Di Nino “accuse grottesche” e rimanda alla Casini “le logiche dei feudi”

La Di Nino non le manda a dire e risponde alle “accuse grottesche” della Casini. “Non sto ancora a perdere tempo a giustificare la mia decisione di uscire dalla Centrale unica di Committenza con Sulmona, frutto di una scelta ragionata e orientata alla rapidità in un settore delicato come l’espletamento delle gare e chiarisce “Io non scelgo per calcolo politico, sono libera da condizionamenti e da retropensieri, e rendo conto solo all’interesse della comunità che guido da poco meno di due mesi”. Il sindaco di Pratola Peligna specifica come la scelta di uscire dalla CUC sia stata solo una decisione amministrativa nell’interesse dei cittadini di Pratola e del territorio.

“Lasci perdere poi tutta la retorica dei partiti e dei confini ristretti e metta da parte la solita affermazione della tutela del territorio – tuona la Di Nino – È di tutta evidenza che finora sia stata solo lei a rispondere a logiche di feudi e appartenenze, e che sull’unita del territorio si è resa portavoce di una scelta lacerante sulla nomina dell’amministratore unico del Cogesa. Quella sì che è stata una chiara scelta politica, al contario della mia decisione di lasciare la CUC che risponde per definizione a criteri amministrativi”.

Giudizi privi di fondamento logico quelli del sindaco di Sulmona secondo la Di Nino che rivolgendosi proprio alla Casini rammenta “Le ricordo che fu proprio lei a rappresentarmi il problema della presenza di Pratola nella Centrale di Committenza, invitandomi di fatto a procedere. Cosa che ho fatto per alleggerire Sulmona e garantire a Pratola l’approdo a una Centrale di comuni piccoli più snella, perché oggi le esigenze dei comuni sono molteplici e la domanda di governo richiede celerità”. Sui rapporti tra i due comuni conclude la Di Nino “la velata “minaccia” della collega Casini lascia davvero il tempo che trova: sono stata Vice Presidente della Provincia e ho sempre mostrato una visione ampia e di grande collaborazione territoriale, guidando tavoli di concertazione dove esistevano solo e soltanto gli amministratori e le scelte degli stessi venivano rispettate e appoggiate, senza mai interferenze esterne”.

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