Seconda fase

Sicuramente, solo coloro che non sono stati colpiti pesantemente nella salute, negli affetti o nel lavoro dal maledetto Covid-19 possono avere come desiderio più grande, in questo periodo, il tornare a bere un cappuccino al bar, con il disegnino di cacao sulla schiuma di latte che lo rende tanto speciale e fotografabile, oppure di ricominciare a fare passeggiate che non abbiano come meta finale una farmacia o un negozio di generi alimentari.
In televisione continuano a trasmettere vari approfondimenti, che ci portano a conoscenza del lavoro senza sosta svolto dal personale medico, paramedico, infermieristico e volontario per tentare di alleviare sofferenze, salvare vite e dare conforto ai pazienti nelle terapie intensive di tutto il mondo. A troppe famiglie questo virus ha portato via affetti nel modo più brutale possibile, lontani dall’amore e dalle cure dei propri cari. Ogni volta che qualcuno mi chiede “Come va?”, rispondo che non vedo l’ora di poter passeggiare su un prato fiorito senza indossare dispositivi di protezione, per poter respirare i profumi della natura e sporcarmi le mani di polline; ma non oso lamentarmi più di tanto, perché in fondo è andato tutto bene.
Purtroppo non è andato tutto bene per tutti e troppe persone non possono permettersi il lusso di esorcizzare la paura come facciamo noi, grazie all’ironia che bersaglia costantemente i nostri telefoni da un paio di mesi, distraendoci dai pensieri tristi per qualche minuto.
L’Abruzzo è stato inserito tra le regioni più ligie nel rispetto dei vari decreti per contrastare il contagio del corona virus, probabilmente è per questo che, nella nostra zona, i danni sono stati tutto sommato contenuti. Non sapremo mai se siamo stati bravi noi, efficaci le norme governative o favorevole il fato.
Alla vigilia della tanto attesa “fase 2”, la preoccupazione per il contagio rimane, anche se meno ossessiva e molto offuscata da quella economica, ma ora abbiamo bisogno di vedere la città tornare a vivere in tutti i suoi aspetti, anche quelli che possono sembrare più futili e che, invece, costituiscono l’essenza di una comunità, perché i beni essenziali si possono comprare solo se si rimette in moto tutta la macchina lavorativa circolare, che sta dietro a ogni attività, anche quelle inerenti ai beni meno essenziali.

Il desiderio che abbiamo tutti di rivedere boutique, ristoranti e parrucchieri aperti, corrisponde al nostro bisogno di tornare a una normalità, che invece non avremo a breve termine e questo fa paura, perché la normalità è alzarsi al mattino, salutare i figli che vanno a scuola, andare a lavorare e decidere se cenare a casa o in pizzeria, se comprare un nuovo paio di scarpe o aspettare i saldi, se andare al mare o in montagna, se congiungersi con un congiunto o correre a casa perché è tardi.
Normalità è incontrare un vigile e sentirsi al sicuro, senza abbassare lo sguardo, sperando che non ci fermi perché non abbiamo tempo né voglia di esibire documenti, riempire moduli e spiegare dove stiamo andando e per quale motivo. Normalità è respirare e non aver paura di ciò che si respira, è avere la febbre e prendere un antipiretico, senza preoccuparsi più di tanto. Normalità è comprare una mela, non pensando con timore a chi possa averla maneggiata prima di noi.
L’epidemia ha rivoluzionato ogni nostra abitudine, togliendoci una delle cose più belle della vita: la spontaneità, che ora è frenata e incatenata da divieti, norme e regole che il Governo, proprio come un genitore severo, ci impone per il nostro bene, riempiendoci di “No”, facendoci tornare a casa presto e non permettendoci di andare a ballare con gli amici.
Il nuovo DCPM, che entrerà ufficialmente in vigore dal 4 maggio, ma in Abruzzo è di fatto efficace dal 30 aprile, introduce delle novità che ci daranno più libertà di movimento e comportamento (sempre rispettando la distanza di sicurezza, evitando gli assembramenti e indossando guanti e mascherina): potremo fare persino una passeggiata lontano da casa, ma da soli e non oltre le ore 20:00. Almeno così mi è parso di capire.
Ogni volta che viene emanato un decreto e cerco di interpretarlo, mi sento un po’ “decretina”, ma so che i miei dubbi sono quelli di molte persone, visto che la vita raramente è lineare come una regola scritta e infatti ogni volta vengono successivamente pubblicate proteste, puntualizzazioni e revisioni delle norme.
Con la speranza di tornare al più presto a sfoggiare sorrisi, distribuire strette di mano, sputare droplet per il troppo chiacchierare e comprare un paio di sandali per l’estate, gioisco per l’opportunità che avrò fra pochi giorni di andare a trovare legalmente i miei congiunti e incontrare il mio affetto stabile finalmente lontano da un supermercato (sempre rispettando la distanza di sicurezza, evitando gli assembramenti e indossando guanti e mascherina signor agente, glielo assicuro). Tutto il resto arriverà. Step by step: decreto dopo decreto e fase dopo fase.

gRaffa

Raffaella Di Girolamo

1 Commento su "Seconda fase"

  1. patrizia paolilli | 5 Maggio 2020 at 06:47 | Rispondi

    Brava. Semplicemente brava

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