Prenotazioni chiuse per l’ecocolordoppler: se ne riparla nel 2020, forse

Per l’ecocolordoppler a Sulmona se ne riparla, forse, nel 2020. Troppe prenotazioni tanto da intasare il sistema già fragile delle liste d’attesa. Così se per il 2019 il registro delle prenotazioni è stato chiuso, per il 2020 ancora non viene aperto, vien da sé che per gli utenti peligni la questione diventa assai complicata. Sul problema si è già mosso il Tribunale dei Diritti del Malato il quale, ovviamente, ha segnalato la cosa alla direzione della Asl 1, ma il problema resta ancora al palo, non ci sono risposte.

Nessuna soluzione,  per il momento, che possa soddisfare l’elevato numero di richieste nonostante la normativa vorrebbe un certo rispetto delle tempistiche, quelle indicate sulle ricette mediche innanzitutto che distinguono, appunto, l’urgenza, stabilita dal medico curante, per sottoporsi ai vari esami. Purtroppo la realtà dei fatti è tutt’altra cosa. Così dal Tdm arriva l’idea di proporre esami intramoenia i cui costi, però, dovranno ricadere sull’azienda sanitaria stessa perchè oltre al danno (l’impossibilità di prenotare) per i cittadini non può sommarsi la beffa (ossia il pesante rincaro sui costi da sostenere).

In questo contesto, insomma, il diritto alla salute (d’altronde è stato denunciato più volte) diventa non così essenziale o primario come si dovrebbe a tutto danno della stessa  comunità. Per non parlare poi della possibilità di denunciare “l’interruzione di pubblico servizio”, questione che solleva sempre il Tdm. Uno spiacevole episodio è già accaduto a luglio e agosto scorso quando alcune prenotazioni, effettuate addirittura l’anno prima, sono state ulteriormente rimandate per carenza di personale. Quindi non solo gli utenti hanno dovuto attendere un anno intero, ma ancora del tempo per essere sottoposti all’ecocolordoppler. In pratica ora si stanno smaltendo proprio questi ritardi accumulati.

L’ennesimo caso di “mancata sanità”, se proprio non si vuole esagerare con il termine “malasanità”, a rallentare il già difficile meccanismo della sanità peligna che, ora più che mai, avrebbe bisogno di “oliare” il suo intasato sistema.

Simona Pace