Pic Nic del gusto: prove di normalità al parco Daolio

Il carretto dei gelati ambulanti di Susanna, le pizzelle di Zazzaretta, il cesti di Slow Food solidali con i produttori del teramano colpiti dal terremoto. E ancora le centocinquanta e più chitarre dirette da Angelo Ottaviani (guarda il video nella sezione “de visu”), i gonfiabili, le coperte e un bicchiere di vino all’ombra degli alberi, almeno quelli rimasti in piedi.
Un giorno di straordinaria normalità quello vissuto oggi al parco fluviale Daolio in occasione del “Pic Nic del gusto” organizzato per la quarta volta dalla Condotta peligna di Slow Food.
Trenta euro per un cesto per quattro persone, ma anche gente che si è portata il suo fagotto da casa. Carrozzine e bambini, giochi e canti, laboratori e lezioni di “Tha hi ci” per i più esotici.
Un esempio di cosa dovrebbe essere un parco pubblico, insomma, fatte le dovute eccezioni per le transenne sparse qua e là, i bagni solo in parte agibili e una manutenzione che risente di un abbandono che ormai si protrae da troppo tempo.
Una manifestazione che è stata un momento di aggregazione per una città disgregata, ma anche un appello all’amministrazione comunale a trasformare questo spazio dalle enormi potenzialità in un luogo del quotidiano.
Quando e se verrà dato in gestione.
In attesa dei bandi, delle regole, dei tecnicismi che in centinaia, oggi, seduti all’ombra di una pianta, chiedevano di superare. Magari entro l’estate.

L’assessore Sinibaldi aveva annunciato un affidamento temporaneo in attesa di espletare una gara, un modo per aprire il parco entro l’estate, ma anche per preservarlo dai vandali che, a cadenze cicliche, ormai, fanno e disfanno, distruggendo i servizi e le strutture di un polmone verde della città in grande affanno.

Per farlo, però, bisognerà superare il momento critico di palazzo San Francesco, dove la struttura è destrutturata e nessuno si assume la responsabilità di mettere una firma per una gara vera e propria, figurarsi per fare un affidamento diretto.

Anche questo vuol dire la paralisi del Palazzo: la quotidianeità negata.

 

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