Un cordone in difesa dei pini

I pini sono malati. E chi lo dice? Perchè la domanda di oggi, sotto quei due monumenti naturalistici, quella cioè che ha incuriosito un po’ tutti i presenti durante il  sit-in in loro difesa è stata proprio questa. Perchè quelle piante, checchè se ne dica, sembrano in perfetta forma. Allora un cordone di cittadini, riuniti dalle 17 a piazza del Carmine, ha ribadito la necessità di proteggere quel patrimonio paesaggistico che il Comune vorrebbe eliminare nell’ambito del rifacimento dell’area in pieno Corso Ovidio.

La tabella, d’altronde è chiara, l’assessore ai lavori pubblici Nicola Angelucci ha parlato di alberi pericolanti e pericolosi, ma le cose non tornano. E se la consigliere di minoranza Elisabetta Bianchi è già partita con una petizione online ha anche provveduto a presentare una interrogazione, tra gli ordini del giorno nel prossimo Consiglio comunale, per chiedere conto di tutte le autorizzazioni. Quello che si teme è che non ci sia alcuna relazione circa gli alberi e l’esigenza di un loro taglio. “Anche perchè se così fosse stato- sottolinea Bianchi- probabilmente si sarebbe provveduto con una ordinanza urgente”. Tutta questa pericolosità, nei fatti, resta un gran mistero. “Solo una valutazione di staticità e una relazione fitosanitaria potrebbero chiarire la questione” aggiunge la consigliera. Per non parlare poi delle altre autorizzazioni, che non si sa se ci siano davvero o meno. Si tratta di quelle dell’illuminazione, arredi urbani e rifacimento della pavimentazione.

Sotto ai pini probabilmente erano circa una trentina di persone richiamate da un messaggio, un passaparola che non si sa bene da chi sia stato lanciato. “Non che uno sia contrario alla manutenzione” ha tenuto a precisare Domenico Capaldo, da sempre attivo sui temi ambientali e sul bene pubblico in città, come a dire che se un intervento bisogna farlo quanto meno diventa necessario agire con cognizione di causa. Tra i passanti qualcuno ha gridato alla vergogna, qualcun altro è ben convinto che si, effettivamente quegli alberi sono da tagliare.

La cartellonistica, che riporta il progetto comunale, tuttavia, non regala quell’idea di estetica che si sperava: travertino a volontà, tanto da chiedersi se effettivamente valga la pena o meno spendere quei 300mila euro. Qualcun altro, poi, tecnico del settore, ha lanciato anche l’idea di un concorso aperto agli architetti come si usa da tempo nelle grandi città europee, un modo per avere qualche stimolo in più e non fermarsi alla prima campana. Una possibilità insomma.

In tutto questo, in quello che è stato un sit-in, a tratti anomalo, non si è visto nessuno dell’amministrazione, mentre, in quella piazza del Carmine tutta da valorizzare, qualche segno di inciviltà, purtroppo, si è visto ancora: la sosta selvaggia, quella si, è dura a morire.

Simona Pace

5 Commenti su "Un cordone in difesa dei pini"

  1. Prima di mettere mano ad un’opera di…”abbellimento” di dubbio gusto, credo sia molto più utile e urgente la ristrutturazione del palazzo Pretorio.

  2. NON COSTITUISCE PERICOLO, PERCHE’ ABBATTERLO? DOVE SONO FINITI I “VERDI? UNA VOLTA, PER MOLTO MENO, SI ATTIVAVANO E PROTESTAVANO. QUELL’ALBERO FA, ORMAI, PARTE DEL PAESAGGIO

    • Chi afferma che non costituisce pericolo lo fa con documenti tecnici alla mano a firma di professionisti oppure lo fa tanto per

  3. Dopo un anno: i lavori sono finiti e le critiche pure. Gli alberi (latifoglie più indicati dei precedenti pini) daranno conforto e frescura estiva agli utenti giornalieri solo tra qualche anno; considerata la inadeguatezza e totale interessamento degli uffici comunali (tecnico e sociale) auspico l’interessamento del Segretario generale del Comune (unico elemento fattivo, concreto e positivo dell’ultimo quarto di secolo) per alleviare le sofferenze prodotte dalla calura estiva dei tantissimi pensionati (per non parlare dei turisti)che affollano quel triangolo di centro storico e ridosso dell’acquedotto medioevale. Si potrebbe azzardare (per non incorrere nelle ire degli addetti alla salvaguardia dei beni architettonici) di pensare a delle strutture ombreggianti precarie da rimuovere a stagione estiva ultimata. Spero in un colpo di coda e in uno scatto di orgoglio di qualche personaggio che sta abbandonando la scena pubblica, finalmente.

    • Azzardo per azzardo e fatta salva la fattibilità, consiglierei l’utilizzo di strutture “temporanee” e non “PRECARIE”,principalmente per salvaguardare l’incolumità dei pensionati, anche “per non incorrere nelle ire degli addetti ospedalieri e dei famigliari dei poveri inconsapevoli coinvolti 🙂 .

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