
Qui, a palazzo Annunziata, questa estate sono venuti appositamente decine e decine di visitatori anche da fuori regione, guida turistica alla mano, per ammirarlo: 190 stampe e disegni e incisioni di considerevole valore; paioli, piatti, ceste, corni, lucerne d’epoca; 24 manichini vestiti con costumi tradizionali dell’Abruzzo e del Molise, con tanto di presentose e gioielli in oro zecchino.
Un patrimonio non da poco che l’antiquario Accardo e il Lions club, proprietario della collezione, hanno messo a disposizione del Comune per farne un museo permanente.
Da giugno scorso, infatti, il museo del costume è sparito: solo qualche manichino buttato all’ingresso della sala (senza uno straccio di scheda informativa, che prima c’era) e il resto riposto in una stanzetta dietro l’auditorium.
Il museo, in realtà, più che sparito è stato sfrattato, per far posto, su richiesta del presidente del comitato Metamophosis beyond the shape, Luisa Taglieri, ad una mostra di Antonio D’Acchille: 10 euro a catalogo e un visitatore negli ultimi quattro giorni.
“Non ci hanno neanche avvertito – spiega il presidente del Lions, Carlo Speranza – abbiamo mandato diversi gruppi a visitare il museo del costume e solo così abbiamo saputo che non c’era più”.
Il museo del costume tornerà tra qualche giorno, assicurano i custodi che spiegano come la richiesta per gli abiti della tradizione sia stata ben superiore a quella della mostra di D’Acchille.
La mostra voluta dalla Taglieri sarà infatti smontata entro la settimana.
Il museo del costume abruzzese e molisano e della transumanza, tornerà ad essere permanente.
Fino al prossimo sfratto, almeno.
Qualche domanda nel vedere questo scempio bisogna pur farsela.
Costumi, acquarelli e attrezzi sono tornati al loro posto?
E’ davvero inconcepibile quello che è successo. La mostra di quadri non poteva essere sistemata altrove?
Chi è l’autore dello scempio (anche se si può immaginare…)?