Sottrasse soldi ai detenuti, condannato ex dipendente del carcere

Aveva “rubato a casa del ladro” ovvero ai detenuti del carcere di via Lamaccio che, nel 2011, rivolsero un formale reclamo alla direzione del penitenziario perché i soldi che gli erano stati spediti dalle famiglie non erano mai arrivati nelle loro celle.
Il tribunale di Sulmona ha così condannato Marcello Centofanti, quarantotto anni di Sulmona, ad un anno e sei mesi di reclusione per il reato di appropriazione indebita, reato derubricato dall’accusa originaria di peculato formulata dalla procura.
Centofanti, infatti, era un dipendente del carcere sulmonese e per conto di questo si occupava del ritiro della posta degli ospiti. Compresi i vaglia che venivano spediti dalle famiglie ai detenuti.
In tutto 2.600 euro per dieci vaglia, una cifra modesta che, sostengono i legali dell’uomo, Stefania Cantelmi e Carla Traficante, in realtà l’imputato non avrebbe mai intascato: “Quei soldi – spiegano – si sono persi tra una mano e l’altra di un sistema di consegna che era difettoso, tanto da essere cambiato dopo quanto accaduto”.
Per i giudici la responsabilità è comunque di Centofanti, il quale ha evitato la condanna per peculato (reato che prevede pene fino a dieci anni e mezzo) per il fatto che non c’era un ordine di servizio che lo incaricava a ritirare i soldi e quindi, in sostanza, che quell’appropriazione non era stata commessa in qualità di dipendente pubblico.
“Attendiamo le motivazioni – spiegano i legali – e stiamo valutando il ricorso in Appello. Centofanti è innocente e per questa storia è stato anche licenziato”.

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