Siringhe nell’area dei Musp

Due siringhe e un cucchiaino: resti inequivocabili del passaggio di tossicodipendenti sono stati ritrovati ieri all’interno delle mura della caserma Cesare Battisti di Sulmona, quella, per intendersi, che ospita attualmente i Musp (moduli scolastici provvisori) e quindi i bambini delle scuole materne e primarie della Luciana Masciangioli.
I resti del “buco” erano all’interno di una recinzione separata dall’area di pertinenza dei Musp, ma comunque con essa comunicante.
La cosa più angosciante è però la domanda di come qualcuno possa essersi introdotto nella caserma che è circondata da alte mura di cinta e che teoricamente dovrebbe essere inaccessibile.
La collocazione dei Musp al suo interno, anzi, era stata pensata proprio per la maggiore “protezione” che sarebbe stata assicurata a queste strutture provvisorie che, comunque, sarebbero altrimenti facilmente accessibili.
Evidentemente i tossicodipendenti si sono intrufolati da un’apertura sconosciuta o più probabilmente, ma meno verosimilmente, hanno scavalcato le mura di cinta forse dalla parte retrostante la caserma che è meno esposta alle strade trafficate.
Un episodio comunque che ha lasciato senza parole molti genitori.
Sulla vicenda alcuni di loro interesseranno le forze dell’ordine.

3 Commenti su "Siringhe nell’area dei Musp"

  1. bene,i td come batman….volano,molto piu’ semplice,logico,l’insicurezza delle strutture,la sorveglianza del territorio,e’ tutto un’abbandono..non ci sono i denari,la giustificazione,naturalmente per le priorita’….per la visibilita’ degli annunci quasi una rissa per la presentazione degli inutili progetti,villa comunale in primis,uffici,decoro, mercato,ecc.tutto al centro,ratti inclusi…attrattori turistici,patrimonio locale..o no?

  2. Ormai è chiaro che la città è in balia di una popolazione allo sbando. Intenta più a puntare il dito che a parlare di responsabilità personale. Chi oggi amministra è semplicemente il miglior rappresentante di questa condizione. Perché in fin dei conti le idee non mancano, è la voglia di fare che non c’è. Facile dichiararsi padri di un progetto o di un “saper fare” non altrettanto però è spendersi fisicamente per lo stesso.
    Ecco forse la chiave è proprio “spendersi” per la città senza chiedere in cambio riflettori, prima che diventi definitivamente uno spazio vuoto.

  3. Vergogna

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