Mercato del Lavoro. Dati non soddisfacenti per l’Abruzzo nello studio di Ronci

Un’analisi dell’andamento del mercato del lavoro in Abruzzo nei primi nove mesi del 2023, questo l’oggetto dello studio dell’economista Aldo Ronci i cui risultati vedono la nostra regione fare i conti con dati altalenanti.

Un incremento di 3 mila unità di occupati tra il quarto trimestre del 2022 e il terzo trimestre del 2023 pari allo 0,6%, percentuale che pone l’Abruzzo al 13mo posto della graduatoria nazionale. Alla base dell’analisi un’indagine campionaria sulle forze lavoro, comprese quelle irregolari, considerando come occupati le persone dai 15 anni in su che hanno svolto almeno un’ora di lavoro in una qualsiasi attività a fronte di un corrispettivo monetario o di altra natura, o che hanno svolto lavoro non retribuito nella ditta di un familiare nella quale abitualmente collaborano, nonché i dipendenti assenti dal lavoro purchè l’assenza non superi tre mesi oppure se durante tale periodo continuano a percepire almeno il 50% della retribuzione e gli indipendenti assenti solo se durante il periodo di assenza mantengono l’attività.

Contraddittori i dati sulle variazioni per attività economiche che fanno registrare un incremento di 12 mila occupati nell’industria e una flessione di 12 mila unità nel settore dei servizi. Numeri che pongono rispettivamente l’Abruzzo al secondo e al penultimo posto della graduatoria nazionale.

Considerando come disoccupati le persone di età compresa tra i 15 e i 64 anni che nel periodo precedente quello di riferimento hanno svolto almeno un’attività di ricerca di lavoro e che in quello successivo si dichiarano disponibili a lavorare, nei primi nove mesi del 2023 si registra un decremento di 2 mila disoccupati pari al 5%, dato inferiore a quello nazionale del 7,8%; per un 15mo posto nella graduatoria nazionale.

Dati considerati dall’economista Ronci non soddisafacenti perchè, pur a fronte di un anadamento positivo nei primi nove mesi del 2023 rispetto allo stesso periodo del 2022, “in valori percentuali gli occupati crescono la metà dell’Italia e i disoccupati flettono il 36% in meno del dato nazionale”.

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