Rigenerazione urbana: Di Bacco in cattedra al Senato, ma a Sulmona progetti ancora fermi

Il riordino e le riforme sulla rigenerazione urbana del testo unico sull’edilizia passeranno dalla Valle Peligna e in particolare da Raiano. Non da Milano, né tantomeno da Roma, bensì dal Comune di 2.600 abitanti peligno. Quest’oggi, infatti, Salvatore Di Bacco, dell’ufficio tecnico di Raiano, sarà in audizione nella commissione del Senato della Repubblica, in qualità di componente del comitato scientifico nazionale UNITEL, e di esperto nelle materie edilizia e urbanistica. A Di Bacco sono state chieste informazioni e indicazioni da fornire all’VIII commissione Ambiente, Transizione Ecologica, Energia, Lavori Pubblici, Comunicazioni, Innovazione Tecnologica del Senato, utili al fine della prosecuzione dei riordini sui disegni di legge relativi alla rigenerazione urbana dei territori.

Il compito affidato a Di Bacco dal presidente della commissione Senato, Claudio Fazzone, è quello di redigere una relazione sugli eventuali procedimenti tecnici-amministrativi che i Comuni dovranno adottare e attuare al fine di adempiere alle finalità rigenerative previsti nei vari disegni di legge. Percorsi in misura semplificata, chiari e trasparenti.

Sindaci del territorio, professionisti del settore, ed imprese, sono stati interpellati da Di Bacco, al fine di coinvolgere l’intero comprensorio. Le informazioni raccolte, sono state riunite e verranno depositate agli atti di Palazzo Madama.

 “L’esame analitico di tutti i temi sulla rigenerazione urbana e del governo del territorio devono essere affrontati in concertazione con tutti gli enti coinvolti fin dalle prime fasi di formazione delle leggi – spiega Di Bacco -. La pianificazione e la gestione dei territori non può essere gestita solo dal governo centrale. Deve essere concertata, ma soprattutto partecipata in maniera preliminare sui territori, attraverso percorsi e centri di ascolto che fanno emergere il ‘sentimento’ dello stato dell’arte, delle criticità, delle differenziazioni tra le varie realtà locali dell’Abruzzo interno e di quello costiero. Differenze nette, distinte e separate sotto diversi aspetti, in primis quello orografico. Ciò comporta una diversa gestione del territorio”.

Per Di Bacco, è “necessario conciliare queste realtà creando tavoli di concertazione scendendo sui territori, ascoltandoli, affinché le finalità collettive vengano equilibrate e tarate sulle differenti realtà territoriali”.

Finalità che vanno tarate anche sulle sfide del futuro: dall’efficientamento al miglioramento sismico, passando per obiettivi dell’Agenda 2030 a quelli dell’UE, tra i quali c’è la riduzione dell’uso del suolo netto entro il 2050.

“Tutto ciò sta plasmando il nuovo modello di sviluppo urbano – prosegue -, evidenziando che il consumo di suolo torna ad accelerare: nel 2021, le superfici rese imperme­abili dalle coperture artificiali registrano un incremento medio di 17,4 ettari al giorno, contro i 15,9 dell’anno precedente, raggiungendo il 7,2 per cento del territorio nazionale”.

Secondo i dati ISPRA, il processo del consumo del suolo ha raggiunto la velo­cità di 2,4 metri quadrati al secondo, avanzando, in soli dodici mesi, di altri 77 chilometri quadrati, oltre il 10% in più rispetto al 2021. La sua impermeabilizzazione rende le città sempre più calde. Per questo nei principali centri urbani italiani, la temperatura cresce all’aumentare della densità delle coperture artifi­ciali, raggiungendo nei giorni più caldi va­lori compresi tra 43 e 46 °C nelle aree più sature.

“Il suolo cementificato trattiene e restituisce calore – spiega Di Bacco – anche nelle ore notturne rendendo l’ambiente urbano malsano e contribuendo al fenomeno delle isole di calore. Ma il consumo di suolo incide anche sul­l’esposizione della popolazione al rischio idrogeologico, considerato che in un solo anno sono stati impermeabilizzati ben 900 ettari di territorio nazionale in aree a peri­colosità idraulica media”.

“Purtroppo – conclude – assistiamo pressoché inerti al susseguirsi, con un ritmo sempre più incal­zante, di eventi atmosferici abnormi che stanno diventando ordinari e che cagionano gravi danni soprattutto laddove il suolo è maggiormente cementificato e impermeabi­lizzato e non riesce a drenare verso il sotto­ suolo l’eccesso d’acqua, che tra l’altro si di­sperde invece che andare ad alimentare le ri­serve di acqua dolce costituite dalle falde acquifere profonde”.

Tra gli obiettivi della rigenerazione urbana c’è anche, e soprattutto, il favorire il riuso di aree urbanizzate. Non a caso, la nuova legge regionale sull’urbanistica, rinnovata in Abruzzo dopo quarant’anni, prevede lo stop ai nuovi edifici in periferia. Niente più nuove villette nelle campagne, bensì il reinvestire sul patrimonio già esistente nel perimetro urbano. Legge seguita passo passo, proprio da Di Bacco. Esempio di rigenerazione, o di riuso degli edifici a disposizione, è la caserma Battisti di Sulmona. Il presidio militare, in disuso da anni, ospiterà il polo della Protezione Civile. Il cambio di pelle, però, è ancora in una fase di stallo. La muta, invece, la farà presto il parco fluviale “Daolio”, per il quale il Comune è al lavoro sul progetto “AquaVella”. Le prime operazioni partiranno in estate, e parte degli interventi dovranno essere terminati entro settembre.

“In questo contesto – spiega Di Bacco – va intesa come rigenerazione di tutta la città, non solo di alcune parti ovvero quelle degradate, dismesse o abbandonate ed è quindi necessaria la definizione di un percorso organico, flessibile, semplice, basato su misure di agevolazione e incentivazione per l’attuazione concreta degli interventi. Per affrontare consapevolmente e seria­mente il tema della rigenerazione urbana quale elemento essenziale per garantire la qualità delle nostre aree urbanizzate anche in funzione della necessità di tutelare il suolo, occorre ricostruire una solida e preparata sensibilità ecologica”.

Campagne di educazioni ambientali dovranno essere avviate, secondo Di Bacco. Lezioni da impartire alla politica e ai cittadini, per far maturare la consapevolezza dell’impor­tanza del suolo quale capitale naturale limi­tato e non rinnovabile, oltre al ruolo strategico che svolge nella bio-economia sostenibile e circolare e nella prevenzione del dissesto idrogeologico.

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