Seoul, la notte della paura di Francesca

A salvarla è stato il buon senso, perché Francesca Di Camillo, ventiquattrenne di origine raianese la cui famiglia si è trasferita a Pescara, una volta scesa alla stazione della metropolitana di Itaweon, ha capito subito che non era il caso. “La gente cominciava a spintonare già dall’uscita della metro – ha raccontato alla madre, Donatella De Grandis, ieri sera – una bolgia che ci ha convinto a fare subito dietrofront e andare da un’altra parte. Solo qualche minuto dopo l’inferno”.

L’inferno è quello di Seoul, in Corea del Sud, dove per i festeggiamenti di Halloween, dopo quasi tre anni di restrizioni, l’altra sera sono morte, accertate, già 154 persone, ma altre 350 risultano ancora disperse.

Un massacro scaturito dall’affollamento di oltre centomila persone nel quartiere della movida: strade strette che si sono trasformate in un tritacarne tra panico e urla e gente, soprattutto ragazzi, che tentavano di fuggire e che a loro volta diventavano carnefici.

“Francesca per fortuna ci ha chiamati prima che la notizia si diffondesse – racconta la madre –. All’inizio neanche lei si è resa bene conto di quanto era accaduto, anche se ci ha raccontato come l’allert sui telefoni in Corea è scattato subito. In giornata, quando l’abbiamo risentita, era sotto shock. Anche nella sua università mancano all’appello alcuni studenti e si teme che possano essere tra i dispersi”.

Francesca Di Camillo si trova a Seoul da agosto scorso, dove sta frequentando all’università di Yonsei Relazioni internazionali, specializzazione della facoltà di Lingue orientali dell’università Ca Foscari di Venezia dove ha conseguito la triennale.

“Francesca parla il coreano molto bene è stata la scelta della sua prima lingua – continua Donatella De Grandis – è già stata a Seoul nel 2019 ed ora è tornata per la specialistica. Tornerà per Natale, non vediamo l’ora di riabbracciarla”.

Per un pelo è scampata alla notte della paura.

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