Dalla Tap alla Snam, gli influssi della politica del governo sulla Valle Peligna

(foto Epa/Armando Babani su Lumsa News)

La settimana scorsa era stato il presidente della Repubblica a blindare il gasdotto Tap (Trans Adriatic Pipeline), come opera “strategica” assolutamente da completare, durante un incontro in Azerbaigian in cui ha preso parte anche il capo della diplomazia italiana Enzo Moavero Milanesi. Oggi su La Stampa la questione passa un po’ nelle mani del ministro al Lavoro Luigi di Maio, anche se indirettamente, anche se a chiamarlo in causa è la ministra del Sud Barbara Lezzi, di cui si dice fortemente stressata dal tira e molla che da un po’ di giorni vige proprio sulla questione Tap. Lei in prima linea per la lotta così come la senatrice Cinque Stelle Gabriella Di Girolamo lo è stata per un’altra grande opera: il metanodotto linea Adriatica Snam che attraverserà la Valle Peligna. Il paragone forse azzardato non è così lontano dal diventare realtà.

Le voci che si rincorrono, gli articoli di stampa nazionale che di volta in volta vengono pubblicati, non rassicurano affatto la lotta dei No Hub del Gas abruzzesi contro la costruzione del “tubo” Brindisi Minerbio che nei fatti, è stato scritto più volte, non è altro che un proseguo della Tap per portare il gas dall’Azerbaigian, appunto, al sud Italia e poi verso il nord Europa, anche se lo stesso Mattarella ne vanta la sua utilità a livello internazionale, esigenza più volte smentita dai movimenti contrari che nella propria raccolta dati affermano con convinzione la diminuzione del fabbisogno energetico pensato in questi termini. Eppure (così pare) l’ascia di guerra dei pentastellati locali non sembra abbassata perchè qualche speranza, nonostante l’indirizzo del governo centrale, un voltafaccia alle “cause” combattute ai tempi della campagna elettorale (solo qualche mese fa), sembra ancora esserci. La rappresentanza peligna in parlamento, insomma, parla di una situazione difficile, complicata sicuramente, troppi gli interessi in ballo, davvero grandi, ma per la quale si stanno studiando ancora carte e richiedendo l’accesso a documenti “secretati”.

La speranza, a questo punto, è davvero l’ultima a morire, unico appiglio per attivisti e contrari all’opera Snam. Come

si legge sempre sulle varie testate nazionali, tuttavia, la questione Tap è andata ben al di là e un eventuale blocco costerebbe fior fiori di quattrini. Un progetto che “non si può più fermare- riporta La Stampa- perchè ci sono contratti e il progetto è in piena fase di avanzamento”. Si è ben lontani, insomma, dalle dichiarazioni rilasciate, solo qualche giorno dopo la sua nomina, dal ministro per l’Ambiente Costa che, al contrario, sul piatto proponeva una analisi certosina dell’utilità o meno dei tubi in previsione su suolo nazionale. Dal suo canto il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, chiede soltanto lo spostamento un po’ più a nord dell’attracco Tap per salvaguardare parte delle sue spiagge più belle. Particolare che nella pratica non andrà a evitare il metanodotto Snam già menzionato né la centrale di compressione in previsione (cioè autorizzata dal vecchio governo Pd) a Case Pente a Sulmona, carotata in tutta fretta nonostante un ricorso pendente al Tar, quello presentato dal Comune di Sulmona e dalle associazioni riunite sotto il Coordinamento No Hub. L’eventuale difesa dei grillini, in questo senso, non si giocherebbe sulla sua pericolosità sismica in area ad alto rischio, ma sugli effetti inquinanti in un’area caratterizzata da una particolare inversione termica con tutte le conseguenze che potrebbe avere sulla salubrità dell’aria.

Una sconfitta, in questo senso, è stata già incassata con l’approvazione recente del gasdotto Larino-Chieti, opera a sé ma parte del più ampio “sistema” hub del gas, fortemente contrastata in passato dai Cinque Stelle riaccendendo così gli animi indignati dei loro elettori. Annunciato il ricorso i No Hub sono in attesa di qualche risposta dai piani alti ed ancora che il governo, attivo da neanche due mesi, possa trovare un indirizzo chiaro sulla politica delle risorse energetiche ad oggi ancora avvolto nella nebbia, ma di certo non così rassicurante come ci si sarebbe aspettati. In tutto questo marasma il movimento No Hub si sta riorganizzando a partire da un momento di incontro, un campeggio nazionale, a cavallo tra agosto e settembre a Campo di Giove in cui prenderanno parte tutte le realtà italiane legate alle vicende del gas compresi i No Tap.

Simona Pace

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