Gli angeli vestono Ludo

“Azzurro, rosa o verde acqua?” esordisce Cinzia Cinotti srotolando tre strisce di cotone finissimo sulla scrivania. Neanche il tempo di risponderle che ne mette un’altra sopra: “E questa fantasia con i granchietti l’abbiamo pensata per i pareo estivi”. Guarda con aria interrogativa, come se si aspettasse una risposta, anche se lei la risposta se l’è già data. Magari dopo una breve consultazione con la figlia Ludovica, a cui è intitolata la sua impresa e che da sette anni lavora al suo fianco.

Piccola Ludo, in fondo, è nata grazie a lei, che oggi ha 29 anni: “Ludovica era piccola, aveva forse cinque o sei anni e le cucii dei costumi in cotone – racconta Cinzia Cinotti che a 53 anni sembra avere più energia delle ragazze che le stanno intorno -. Questi costumi li vide una mia amica di Pescara, Eligia, proprietaria di Bebè in piazza Salotto e mi propose di realizzarne qualcuno da esporre. Ne feci poco più di una ventina e li vendette nel giro di pochi giorni”. Poi toccò a Didi a Porto Cervo: anche lì fu un successo.

“Cominciai a pensare di produrli – racconta – in fondo cucire, ideare e realizzare abiti, è sempre stata una passione che avevo sin da ragazza, appresa da mia madre: usavo le mie amiche come cavie”. Tra i tessuti, di altra fattura, d’altronde, Cinzia ci è cresciuta nel Bottegone di famiglia, ma la sua, oggi, è un’impresa vera, tutta un’altra impresa. Che ha guadagnato un segmento medio alto nella moda bambini e alto in quello da donna, con la linea Lavi, ispirata alla sua seconda figlia (Lavinia), nata nel 2019 e che oggi e un aereo al decollo.

Il fatturato dell’azienda, negli ultimi quattro anni, è più che raddoppiato e oggi si aggira sui 4 milioni di euro, con circa 30mila pezzi confezionati ogni anno, una quindicina di dipendenti fissi che lavorano instancabilmente nel capannone acquistato in via dell’Industria – un ex esposizione di un mobilificio – oltre a collaboratori sparsi in tutto il mondo. Sedici venditori e showroom in Italia, Spagna, Francia, Inghilterra, Germania, Russia e Stati Uniti, il prossimo in trattativa nel Benelux e circa duecento negozi serviti, quasi la metà dei quali nelle principali piazze italiane, con abiti che finiscono sulle vetrine anche di Cina, Giappone, Emirati Arabi e Gerusalemme. A New York i suoi abiti spopolano nel quartiere degli ebrei ortodossi: “Quelli sono clienti a parte – racconta – spesso dobbiamo adattare i modelli alle loro esigenze religiose, allungando le maniche, evitando tagli corti”.

Un marchio vero e proprio, che con il tempo si è imposto sulle principali passerelle, sgomitando, nel senso letterale del termine, nel difficile mondo della moda.

“La prima volta che andammo a Pitti Bimbo a Firenze – ricorda – circa diciotto anni fa, avevamo uno stand minuscolo che confinava con il marchio di Grevi Cappelli, uno dei più famosi di Firenze. Spingevo gli stand di Grevi pian piano per farmi spazio. Se ne accorsero e finì con una risata”. Di spazio Piccola Ludo ne aveva bisogno perché il prodotto, con i colori chiari e i tessuti leggeri, piacque subito ai buyers internazionali. “Pitti Bimbo è stato un trampolino importante, che frequento ogni anno, da dove è iniziata la trasformazione dell’azienda – spiega Cinzia Cinotti – perché c’erano i rappresentanti che contavano e che richiedevano campionari”. Dai costumi, così, Piccola Ludo è passata ai vestiti per bimbi: otto campionari completi l’anno, diventati sedici da quando a Piccola Ludo si è aggiunta la linea Lavi.

“Nel 2019 ho provato a realizzare abiti da donna, sempre con lo stile e i materiali usati dal nostro marchio: quadri vichy e righe, fantasie romantiche e di altri tempi”. L’esordio al White di Milano, uno degli appuntamenti più importanti del settore nella settimana della moda, fu travolgente: “C’erano donne in fila per acquistare – racconta – abbiamo dovuto fornire loro le sedie per evitare che si stancassero troppo. E’ stato un exploit per certi versi inatteso, ma ora sono in ballo e devo ballare”.

Nell’ufficio laboratorio in via dell’Industria si respira un clima da set cinematografico, anche se non è Prada e Cinzia non è il diavolo, piuttosto un “angelo che veste Ludo”: tra colori e tessuti, le sarte cuciono i prototipi che poi vengono realizzati da dieci fasonisti sparsi in tutta Italia, poi dirottati nel capannone dell’ex Sixty a Pescara dove è gestita la logistica, i progettisti e i modellisti si confondono tra carte, computer e campioni, Carlos l’autista dà una mano a ordinare gli stendini, al piano superiore la grafica disegna i modelli della prossima linea, mentre Ludovica gestisce i rapporti con l’estero. Cinzia passa da un capo all’altro parlando al telefono, correggendo il disegno fuori stampo, il colore che non è della tonalità che aveva ordinato, il ricamo che va fatto più incisivo. Nadia Pia e Francesca si sono trasferite da Campobasso per venire a lavorare qui: “Faccio fatica a trovare professionalità giuste qui – spiega Cinzia Cinotti – abbiamo bisogno di sarte, di modelliste, di responsabili di produzione. Purtroppo ci è capitato di investire per formare personale, ma poi se ne sono andati fuori, pensando forse che la provincia è stretta. Chissà cosa credono di trovare fuori. Io al contrario qui sono nata e qui voglio continuare a lavorare e oggi, dopo l’impresa di Piccola Ludo, posso dire che si può stare sul mercato internazionale anche restando a Sulmona”.

Se ci fossero maestranze qualificate, anzi, non ci penserebbe due volte ad aprire anche una linea produttiva vera e propria, recuperando una vocazione che pure Sulmona aveva negli anni d’oro: ci aveva anche pensato a riprendersi gli stabilimenti della ex Termini, “però mi hanno lasciata sola, nessuno mi ha dato una mano”, aggiunge con un po’ di amarezza.

Cinzia, però, non è tipo da scoraggiarsi: mentre prepara il campionario primavera-estate 2025, sta già pensando ad una nuova linea per teenagers. Più sportiva e più accessibile. Mentre al telefono definisce i dettagli e gli inviti per il prossimo evento: “Il 20 luglio faremo una sfilata a Capri dove abbiamo un temporany store – annuncia – sarà un evento grandioso, lungo le strade e le piazze dell’isola. Una cosa in grande stile che il sindaco di Capri ha accolto senza indugiare. A Capri ho girato anche lo shooting lo scorso anno ed è stato un successo. Abbiamo attirato la curiosità di tanti stranieri e rafforzato l’immagine del nostro marchio”.

A Sulmona, invece, ha dovuto rinunciare ad un evento che aveva proposto per la notte bianca: che i soldi per i dj sì, per la moda no. “Un peccato – commenta – avevamo immaginato una sfilata musicale lungo il centro storico, con modelle professioniste e abiti esclusivi. Avevamo chiesto un piccolo contributo, ma non è stato possibile”.

Quel portone di via dell’Industria, d’altronde, le istituzioni – e non solo le istituzioni – non lo hanno mai varcato in tanti anni, mai nessuno si è accorto del valore aggiunto di questa realtà iniziata con un gioco in riva al mare. Neanche ora che Piccola Ludo è diventata grande.

4 Commenti su "Gli angeli vestono Ludo"

  1. Complimentoni

  2. Anna Maria Coppa | 19 Aprile 2024 at 07:25 | Rispondi

    Grazie, Signora Cinotti,un abbraccio a Ludovica.
    https://www.facebook.com/groups/300613743371140/permalink/7074739659291814/

  3. SalviamoSulmona | 19 Aprile 2024 at 07:35 | Rispondi

    Sindaco sveglia, diamo risalto alle eccellenze nostrane.

  4. beatrice ricottilli | 19 Aprile 2024 at 14:22 | Rispondi

    Meravigliosa realtà “vestita”da favola E, per rimanere dentro le fiabe:i sogni son desideri… Complimenti!

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