In fondo, la Giostra

La madrina, Valeria Marini, che a metà sfilata taglia per piazza Garibaldi perché affaticata e accaldata, senza omaggiare il Borgo della Tomba, il flop dei camperisti che attesi in trecento erano solo sette ieri alle 13 (“con punte di venti nella mattinata” fa sapere l’assessore), la sindaca che veste la fascia tricolore al contrario, l’assenza rumorosa dell’assessore alla Cultura e la presenza ingombrante di troppi personaggi in cerca di voti che al grido “Dio salvi la sindaca”, con evidente torto alla regina d’Aragona, preparano così le prossime elezioni regionali.
Un’edizione difficile da dimenticare quella ventiquattro della Giostra Cavalleresca di Sulmona, tra gaffe, figuracce, finti figli e figli di, la rievocazione storica, che la madrina ha voluto sigillare con la consultazione dello smartphone durante la sfilata, ha raggiunto forse quest’anno il suo livello più basso.
E non è un caso che l’assessore alla Cultura Alessandro Bencivenga abbia disertato gli spalti: una risposta (che forse doveva dare tutta l’amministrazione) all’arroganza con cui il direttivo ha ignorato e anzi rilanciato il volgare manifesto che si era chiesto di ritirare.
La piazza era piena, certo, ma la manifestazione è in evidente crisi d’identità e serietà: a metà tra una sagra diffusa e un fenomeno da baraccone. Spettacolo, forse, ma non chiamatela cultura. Uno spettacolo costoso, a dire il vero, calcolando che per quei tremila sugli spalti, si spendono quasi 300mila euro: 100 euro a spettatore.
Che poi, i conti, sarebbe bello vederli pubblicati, perché in gran parte quei soldi sono dei contribuenti. Sapere ad esempio quanto è costata la Marini, quanto gli allestimenti (comprese le citazioni erroneamente attribuite a Shakespeare), quanto le consulenze, le ospitate, i viaggi di rappresentanza e la comunicazione. Ma i conti non si possono vedere, riservati ai soci, ci hanno detto quelli della Giostra già la scorso anno, rifiutandosi di fornire il bilancio analitico della manifestazione.
Per la cronaca sul campo, quello di gara, ha vinto il Sestiere Japasseri, con l’esordiente cavaliere diciannovenne Luca Paterni di Narni, che ha avuto la meglio in finale sul Borgo Pacentrano e sul cavaliere Massimo Gubbini. Japasseri porta così a casa il terzo Palio della sua storia, dopo quelli conquistati nel 1998 e nel 2002. Un’astinenza di sedici anni che quelli di Japasseri hanno degnamente festeggiato in piazza Santa Monica, quartiere generale del Sestiere. La dedica del capitano Antonio Cinque al suo predecessore Raffaele Cantelmi scomparso dieci anni fa. Quando la Giostra era ancora immune dalla politica e da chi con la Giostra vuol fare politica.
E in attesa della coda della Giostra Europea la prossima settimana, il presidente onorario Domenico Taglieri (che poi chissà perché parla sempre lui e non il presidente-commissario effettivo, Maurizio Antonini) ha annunciato una grande edizione per il prossimo anno, un’edizione “stellare” per stare in tema con la madrina Marini: nel 2019 la Giostra compirà venticinque anni, nozze d’argento sotto elezioni.
Cavalieri alla lizza.

2 Commenti su "In fondo, la Giostra"

  1. bene,finalmente qualche riflessione,coraggio…la famiglia della giostra non puo’ sospendere le Leggi, ha il dovere ,gli oblighi del rispetto delle regole stabilite dalle stesse, innan zitutto la tracciabilita’,trasparenza,rendicontazione dei notevoli contributi pubblici ricevuti,quindi pubblicazione dei bilanci,cosa nascondono questi signori ? sicuramente una gestione fallimentare,che in assenza dei generosi finanziamenti pubblici,(dei Contribuenti)non esisterebbe,quali i risultati,benefici,ecc, per l’Interesse Generale? Nessuno ,se non quelli della visibilita’ degli annunci,dichiarazioni, (degli aventi ruolo) racconti di incredibili successi in termini economici,turistici,importanza,spettacolo,interesse,valore,
    richiamo,attrazione,ecc,ecc, tutto a chiacchiere,nei fatti non suscita interesse,non e’ attrattiva (presenze?)non produce reddito,utile, illuminante l’assenza di sponsor di peso ,la famiglia parla,parla,parla…e’ il caso di qualche penna vera,quelle che fanno male,di pennivendoli prezzolati la” piazza ” e’ piena,o no?

  2. DECRETO LEGISLATIVO 14 marzo 2013, n. 33
    Art.2 BIS comma 3
    “La medesima disciplina prevista per le pubbliche amministrazioni di cui al comma 1 si applica, in quanto compatibile, limitatamente ai dati e ai documenti inerenti all’attività di pubblico interesse disciplinata dal diritto nazionale o dell’Unione europea, alle società in partecipazione pubblica come definite dal decreto legislativo emanato in attuazione dell’articolo 18 della legge 7 agosto 2015, n. 124, e alle associazioni, alle fondazioni e agli enti di diritto privato, anche privi di personalità giuridica, con bilancio superiore a cinquecentomila euro, che esercitano funzioni amministrative, attività di produzione di beni e servizi a favore delle amministrazioni pubbliche o di gestione di servizi pubblici.”

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