L’assassinio di Villa Orsini

Nella cassetta delle poste una lettera mai recapitata, lungo il maestoso giardino gli alberi spezzati e sradicati dal vento e dalle intemperie, intorno alla villa settecentesca i calcinacci caduti dalle pareti ormai fradice e dal tetto ormai sfondato. E ancora i vetri rotti, i vasi spaccati, l’erba incolta e, poco più in là, i resti di una casetta in legno dove doveva nascere il risto-bar a servizio del laghetto per la pesca ormai prosciugato.


La parabola di Villa Orsini (guarda video -Villa Orsini- nella sezione “de visu”) descrive e riassume bene quella di una città che ha rinunciato a crescere e a difendersi, che perde pezzi di vita e di storia, con le persone che vanno via e che con loro portano i sogni e l’entusiasmo. Una città impoverita dall’inedia e dall’ignavia, dalla politica e dalle sue scelte, dagli errori e i troppi no.

Davide Di Cesare, quarantacinque anni, proprietario della struttura e del parco che unisce via Gorizia e via stazione Introdacqua, è di quelli che è andato via, anche se formalmente risiede ancora a Sulmona, che ha detto basta e che tre anni fa, dopo l’ennesimo no, l’ennesima presa in giro, ha fatto le valigie ed è emigrato addirittura a sud, nel Salento. “Avrei voglia di tornare – racconta – ma poi continuo a leggere una cronaca a me nota, come la storia dell’area camper finita e mai aperta. E ci ripenso, resto al sud, dove c’è anche meno lavoro che in Abruzzo, ma dove almeno è possibile provarci”.

Quei pezzi di muro caduti, quella villa assassinata, sono per lui il simbolo di un tesoro violato, di un sogno spezzato, di un’infanzia maltrattata. Un declino iniziato quando l’allora giunta Federico, nel 2010, decise di realizzare, sventrando il parco Orsini, un ponte tra via stazione Introdacqua e via Gorizia: un milione di euro sottratti al progetto della metropolitana di superficie per realizzare un collegamento che sarebbe dovuto servire a fini di protezione civile e che ancora ad oggi, dopo dieci anni di cui otto di sospensione lavori, non vede ancora la luce, neanche nella versione rivisitata ideata dall’amministrazione Ranalli. E ha lasciato macerie e terra e contenziosi sospesi.

“I cinque appartamenti della casa – racconta Davide – sono andati all’asta più volte, fino a scendere all’irrisorio prezzo di 30mila euro ciascuno. Nessuno li ha comprati, perché ci vorrebbero troppi soldi per rimettere in piedi Villa Orsini oggi e perché a Sulmona non si ha alcun spirito imprenditoriale. E d’altronde, se a uno gli viene voglia te la fanno passare”. Davide Di Cesare, prima che la banca si prendesse parte della sua proprietà, aveva provato a rilanciare la sua attività ricettiva: almeno cinque progetti presentati, racconta, tra il laghetto per la pesca, il camping urbano, un villaggio agricolo, il parco della musica.

“L’ultimo nel 2016 quando in campagna elettorale andai dall’allora candidata Casini ad illustrare il mio progetto di agricamping accompagnato da un finanziatore: poche casette in legno a supporto ricettivo di un’attività legata allo sport – racconta Davide -. Avevo il finanziatore e anche gli agganci per fare a Sulmona dei corsi di specializzazione di tennis. Sembrò interessata la Casini e mi disse che una volta eletta avrebbe sposato l’idea. E niente, dopo che è salita a palazzo San Francesco, non mi ha neanche più voluto ricevere”.

E così Davide ha lasciato “la terra sua”: nella valigia la serenità di averci provato, la rabbia di non esserci riuscito, l’amarezza di un sogno spezzato.

5 Commenti su "L’assassinio di Villa Orsini"

  1. Gran bell’articolo…..purtroppo triste x l’epilogo….come sempre la politica dove passa asfalta tutto……e a noi poveri cittadini non restano altro che le macerie.

  2. bene,i politici,non tutti, continuano con il saccheggio della Cosa pubblica per una semplice ragione: tantissimi quaquaraqua tifosi politici,che tifano e basta,pochissimi i Cittadini consapevoli,quelli che resistono,che denunciano il malaffare,l’incapacita’,l’inefficienza,
    l’incompetenza,l’inutilita’,le criticita’,ecc,ecc dei politicialtroni,la partitocrazia il nostro male maggiore….i partiti centri di potere,clientele,loschi affari,corruzione..
    camarille con boss e sottoboss,hanno occupato le Istituzioni, gli enti locali,di previdenza,
    banche,ospedali,universita’,istituti di cultura,associazioni,organi di informazione,ecc….
    il tutto in funzione degli interessi del partito,della corrente o del clan a cui si deve la carica….allarme lanciato da Enrico,tanto tempo fa,purtroppo inascoltato,o no?

  3. D’accordo con i commenti precedenti. Ma la decadenza di quel posto , in corso da almeno vent’anni, è dovuta proprio alla sua gestione.

    Benvenuto Al Sud , dove potrà esprimere le doti “imprenditoriali”

    • Sono stato ospite quattro volte li a Villa Orsini, per diversi viaggi turistici in Italia nel`ambito una amicizia nacque tra me e Davide. Molti I discorsi fatti con Davide indicano solo una cosa che durera` in eternita, per tutto il suo passato e per il visibile futuro , L`Italia e`la sua burocrazia composta si cretini ed invidiosi rimane ancora la peggiore offesa per il suo popolo e chiunque decidesse in investire fondi per avviare un business in ITALIA .
      Good luck to you Salvatore,a good Life is spent better cheering a fellow commoner to achieve success than to assail him as the envious gnome you appear to be.While your cheer for the Bureaucrats to whom you have obviously been a willing servant
      remember … it is not they who create employment or enrich the local economy, it is people of vision like DAVIDE while the rest of blind trolls like you grope in the dark for a state sponsored hand out.
      Ciao pidocchioso

  4. Elvira De Santis | 12 Novembre 2019 at 07:54 | Rispondi

    Davanti casa sono accatastati i materiali che dovevano servire per la costruzione del ponte di Via Gorizia. Tonnellate di ferro buttate lì, ormai da anni, ad arrugginire con conseguenze immaginabili. Vogliamo parlare anche dell’impatto ambientale che tutto questo comporta? Il Comune non rispose alle sollecitazioni di rimozione fatte tempo fa. È una vergogna, sia per lo spreco economico, che per il rispetto dell’ambiente e dei cittadini.

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