La sindrome di Napoleone

 

Speriamo che il Centro di salute mentale di Sulmona, chiuso dal sindaco una decina di giorni fa, trovi presto una nuova sede o possa comunque far ripartire la sua attività. Visto quello che succede a palazzo San Francesco ce ne sarà un gran bisogno, perché se non è follia, almeno, lo spettacolo offerto dentro e fuori l’Aula consiliare è quantomeno sintomo di stato confusionale e schizofrenia. La maggioranza, ad esempio, giudica “deprecabile e una grave irresponsabilità politica” l’abbandono degli scranni da parte dei tre consiglieri dimasciani per non aver potuto autodeterminarsi in gruppo del Pd, ma poi, dopo pochi minuti, abbandona essa stessa l’Aula facendo mancare il numero legale e non presentandosi il giorno successivo in seconda convocazione per discutere dei problemi della città, primo fra tutti, e questa è sì una follia, il fatto che da oltre venti giorni a palazzo San Francesco si aggirino e facciano pulizie un gruppo di lavoratori senza alcuna autorizzazione e contratto in essere. Insomma come se chiunque domattina occupasse uno dei tanti uffici deserti in Comune, magari vestito da Napoleone, e, stanco della paralisi che viviamo da mesi e mesi, decidesse di fare lui l’amministratore, senza essere assunto e neanche eletto. Che poi è quello che sta facendo il Pd regionale a Sulmona, dove l’asse D’Alfonso-Gerosolimo, con la sudditanza (anche un po’ comica) del segretario Rapino e la voce obbediente di Andrea Catena, ha imposto un bel giorno al presidente del consiglio comunale cosa doveva fare in casa sua. E la cosa incredibile è che il presidente, Katia Di Marzio, non solo gli ha dato retta, ma ha attivamente lavorato, con il suo voto, ad impedire che tre consiglieri si autodeterminassero politicamente, trasformando un affare di partito (neanche suo) in un affare istituzionale. Lo ha fatto, dice la Di Marzio, “per evitare che le tensioni esistenti nel Pd, possano ricadere sull’indipendenza dell’ufficio di presidenza”, che solo a capire cosa voglia dire ci vuole uno bravo. Se non altro perché nel Pd, hai voglia a “plurime e contraddittorie comunicazioni”: nell’assemblea regionale che si è tenuta lunedì scorso, ad esempio, ce ne fosse stato uno d’accordo con l’altro, tanto che si è arrivati quasi alle mani. Le elezioni politiche, d’altronde, si avvicinano e tra i Dem c’è molto nervosismo per accaparrarsi una candidatura “blindata”, messo che, stando ai sondaggi, per il Pd esista.

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