Sala Baiocco, dal restauro spunta lo stemma di Sulmona

E’ una di quelle storie di ricostruzione che danno speranza e che inorgogliscono, soprattutto la comunità dei peligni. Un intervento delicato, complesso e prezioso, quello che ha riportato a vivere lo storico albergo Italia di corso Vittorio Emanuele dell’Aquila. Edificio fortemente danneggiato dal sisma del 6 aprile 2009 e ricco di affreschi straordinari, opera della Scuola di arte e mestieri diretta da Teofilo Patini e in particolare dei fratelli Feneziani che nell’Ottocento vennero incaricati di affrescare e decorare l’imponente sala con soffitti a volta e preziosi marmi alle pareti, denominata Sala Baiocco.
Un patrimonio in stile Liberty dell’Aquila, ma anche e soprattutto dei peligni e non solo perché la proprietà è dei Pietrantonj di Vittorito, ma anche perché a far tornare all’antico splendore l’edificio sono stati professionisti peligni: la ditta Salvatore e Di Meo di Sulmona in collaborazione con la Meg Costruzioni dell’Aquila e il progetto dell’ingegner Paolo Petrella di Pratola Peligna.
Un appalto che ha ottenuto un contributo di ben 15 milioni di euro e che, soprattutto, durante le operazioni di restauro ha portato alla luce una testimonianza sconosciuta, probabilmente occultata con lo stucco dagli aquilani per la mai superata rivalità con Sulmona: su un capitello della sala dei marmi, infatti, è stato rinvenuto e recuperato lo stemma della città di Sulmona con la scritta SMPE.
I lavori iniziati nel 2014, si sono conclusi ora svelando in tutto il suo splendore un edificio che negli anni era stato rovinato da strati di stucco sulle pareti che avevano nascosto le elaborate tecniche di decorazione utilizzate per questo immobile che è stato il simbolo dell’Aquila dei primi del Novecento (si dice vi abbia soggiornato a lungo anche il Vate Gabriele D’Annunzio).
La parte artistica è stata curata dalla Mimarc che utilizzando uno scanner microscopico elettronico, il Sem, ha potuto individuare una tecnica decorativa in piombo dorato a foglia che era sconosciuta prima e che pone l’opera della Sala Baiocco tra le testimonianze più interessanti dell’arte Ottocentesca.

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