L8 tutti i giorni (luglio)

E’ l’ultimo appuntamento, o meglio l’ultima pubblicazione, di L8 tutti i giorni: la rubrica dedicata alle donne e alla loro straordinaria quotidianità che ci ha tenuto compagnia da marzo scorso ogni 8 del mese, raccontando (con queste) 25 storie, 25 volti, 25 fotografie. Un ultimo numero molto intenso, che presenta esperienze e vite molto diverse tra loro, a volte anche agli antipodi, ma che raccontano ancora una volta le storie di donne straordinarie nella loro quotidianità. Barbara, Donatella, Emanuela, Francesca e Latifa, chiudono così questo breve e certamente non esaustivo percorso che, tuttavia, riprenderà sotto altra forma, già a partire dal prossimo mese. L8 tutti i giorni, infatti, diventa una mostra fotografica itinerante, con un progetto pensato e realizzato con La Diosa Onlus e che porterà questi ritratti e le loro storie in giro per l’Abruzzo. Si parte da Sulmona dove il 7 agosto ci sarà il vernissage della mostra fotografica realizzata dal fotografo Andrea Calvano presso la Rotonda di San Francesco a Sulmona, con un evento patrocinato dal Comune di Sulmona. Incontreremo e parleremo di pari opportunità e di donne, prima di gustare le foto-quadri, con la presidente de La Diosa Gianna Tollis e le responsabili regionali delle Commissioni Pari Opportunità della Regione Abruzzo, Maria Franca D’Agostino, e della Regione Molise, nonché presidente del Cav Liberaluna di Campobasso, Maria Grazia La Selva. La mostra sarà a Sulmona, poi, sempre alla Rotonda di San Francesco, fino all’11 agosto e ogni giorno ci sarà la possibilità di incontrare e raccontare le storie di alcune delle protagoniste che Andrea Calvano ha immortalato in questi mesi. Vi terremo informati per i dettagli, di certo un appuntamento da non perdere.

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Barbara. A 51 anni, fisioterapista di professione, non riesce ancora a togliersi dalla mente la memoria olfattiva di quando, da piccola, entrava nei confettifici di Sulmona e ne usciva inebriata da quel sentore di vaniglia. Su quella memoria ha costruito un brand, Sulmona Essenza: un profumo che sa di confetto e di territorio. Nel 2008, con ancora quell’essenza che le girava in testa, la scelta di dare forma e vita a quella memoria: “Mi trovai a viaggiare in diversi posti da Capri all’Isola d’Elba – racconta – e scoprii che ognuno di questi paesi aveva un profumo dedicato, una sorta di marchio del territorio. Perché non darne uno anche a Sulmona, mi sono detta”. Fisioterapista e non chimica, Barbara sapeva quel che voleva, ma non sapeva come realizzarlo: per questo si rivolse ai cosiddetti “nasi” e ai laboratori professionali, provando e riprovando le formule fino a trovare quel ricordo tra le sue narici. Un percorso non facile quello per trovare la formula giusta e poi commercializzarla: affrontare un processo produttivo e distributivo, la comunicazione sui social e la pubblicità, la difficoltà di penetrare un settore esclusivo. “Oggi il profumo che ho ideato e che ho realizzato anche nella versione per uomo – continua – è venduto in alcune profumerie e gioiellerie di Sulmona, Pescara, Roma, Milano, Torino. Si tratta di profumeria artistica e mi riempie di orgoglio sapere che oggi il mio profumo si trova in vendita insieme a quello dei grandi marchi e dei mostri sacri di questo settore”. La fantasia, d’altronde, a Barbara non manca: è in uscita in questi giorni una maglietta con una confezione richiudibile nella quale l’indumento esce già pronto e profumato. Un profumo da indossare, insomma. 

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Donatella. I suoi 47 anni, il 24 gennaio scorso, li ha festeggiati lavorando, nonostante si fosse presa un giorno di riposo per spegnere le candeline. E che quel giorno è stato per Sulmona uno dei giorni neri del calendario, quando cioè arrivarono improvvisamente una valanga di tamponi positivi alla variante inglese del Covid nelle scuole. Donatella da un anno e mezzo non si è presa un giorno e neanche un’ora di vacanza: la sua attività di addetta al contact tracing per l’area peligno-sangrina della Asl1, ha assorbito ogni spazio di tempo e di vita privata. E lei, in questa lunga e interminabile pandemia, non si è risparmiata: giorno e notte sempre a disposizione, per comunicare con dirigenti scolastici, laboratori e semplici cittadini. Arginare il contagio è stata la sua missione, predisponendo quarantene, tracciando i positivi e i loro contatti, prenotando tamponi e seguendo l’evoluzione clinica di ogni contagiato. Un lavoro difficile e delicato, nel quale la sensibilità e l’empatia di donna, ha aiutato molto: “Mi sono dovuta improvvisare anche un po’ psicologa – spiega – perché per ogni situazione bisognava gestire spesso l’ansia, a volte la reticenza delle persone, i pianti e la paura”. Il periodo più difficile, dice, è stato però all’inizio della pandemia: “Non sapevamo cosa fare, i protocolli cambiavano in continuazione, mancava il personale – racconta – è stato un lavoro duro, ma nel quale ho creduto con tutta me stessa, sentivo e sento che stavo facendo una cosa importante per tutti”. Per questa missione ha rinunciato agli affetti familiari, alla gestione dei due figli, non senza momenti di paura “come quando – continua – il contagio raggiunse i nostri uffici e ci trovammo a gestire da una parte il timore di essere noi stessi contagiati e dall’altra la necessità di far fronte ad un lavoro doppio, perché molti colleghi erano in quarantena”. La soddisfazione più grande: “Il ringraziamento di persone che neanche conosci”.

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Emanuela. La sua vita è cambiata quando alla fine degli anni Novanta diede alla luce suo figlio che per un problema di ossigenazione durante il parto rimase compromesso a livello neurologico. Da allora Emanuela, 55 anni impiegata di banca, si è divisa tra lavoro e impegno sociale, diventato una sorta di missione a favore di tutti i disabili nel 2013, quando è diventata presidente dell’Anffas di Sulmona. “Quando mio figlio ha terminato il ciclo scolastico – racconta – è sorto il problema del cosa fargli fare e così ho incontrato altre famiglie con gli stessi problemi e ho deciso di impegnarmi direttamente. Oggi gestiamo dodici ragazzi (prima della pandemia erano una ventina) che nel Centro svolgono principalmente attività laboratoriale. E’ un modo per tenerli impegnati, aiutare le famiglie nella gestione quotidiana, considerando che il supporto dell’assistenza pubblica è davvero minimo: a Sulmona si ha diritto, quando va bene, a sette ore di assistenza settimanale”. I laboratori servono, tra le altre cose, anche a finanziare il Centro, come per l’idea delle “Sulmontine”, la shopper con frasi in dialetto realizzate dai ragazzi dell’Anffas che hanno avuto un grande successo mediatico e di vendita. “Sentire la vicinanza della gente comune e degli imprenditori – spiega Emanuela – è molto importante e non solo dal punto di vista economico”. Oggi all’Anffas lavorano quattro persone part-time e quattro ragazze del servizio civile, oltre all’attività del volontariato che vede soprattutto le famiglie degli ospiti in prima linea. “Inutile negare che questa situazione assorbe tutto il resto del mio tempo – continua Emanuela – ed inutile negare che il mio problema ha compromesso molto la mia carriera in banca. Il mio impegno nel sociale è servito per questo a bilanciare la mia autostima, a riscattarmi come donna”. E come donna e come madre, nonostante tutta la sofferenza, non rimpiange nulla: “Sulla bilancia della sofferenza, dei sacrifici e delle privazioni – conclude Emanuela – quando guardo mio figlio il peso tende sempre verso la gioia”.

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Francesca. Si definisce imprenditrice radiofonica, più che editrice: a 33 anni, quattro anni fa, ha mollato la sua attività di avvocata per dedicarsi ad un settore, quello della radio, completamente sconosciuto. Nel 2017, così, insieme a Clelia ha rilevato Radio Mondo di Pratola Peligna, trasformandola, con un importante investimento, in Radio Evolution, ad oggi l’unica radio del territorio che viaggia sull’etere. Non un’impresa da poco, soprattutto per chi era a digiuno del settore e soprattutto per una donna: “Ogni volta che andiamo ad un incontro, che sia il ministero o un meeting di radio – racconta – ci chiedono di voler parlare con i proprietari della radio. Nessuno riesce a credere che a capo di un’emittente radiofonica possano esserci due donne e per di più giovani. E’ un mondo fatto solo ed esclusivamente di uomini e non è stato facile accreditarsi e farsi rispettare”. Dall’aprile del 2017, quando ha riacceso i microfoni della radio, ne ha macinata di strada: leggi, burocrazia, diritti, ponti, frequenze. Francesca ha fatto di necessità virtù, facendosi strada senza cedere ai disfattisti: “In molti hanno cercato di dissuadermi, anche se alcuni senza alcuna cattiveria – spiega – io però sono andata avanti, mi piace sfidarmi e sfidare i miei limiti. Ascolto tutti, ma non do retta a nessuno”. Anche se poi la vita della radio non è sempre facile: “Per dirne una – continua – una notte della vigilia di Natale ho dovuto mollare la famiglia perché si era danneggiato un ripetitore e si era interrotto il segnale. La radio è fatta così: imprevedibile, per questo mi piace”.

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Latifa. A soli 31 anni, Latifa può vantare un curriculum di esperienze di vita vissuta e di percorsi interiori davvero notevole. Figlia di marocchini, cresciuta a Sulmona, subito dopo il diploma ha messo in pratica la sua passione per la cucina e per i viaggi. Dalla Francia, all’Austria, dalla Germania a diverse città d’Italia, è arrivata a ricoprire il ruolo di responsabile Food and Beverage al Marriott Hotel di Parigi. Nel frattempo ha coltivato il suo lato artistico, dipingendo, scrivendo e fotografando. Nel 2019 è tornata a Sulmona con l’obiettivo ben chiaro di lavorare per la sua città e il suo territorio “mettendo insieme la mia passione e le mie competenze – racconta – ovvero quello del turismo e della cucina, quello della pittura e quello del cicloturismo”. Sì, perché nel frattempo Latifa, dopo dieci anni di attività agonistica nel basket, si è dedicata alla bicicletta, entrando a far parte del team tutto al femminile della Santacroce Bike Team e risultando terza nella classica regionale su circuito XCO. A settembre sosterrà l’esame per prendere il tesserino federale di guida cicloturistica: “E allora sì – spiega – potrò mettere insieme le mie passioni e immaginare estemporanee d’arte per viaggiatori artisti in bici”. La sua lotta più grande, però, è stata quella interiore, con un percorso spirituale travagliato e oggi approdato nella pratica più mistica dell’islamismo, quella cioè del sufismo. “Sono nata in una famiglia musulmana, in un contesto cristiano e avevo vicini Testimoni di Geova – racconta – la religione e la spiritualità mi hanno accompagnata da sempre e sono stata sempre molto curiosa e studiosa in materia. Poi durante un viaggio in Egitto ho trovato la mia strada: ho deciso di indossare il velo e di dedicarmi con convinzione alla pratica religiosa”. Latifa rifiuta però gli stereotipi, quelli della donna schiava e inferiore “quelle sono cose da musulmani da oratorio – commenta – la ricerca di Dio è una cosa che accomuna tutte le religioni e rispetta ogni essere umano”. Il velo lo indossa senza costrizioni: “Non c’è nessun padre padrone, né marito che mi obbliga – continua – è una scelta mia intima, personale e religiosa: nascondo le mie forme, perché la mia sessualità appartiene a me e alla persona che amo. Rifiuto quella società che basa sul desiderio sessuale le sue relazioni e per questo copro le mie forme, perché voglio che le persone giudichino me, la mia intelligenza e la mia sensibilità e non la mia bellezza fisica”.

2 Commenti su "L8 tutti i giorni (luglio)"

  1. V set scurdat Annamare’

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