizio non del tutto positivo quello che i Revisori dei Conti hanno dato al rendiconto di bilancio del Comune di Sulmona che andrà in discussione entro la fine del mese, come da diffida del prefetto.
“Si esprime parere favorevole per l’approvazione del rendiconto 2017 limitatamente ai risultati della gestione finanziaria – scrivono nelle loro conclusioni i Revisori – mentre riguardo al conto economico, in considerazione dei rilievi esposti ai punti conto economico e stato patrimoniale, non si è in grado di attestarne la completezza e l’attendibilità”.
La critica più severa è senza dubbio quella della tempestività dei pagamenti per i quali palazzo San Francesco si attesta con un indicatore pari a 65, ovvero i giorni lavorativi di ritardo con cui vengono mediamente evase le fatture dei fornitori. Un indicatore definito “ancora estremamente elevato” e che, per intendersi, in un Comune normale dovrebbe essere pari a zero e in quelli virtuosi negativo.
Miglioramenti dall’inizio dell’anno (scorso), quando l’indicatore (nel primo trimestre) era addirittura di 108 o di 84 (nel secondo trimestre) ce ne sono stati, ma non sono ancora sufficienti. Tanto più che ai moniti messi per iscritto dai Revisori già a luglio dello scorso anno “non è mai stata data risposta” e ancor di più per il fatto che essendo inserito come obiettivo di Peg, la dirigente del settore a dicembre dello scorso anno aveva avanzato una proposta di misure organizzative per ridurre detti tempi, “proposte tuttora al vaglio della giunta comunale”.
“Questo aspetto cagiona diverse criticità” spiegano i tecnici come quella paradossale di aver fatto rimanere il Comune senza fornitore di energia elettrica. “Come conseguenza l’acquisto di energia elettrica avviene attraverso il mercato di salvaguardia” e questo ha portato ad una “maggiore spesa che comunque può essere stimata ottimisticamente – si legge nella relazione dei Revisori – con una maggiorazione di circa il 20%”. Calcolando che nel 2017 per questa fornitura sono stati spesi oltre 715mila euro, il conto e il danno è presto fatto (circa 150mila euro a spanna).
Senza contare poi la reprimenda per i pagamenti fatti senza che siano supportati da delibere di giunta e le scarse, anzi “appena sufficienti”, capacità di recupero dell’evasione per Imu, Tarsu, Tia, Tari, fitti attivi e canoni patrimoniali.
Perché un Comune non organizzato e non riorganizzato, alla fine, oltre a creare danni e ritardi ai servizi e agli utenti, si fa sentire anche nelle tasche dei contribuenti.

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