Le Poste si rifiutano di dargli i suoi risparmi, vince in tribunale

Ha dovuto fare prima un’ingiunzione di pagamento e poi una causa civile per avere dalle Poste i suoi risparmi. Dopo trentadue anni di attesa, così, un uomo di Sulmona ha potuto mettere in tasca quanto investito nel 1987 in buoni fruttiferi: poco più di 90mila euro che le Poste si erano rifiutate di dargli, pretendendo una liberatoria da parte del fratello perché erede della quota della madre (morta nel 1996) a cui i titoli erano cointestati.
A sciogliere la vicenda, dai profili giuridici abbastanza controversi, è stato il giudice del tribunale di Sulmona Giuseppe Ferruccio che l’altro giorno ha dato ragione all’uomo, difeso dall’avvocato Domenico Ciancarelli.
Il rifiuto da parte delle Poste, “ma dipende dall’ufficio postale a cui ci si rivolge” spiega l’avvocato, era dovuto ad una legge del 2000 che vieta il pagamento di titoli a vista.
L’investimento era stato fatto nel 1987 per una durata di 30 anni, così nel 2017 l’uomo si era recato allo sportello per ritirare i suoi risparmi, presentando i titoli con “pari facoltà di ritiro” (ovvero al portatore) che aveva cointestati con la madre. A quel punto l’ufficio ha preteso dall’uomo il nulla osta del fratello, in quanto erede anche lui dei beni della madre.
Ne è nata una causa risoltasi alla fine con l’intimazione del tribunale a pagare il dovuto: “Il tribunale ha accolto la nostra tesi – spiega l’avvocato Ciancarelli – indicando il principio secondo il quale, quantomeno per i buoni emessi fino all’anno 2000 e che contengono la clausola della ‘pari facoltà di ritiro’,  il cointestatario che si presenti allo sportello deve poter incassare tutto quanto riportato nel buono per sorte e interessi maturati, e che, anche in caso di morte dell’altro cointestatario, non sia possibile opporre pratiche ostruzionistiche all’incasso, come il nulla osta degli eredi, o peggio la liquidazione ad esse di parte del buono”.

Le questioni di eredità, insomma, vanno trattate a parte se nel caso, ma non nella fase di incasso dei titoli.
“La questione riguarda diverse persone, perché in molti hanno ricevuto in regalo buoni fruttiferi da parte di parenti e famiglia – continua Ciancarelli – e almeno tutti gli investimenti fatti prima del 2000 devono essere regolarmente pagati a chi detiene fisicamente i titoli”.

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