Lavoro, un Abruzzo da emergenza

Dati preoccupanti quelli messi sul tavolo dai confederali Cgil, Cisl e Uil, le sigle sindacali non ci girano attorno: si dimezzano i contratti di lavoro a tempo indeterminato dai più di 50mila del 2015 ai 25mila del 2017, mentre i contratti di lavoro a termine crescono, passando da 92mila a 132mila.

Un Abruzzo da emergenza lavoro, perché, guardando bene al dato dell’occupazione, l’unica a crescere è quella di tipo precario e a termine. Insomma, scorgere l’indeterminato è come trovare un’oasi nel deserto nella bella regione verde dalle poche prospettive di occupazione. 

Andiamo ai numeri, per ricordare cosa fosse un impiego non a scadenza, ma con assunzione a tempo indeterminato, bisogna tornare al 2015 in cui le assunzioni furono 50.405 da qui la caduta libera, nel 2016 furono 29.375, nel 2017 25.418.  Fino ad arrivare al 2018 in corso, in cui l’indeterminato sfuma e a prendere la scena massicciamente è proprio il lavoro a termine.

Insomma numeri che rimbombano, certo si assume in Abruzzo ma a scadenza, l’occupazione cresce ma grazie al lavoro precario. Solo qualche settimana Michele Lombardo della Uil spiegava la mancanza assoluta di qualità del lavoro “la nuova occupazione creata non è stabile, quindi non è a tempo indeterminato bensì determinato. Anzi, registriamo una discesa dei contratti stabili e una salita di quelli precari: quindi, abbiamo un’occupazione sicuramente in crescita, ma non di qualità”.

A questo scenario, non dei migliori, tocca aggiungere poi i recenti dati sulla povertà: 80 mila in stato di indigenza e 350mila persone ad un passo dalla miseria. Una riflessione lampante: i più colpiti sono i nuclei familiari più giovani, “perché i giovani restano prigionieri di lavoro precario e con poche prospettive”. 

A.S.

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