Centrale autorizzata, ma la “resistenza” non si ferma

“Non ci arrendiamo e ora più che mai continuiamo la battaglia su tutti i fronti contro la realizzazione della centrale Snam a Sulmona”. L’autorizzazione definitiva del ministero all’opera non ferma la “resistenza” del territorio e il sindaco Annamaria Casini è la prima a farsi portavoce di questa lotta ricordando il ricorso presentato ieri contro l’opera e quello congiunto tra 14 comuni che sarà depositato lunedì, “pronti ad apportare integrazioni con incisive azioni successive”. Una doccia fredda l’ok definitivo che la stessa amministrazione ha recepito oggi e al contempo forte, si spera, delle competenze dell’avvocato Celotto, che sta seguendo la pratica dei comuni. “Continuerà a sostenere la battaglia al fianco della Valle Peligna,  supportando le prossime azioni legali con documenti specifici, come quelli relativi agli studi sulla qualità dell’aria, in linea con quanto espresso nell’ultimo Consiglio comunale straordinario sul tema- prosegue la prima cittadina-. Dopo la fase legale, si passerà a quella politica, in cui saranno i nuovi interlocutori a dover prendere in mano le redini della situazione per la salvaguardia del nostro territorio”. C’è attesa, quindi, per il nuovo governo. “Noi non arretreremo di un solo passo” conclude Casini.

“Costernazione” è quella di Leandro Bracco, consigliere regionale, che nella sua nota dal sapore tragicamente romantico parla delle bellezze di Sulmona che Dialuce, direttore del Mise, non conosce e dei rischi di un eventuale sisma con centrale al seguito. Ricorda il terremoto del 1706: “Un terremoto di magnitudo 6.6 sconquassa la Valle Peligna. Sulmona è rasa al suolo. La ‘Siena d’Abruzzo’ non c’è più. I morti sono mille. Campo di Giove, epicentro del sisma, è devastata. Quasi tutta Raiano crolla. La totalità di Vittorito è inagibile. Roccacasale è un cumulo di macerie. A Pacentro viene giù addirittura il Castello. A Popoli perdono la vita 120 persone. Rivisondoli scompare. A Palena muoiono due abitanti su tre. Il sangue di cento innocenti scorre a Taranta Peligna”. Morte e distruzione di tre secoli fa, una storia dimenticata, ma “a comandare è la natura. L’uomo è suo ospite. Troppo spesso ce ne dimentichiamo e quando superiamo il confine lei, giustamente, si riprende i suoi spazi”. Bracco spera in un intervento della giustizia amministrativa o del presidente Mattarella altrimenti entro due anni i lavori partiranno. Una centrale all’avanguardia si, ma “un gigante dai piedi d’argilla perché il territorio di Sulmona e dell’intera Valle Peligna è fragile e presenta molteplici criticità”. Dalla costernazione alla preoccupazione il passo è breve, sottolinea il consigliere, “a pagarne le conseguenze saranno migliaia di cittadini sulmonesi e peligni la cui serenità, in teoria doverosa, sarà solo un lontano ricordo”.

 

 

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