Il “gran rifiuto” di Celestino V, il ricordo di Mario Setta

Il 13 dicembre, giorno del “gran rifiuto” per Celestino V. Era il 1294 è Pietro da Morrone decide di svestire i panni di pontefice. A ricordarlo in una nota è il professor Mario Setta affiancando a questa ricorrenza anche quella del 1969 quando l’attuale Papa Bergoglio riceve l’ordine sacerdotale. Uno “strano destino” puntualizza Setta: “Gesti profetici e segni dei tempi nella lunga storia della Chiesa, che creano una frattura. Una discontinuità”.

Il professore riporta anche il discorso di Celestino nell’atto di abbandonare il ruolo che gli stava così stretto: “Io, papa Celestino V, spinto da legittime ragioni, per umiltà e per desiderio di miglior vita, per obbligo di coscienza oltre che per la scarsità di dottrina, la debolezza del mio corpo e la malignità del mondo, al fine di recuperare la tranquillità perduta, abbandono liberamente e spontaneamente il pontificato e rinuncio espressamente al seggio, alla dignità, al peso all’onore che esso comporta, dando sin da questo momento al Sacro Collegio dei cardinali la facoltà di scegliere e provvedere di un nuovo Pastore, secondo le leggi canoniche, la Chiesa universale”.

Da quel momento, purtroppo, per Pietro da Morrone la vita continuerà in modo travagliato: “Il successore, Bonifacio VIII, eletto la vigilia di Natale del 1294, lo perseguiterà fino a relegarlo in una cella del castello di Fumone, dove Celestino morirà il 19 maggio 1296. Meglio libero di spirito in una prigione, piuttosto che schiavo nell’opulenza del papato”.
Il punto di comunione tra Celestino a Papa Bergoglio per Setta trova la sua base nello “sporcarsi le mani”, nel sospendere l’uso di titolo onorifici, nel tornare in parte umili, per quanto possibile. Una “nuova via di evangelizzazione” quasi una “rivoluzione epocale”, che ha bisogno sicuramente di tempo.

Setta, infine, ricorda come la “fiaccolata” di Celestino V dovrebbe essere svolta al contrario, ossia da Collemaggio all’eremo incastonato sul Morrone “perché la fiaccola di Celestino è sul Morrone, segno del suo ‘rifiuto’ del Potere perché dopo il 13 dicembre torna sul Morrone, anche se pedinato da Bonifacio VIII”.
Una rilettura probabilmente da prendere in considerazione.

S. P.

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