L’addio di Prima Da Noi: “Così muore un quotidiano”

I numeri non erano quelli da ultimi della classe, tutt’altro. Con i suoi 20mila utenti unici di media al giorno, quasi 50mila follower su Facebook (tantissimi!) oggi il primo quotidiano online nato in Abruzzo saluta il suo pubblico e abbassa la saracinesca. Si chiude, dopo 13 anni, la storia di Prima Da Noi, testata guidata in tutto questo periodo da Alessandro Biancardi. “Così muore un quotidiano” è il titolo dell’ultimo articolo pubblicato questa mattina. Un colpo all’informazione per noi de Il Germe che abbiamo sempre guardato a questa testata abruzzese come ad una fonte intellettualmente onesta e concentrata nell’unico obiettivo di fornire ai lettori informazioni serie ed approfondite conquistandone la fiducia, che poi è uno dei principi del vero giornalismo, in Italia sempre più minato.

Assistere, quindi, alla morte di Prima Da Noi ci riempie di tristezza soprattutto quando a far saltare il progetto è anche il meccanismo delle querele temerarie. “Perchè anche se vinci- spiega Biancardi- devi sempre pagare. Qualcuno deve tutelare il giornalista” che sia dalle querele, minacce o diffide. Dire kafkiano è poco quando si qualifica una delle disavventure della testata abruzzese condannata a pagare 17mila euro in un processo in cui, ha sentenziato a riguardo anche la nota testata inglese The Guardian, “il diritto all’oblio utilizzato per censurare il giornalismo”.

Chiudere, a cassa ormai svuotata, non è una decisione perchè “decidere implica una certa libertà” prosegue Biancardi e le spese impreviste non ammettono scelta. “Non è nemmeno un fatto così eclatante, tante aziende chiudono. Fortunatamente rispetto a quando siamo nati noi, ora in Abruzzo ci sono altri siti. Il brutto è che abbiamo lavorato 13 anni che ora sono andati tutti all’aria. Ci siamo fatti conoscere per un piglio diverso- racconta ancora il direttore- abbiamo scelto l’approfondimento quando si consigliavano articoli brevi per il web”. La missione, insomma, non è stata mai scalfita dai ritmi veloci della nuova informazione. “Speriamo che questa cosa- auspica- possa servire per sensibilizzare”.

“Quando le candeline diventano un cero: 26 settembre 2005- 26 settembre 2018” è poi il sottotitolo, e fa male a chi crede spassionatamente nell’informazione, a chi tocca con mano le difficoltà di questo mestiere perchè a tutti noi giornalisti capita di sognare di trovarci a fare i reporter di guerra “ma la battaglia è anche qui” conclude Biancardi.

Vale la pena leggere l’addio al giornalismo di Prima Da Noi, soprattutto dagli addetti ai lavori affinché possano trovare tra queste righe ancora la forza di credere alla missione di giornalista, di credere alla libertà di stampa.

Simona Pace

Sulla chiusura di Prima Da Noi sono intervenuti anche il Sindacato giornalisti abruzzesi e l’Ordine dei giornalisti che scrivono: “I giornalisti tutti sono vicini e solidali con  i colleghi e con il direttore, Alessandro Biancardi. Non possiamo più essere spettatori silenti: una società che vuole essere autenticamente democratica ha bisogno di una stampa libera e indipendente. La chiusura dell’ennesima testata giornalistica, mina alle basi il diritto di ogni cittadino ad essere informato. E’ tempo che le istituzioni facciano la loro parte: l’Abruzzo è forse l’unica regione italiana, a non avere una legge regionale a sostegno dell’editoria locale. Legge promessa e rimasta bloccata per anni nei cassetti degli uffici regionali”.

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