La mappa della vergogna

Cinque anni di abbandono e degrado di non curanza e mancati interventi, non solo di bonifica, ma anche solo di controllo, dissuasione e sollecito. Un territorio dimenticato e maltrattato, insomma, dove evidenti sono le responsabilità e l’indifferenza del Comune che non si è preoccupato di recintare le aree a rischio, di sollecitare più di tanto i privati in difetto, di bonificare siti anche con contaminazioni accertate. E’ quanto emerge dalla relazione che Ecogest ha fatto per conto dello stesso Comune aggiornando la Mad, la mappa cioè delle aree degradate, che era stata stilata nel 2016 e che, oggi, sostanzialmente, presenta le stesse problematiche di allora, con l’aggravarsi di alcuni casi. L’opera meritoria dell’assessora Manuela Cozzi di voler aggiornare la mappa, non può quindi scagionare il Comune che la situazione, a differenza di quanto sostenuto, l’aveva ben chiaro dal 2016.

Due discariche “ufficiali”, dieci aree di abbandono rifiuti, quattro siti a rischio contaminazione e tre ex siti industriali: è una fotografia, probabilmente parziale, che per essere “ritoccata” (con interventi di bonifica) avrebbe bisogno di almeno 3 milioni di euro.

Le due discariche sono quella dell’ex Pastorina e quella d’emergenza nei pressi del canile: due siti dimenticati che non sono stati oggetto di alcuna misura di prevenzione e monitoraggio. A partire dall’ex Pastorina, dove pure era partito il monitoraggio delle acque sotterranee per arrivare alla bonifica, che “appare oggi in stato di completo abbandono e di notevole degrado – scrive la Ecogest – aumentato in maniera esponenziale negli ultimi 3 anni”. Porte rotte, pezzi di amianto pericolanti, recinzione divelta, pezzi di cassonetti che si mischiano con rifiuti indifferenziati dove pascolano cani randagi: “Lo stato attuale di completo degrado – si legge nella relazione – non è assolutamente confacente al monitoraggio ed al percorso di ripristino iniziato nel 2011-2012 con la fase di caratterizzazione”. Peggio, se possibile, nella discarica di emergenza che si trova lì vicino: “Praticamente ferma ai rilievi fatti nel 2016”, in attesa ora come allora del “ripristino delle misure minime di messa in sicurezza del sito, quali recinzione ed idonea copertura con regimentazione delle acque meteoriche”. Incombenze che spettano per legge al Comune, sottolinea la stessa Ecogest, in qualità di ex gestore/proprietario delle aree interessate.

Se non si è preoccupato, il Comune, di intervenire in “casa propria”, figurarsi nei siti privati: è il caso della discarica di Santa Lucia, uno dei più grandi scempi ambientali perpetrati in una notte di quasi 20 anni fa ai danni del territorio, con il deposito di tonnellate e tonnellate di rifiuti speciali e pericolosi da parte di camion provenienti non si bene da dove che vennero scaricati sul terreno nella disponibilità di una fantomatica azienda agricola. Qui il Comune, dice la legge, dovrebbe intervenire in sostituzione del soggetto inadempiente, anche se fallito. Ma in 20 anni poco è stato fatto, nulla negli ultimi 5: solo per bonificare questo sito (classificato insieme ad altri due tra quelli industriali) ci vorrebbero 1,3 milioni di euro, tenuto conto che nel 2007 venne accertato il superamento delle concentrazioni della soglia di contaminazione. Gli altri due siti industriali sono quelli dell’ex Covit a Santa Rufina e quello della Domus Lavori lungo la statale per Introdacqua dove risultano interrati rifiuti e amianto. Per questi “le attività portate avanti dal 2016 ad oggi – continua Ecogest – sono state solo di tipo tecnico-amministrativo, non sono stati effettuati interventi sui singoli siti… E’ mancato – si legge nella relazione – anche un raccordo più stringente tra i 3 settori chiamati in causa: tecnico, amministrativo e giuridico”.

Anche dove si è intervenuto per rimuovere i rifiuti, poi, non si è provveduto ad impedire che si ripetessero atti di inciviltà, omettendo di piazzare telecamere, fototrappole e cartelli. Nelle dieci aree di abbandono rifiuti si sono registrati, non a caso, nuovi abbandoni, e in due siti la quantità è aumentata notevolmente, come al Mantovano e al Mandorleto. 

Infine sui siti a rischio contaminazione si identificano quattro casi, con uno (quello del punto Esso) ancora in corso di bonifica.

“La criticità trae origine dalla sottovalutazione del fattore degrado la cui denominazione non è a prescindere sinonimo di sito da maltrattare o da abbandonare – scrive significativamente la Ecogest – ma tutt’altro, visto che il potenziale di contaminazione è insito in questa tipologia di siti”.

5 Commenti su "La mappa della vergogna"

  1. la popolazione sa che c’è un progetto di ampliamento della discarica di Sulmona (non nell’estensione ma nella quantità di materiale trattato) ??? proporrei un “portale della trasparenza” e “rotazione” delle figure tecniche delle aziende municipalizzate al fine di evitare magari luci ed ombre che inevitabilmente si creano trattando una materia così delicata.

  2. Che incivilta’…..senza parole….ognuno casa sua la governa come una bomboniera…..poi appena fuori della porta…..la merda piu’ merda….poi ci lamentiamo…..spero per quanto mi riguarda che questo modo sprofondi con tutta l’umanita’ nella merda piu merda’ che ha creato perche’ questo e’ quello che ci meritiamo senza se e senza ma.

  3. Ormai Sulmona l’hanno fatta diventare la discarica d’abruzzo e ci stiamo preoccupando di qualche ammasso di sporcizia…andate qualche mattina presto per via cappuccini e prendete nota di cosa arriva da fuori Sulmona:tir,cisterne piene di liquidi di imprecisata consistenza…poi però passa il furgone del cogesa e noi tutti contenti del riciclo…

  4. Vero Mario… Solo ipocrisia in città.
    Come sempre complimenti alla redazione l’unica fonte di informazione che rileva la realtà dei nostri giorni

  5. Manca all’appello la vergognosa baraccopoli di Introdacqua vicino al cimitero della frazione Cantone! Altra ferita per il nostro territorio su cui andrebbe fatta luce quanto prima! Spero possa essere oggetto di una delle vostre inchieste

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