Quattro mesi persi, che potrebbero diventare sette, non sono pochi per un reparto che deve fare numeri, che deve risalire la china per salvarsi. E un servizio come il parto in acqua e strumentazioni all’avanguardia avrebbero forse aiutato gli sforzi di Ostetricia e Ginecologia dell’ospedale di Sulmona in questa prima metà del 2017 che, ad oggi, comunque, registra 105 nascite, con un trend di crescita che fa ben sperare, seppur ancora lontano dai 500 parti minimi all’anno richiesti dal decreto Lorenzin per le zone disagiate.
La gara che era stata già fatta e conclusa all’inizio di febbraio e a cui avevano risposto due ditte per attrezzare il punto nascita dell’Annunziata con una vasca, letti e isola travaglio, però, di fatto è stata annullata e qualche giorno fa è stato pubblicato sull’albo pretorio della Asl una nuova procedura che prevede prima una manifestazione di interessi.
E’ un segnale positivo, perché comunque si è deciso di non abbandonare l’investimento, ma l’operazione porterà inevitabilmente un ulteriore ritardo nella consegna dell’attrezzatura.
Ci vorranno infatti quindici giorni per la scadenza dell’avviso, dopo di che si dovrà fare la gara vera e propria, selezionando eventualmente una rosa tra le ditte che risponderanno all’avviso pubblicato.
Se tutto va bene a settembre a Sulmona si potrà partorire in acqua.
L’avviso è diviso in tre lotti (a differenza della gara di febbraio che era un unico lotto) e prevede la fornitura di due letti per il travaglio (70mila euro), una vasca per il parto in acqua (40mila euro) e una parete tecnica attrezzata modulare (10mila euro) che va a sostituire il pelivitrac, ovvero una palla con fune che serve alle gravide per prepararsi al parto.
Un investimento da 120mila euro che è superiore ai 90mila messi a base d’asta nella gara di febbraio a cui, comunque, avevano già risposto in due.
Una gestazione molto lunga, sperando che “il bambino” nasca sano.
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