Non ci sono dipendenti, il Comune resta chiuso

E’ detta, e lo è nei fatti storici, la “capitale”, quella che ai tempi dell’Impero ebbe il coraggio e la forza di ribellarsi a Roma, dando identità, una moneta e una capitale, appunto, per la prima volta al popolo italico.

Ieri, però, a Corfinio sembra di essere nel Far West, anzi un po’ peggio, perché almeno lì c’erano lo sceriffo e il suo vice.

E invece nel centro peligno insieme agli abitanti, scesi sotto i mille dallo scorso anno, sono spariti anche i servizi e le istituzioni.

E non è un modo di dire: ieri il Municipio della “capitale” è rimasto infatti chiuso. Un cartello stringato e laconico lo annunciava all’ingresso del portone di Palazzo Trippitelli e sul sito del Comune. Senza neanche una spiegazione. Spiegazione che ha dato il sindaco Romeo Contesabile: “I due dipendenti in servizio – ha detto – sono malati e io dovevo andare a fare una visita di controllo. Purtroppo, non c’è nessun altro e siamo stati costretti a chiudere”.

Nessuno, neanche la polizia municipale, servizio che da settembre scorso è sparito dopo il pensionamento dell’ultima divisa e dopo che Corfinio ha deciso di uscire dalla convenzione fatta con i Comuni limitrofi delle Terre dei Peligni. Per cui, se non altro, non c’è pericolo di prendersi una multa.

A scorrere l’organigramma del Comune si capisce come il centro peligno sia rimasto praticamente vuoto: attualmente c’è solo un dipendente all’ufficio anagrafe e uno all’ufficio tecnico che fanno quel che possono, compreso l’usciere.

Il segretario, su pressione del prefetto, si collega qualche volta in smart working dall’Aquila (ma quello della mancanza dei segretari è problema diffuso), il servizio sociale è svolto da uno di una cooperativa che viene una volta la settimana e il servizio di manutenzione è affidato a due esterni che, ovviamente, non riescono a stare dietro alla vegetazione. Neanche da affrontare, poi, la questione della gestione del sito archeologico dove quest’anno non è passato neanche un decespugliatore per scoprire l’immenso patrimonio della domus; mentre il museo, nel quale sono conservati i sudori di Antonio De Nino, apre il fine settimana quando va bene grazie alla Pro Loco. Persino le suore di clausura hanno fatto i bagagli dalla cattedrale di San Pelino, una delle più importanti testimonianze storiche del Medioevo e monumento nazionale dal 1902.

Come si sia arrivati a tanto (poco) non si comprende, se si pensa che fino a due anni fa i dipendenti del Comune erano otto. I pensionamenti non sono stati rimpiazzati probabilmente per risparmiare sui bilanci stringati, mentre la “capitale” si è sempre più staccata dalle Terre dei Peligni con cui almeno condivideva servizi associati.

Una capitale diventata un paese sperduto, insomma, dove il Comune si apre quando è possibile.

3 Commenti su "Non ci sono dipendenti, il Comune resta chiuso"

  1. I tempi sono cambiati e non si ha il coraggio di fondere insieme comuni che fanno parte di una specifica porzione di territorio omogeneo, con interessi economici uguali. Un solo sindaco e un solo Consiglio comunale. Così raggruppando tutti i dipendenti e beneficiando di contributi statali, regionali e di sospensione di vari vincoli amministrativi

  2. Diego Mastrangelo | 11 Ottobre 2022 at 11:28 | Rispondi

    Ugo Del Castello ha ragione, purtroppo negli ultimi anni il processo di accorpamento dei comuni ha avuto una battuta di arresto legata alla non volontà di assumere azioni che sono percepite generalmente come “impopolari”, e parlo per esperienza diretta. Il risultato è che nessun amministratore si prende la briga di andare contro l’elettorato, e lo sforzo per far comprendere il vantaggio di certe soluzioni è gravosissimo. Probabilmente ci si deve prima “sbattere il muso”, per capire il valore strategico di certi processi amministrativi, e solo dopo se ne apprezza il valore…

  3. Diego Mastrangelo | 11 Ottobre 2022 at 11:29 | Rispondi

    E dire che in passato con Terre dei Peligni si erano fatti dei bei passi avanti…

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