Nuovo impulso per la centrale del consorzio, ma l’acqua non basta

(foto di Centroabruzzonews)

Come un fantasma torna a mostrarsi l’ombra della centrale idroelettrica tra Raiano e Corfinio, quella che il Consorzio di Bonifica Aterno-Sagittario aveva messo in piedi negli ormai anni ’90. Un impianto mai attivato ma che, pare essere completamente a  posto con la normativa vigente in materia. Almeno è quanto afferma il presidente della commissione regionale agricoltura, Lorenzo Berardinetti, pronto, a quanto pare, a dare nuovo impulso all’iter burocratico. Si è svolto, infatti, un primo incontro per comprendere quali siano i problemi burocratici alla base dell’avvio. Non lascia intendere molto Berardinetti parlando in generale di problemi burocratici che impediscono il rilascio delle necessarie autorizzazioni, di area parco e zona Sic.

L’unico aspetto che traspare è l’esigenza di un avvio per l’opportunità economica che esso rappresenterebbe. Si stima che possa contribuire alle casse del consorzio per 500mila euro l’anno, un introito necessario a colmare in parte il debito che lo caratterizza e in parte ad avviare “interventi di manutenzione e miglioramento sulla rete irrigua, nonché opere infrastrutturali a servizio degli agricoltori della Valle Peligna, dell’Aquilano e del Tirino”.

La realtà è un po’ più complessa perché i problemi riscontrati sono soprattutto di natura ambientale, ma anche economica perché andrebbe a ledere gli interessi della Enel Green Power che gestisce la centrale di Molina al quale il consorzio dovrebbe attingere acqua in più rispetto a quella che già prende per l’irrigazione  da maggio ad ottobre. Insomma l’Enel, trattandosi di zona Parco Regionale Sirente Velino specificava nel 2014 la necessità di una vera e propria procedura Via per l’avvio del nuovo impianto e non solo di assoggettabilità che poi era quello che il consorzio aveva richiesto. Tra l’altro sottolineando che la procedura di incidenza ambientale presentata contestualmente a quella di assoggettabilità era datata perché rispondeva a parametri non più consoni. Da tener conto per l’ambiente fluviale c’erano e ci sono ancora diversi fattori animali e vegetali.

Dunque il problema è che c’è troppa poca acqua per due, in più gli impianti di presa del consorzio avrebbero bisogno anche di una revisione. Problemi che, comunque, saranno valutati nel corso di un tavolo tecnico da aprire a breve in Regione, fa sapere Berardinetti perchè “Il Parco è regionale e quindi è la Regione a decidere”. Tuttavia trattandosi anche di zona Sic la normativa a cui far riferimento si fa giusto un po’ più ampia per non parlare che il caso della centrale venne archiviato nel 2016 dalla stessa Regione, dopo due anni da un “rinvio”, perché mancavano proprio tutte queste certificazioni e in due anni nessuno le aveva fornite.

Simona Pace

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