Un sabato qualunque

Ci risiamo.
Nel mezzo di un bel sogno, mentre giacciamo inermi e pacifici nel nostro comodo letto, veniamo svegliati bruscamente da un mostruoso frastuono proveniente dalla realtà.
È la fine. Tutto sembra andare in frantumi. Il cuore ci salta in gola e, in pochi concitati secondi, cerchiamo di ricordarci il piano di evacuazione.
Dobbiamo scappare, metterci in salvo, rimanere in vita, sopravvivere al disastro e trovare le pantofole.
Quando ci rendiamo conto che il terribile fracasso è dovuto semplicemente al ritiro della raccolta differenziata del vetro, è già troppo tardi: l’improvviso spavento ci ha fatto spuntare tre nuovi capelli bianchi. Per fortuna vanno tanto di moda.
Come accade ogni quattordici giorni, alle sette del mattino o giù di lì, il Cogesa ci rompe i barattoli, ci fracassa le bottiglie e ci fa girare i boccioni, che si infrangono sul fondo del bidone, ma un po’ di più nei nostri timpani.
Il sollievo provato nell’accorgerci che alcuna disgrazia si è abbattuta su di noi, ci restituisce parte del buonumore: anche oggi sarà una normalissima giornata senza emergenze, fughe e panico da sedare. Uno di quei sabati mattina da caffè, pulizie, caffè, mercato in zona tribunale e altro caffè. Cosa c’è di più bello e appagante della cara, serena e statica routine?
Caffè dopo caffè, arriva la sera e usciamo a goderci l’estate in città, richiamati dalla vivacità del popolo della Giostra -quella cavalleresca, non del Tagadà- che, fra entusiasmi e difficoltà, riesce ogni estate a rendere il centro storico di Sulmona attraente, non solo agli occhi dei turisti amanti dei monumenti e delle antiche chiese, ma anche per i ragazzi del posto, bisognosi di godersi le vacanze, l’estate e la giovane età.
Feste di borghi e sestieri che, in realtà, di rinascimentale hanno ben poco, ma piacciono tanto e l’offerta si adegua suo malgrado alla domanda. Pazienza.
I giovani si divertono, ballano e sembrano scevri da pensieri e problemi. Questo lo crediamo noi adulti, che ci facciamo ingannare dall’energia che trasmettono e dalla musica che ascoltano. Musica certamente non rinascimentale, ma è giusto che sia così, non avendo loro ancora avuto un medioevo dal quale rinascere.

Noi invece abbiamo bisogno di dimenticare: versateci da bere. Non importa che sia aromatico ippocrasso o fresca birra del discount. Mescete l’inebriante liquido da quelle bottiglie di vetro che, fra quattordici giorni, verso le sette del mattino, ci terrorizzeranno, disintegrandosi sul fondo di un mastello di raccolta differenziata, a interruzione del sogno d’una notte di mezza estate troppo bello per essere vero.

gRaffa
Raffaella Di Girolamo

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