Start Up

Vito, fra i due miei conviventi il roscio, mi fa la cacca nei vasi.

Ho provato a dissuaderlo con comunicazioni dirette, anche le meno confessabili ad un animalista fondamentalista, finché ho realizzato che anche la più indicibile punizione sarebbe durata il tempo di un mio 42bis abbracciato al vaso. Appena mi fossi distratto, l’istinto felino ci avrebbe, diceva nonna Maria, ritirato lu dentucc’.

Ho dovuto agire su due fronti. Rendere più ardua la realizzazione del suo proposito delittuoso e contestualmente distrarlo altrove con un incentivo ghiotto, di quelli che sullo stand del supermercato luccicano nella scansia centrale.

Dall’esperienza ho desunto la prima legge delle relazioni fra animali: se non vuoi che un esemplare contravvenga ad una regola ovvero vuoi favorire un comportamento evolutivamente più consono alla convivenza, punirlo rende nel brevissimo periodo ma non serve ad una minchia nel medio lungo.

In America è stato condotto un esperimento per migliorare il livello di istruzione degli alunni, sempre più disinteressati alla scuola, dando a ciascuno di loro 50 dollari ogni incremento di voto. Potremo discutere delle ricadute di un premio così sfrontatamente diseducativo, ma certo il sistema dell’incentivo ha funzionato. A fine anno la scuola aveva raggiunto una media sorprendentemente più alta. Come sa ogni genitore ed ogni convivente di gatti, tira più un premio di un carro di punizioni indicibili.

 

Facevo questa riflessione giorni fa, imbattuto in un bando di finanziamento per start up. Fa un certo effetto sapere che anche qui giù finanzino delle start up, talmente distanti dalla nostra visione che non abbiamo nemmeno una traduzione efficace. Frizzante, facile, motivante, fulminea, al cospetto del nostro Avviamento che invece rimanda al motore a scoppio delle cinquecento di una volta quando nevicava. Lento, farraginoso, complicato, niente di più distante da un incentivo alla libera iniziativa in un mercato stagnante di disoccupati e precari.

L’orgasmo iniziale di premesse, buoni propositi, rutilanti obiettivi comunitari e visto che si smoscia già al primo elenco di chi non ha i requisiti, cosa non è ammissibile, cosa bisogna avere per accedere. Decenni di fregature, fallimenti, ruberie, corruzioni e crisi hanno dimezzato i contributi e arzigogolato le regole, sempre più stringenti e sempre più bisognose di interpretazioni da esegeta esperto, – la cui consulenza, infatti, è prevista fra le spese ammissibili-.

Per avere 30.000 euro, un ottantesimo della liquidazione data a Cassano per aver fatto perdere 10.000 volte tanto ad Alitalia, devi rimediare una fideiussione bancaria e dimostrare di avere immobilizzato un capitale di pari importo. Per riceverlo, dovrai dimostrare di averlo completamente già speso.

Come dire al giovane talento raschia il fondo della pensione di nonna che sarà risarcita un giorno, ma solo se avrai seguito pedissequamente i suggerimenti dei consulenti e della banca che ci avrai pagato. Altrimenti, al peggio, consideralo un investimento della nonna sul tuo futuro, un anticipo dell’eredità che comunque prima a poi…

Purtroppo il mondo è pieno di furboni e tocca a te pagarne pegno. Avrai la tua Cinquecento a scoppio, ma sommersa dalla neve. Sempre che puoi permettertela.

 

È ovvio che così non se ne esce.

Per uscirsene, Vito insegna, toccherebbe ribaltare la logica, puntare sulla fiducia prima che sul divieto. Che anche la più capra fra gli studenti di economia sa che se non si investe, e soprattutto nei momenti critici, non se ne producono frutti. Che se è vero che la regola ci vuole, che il filo spinato di dissuasione sul vaso è necessario, se non investi sul Felix al salmone che possa incentivare Vito a defecare altrove, bruci la pianta.

E non ti resta che armarti di paletta e secchiello e pulire la cacca.

 

Antonio Pizzola

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