L’implosione in Centrale

Sarà interessante capire, come è stato richiesto dal consigliere regionale 5 Stelle Gianluca Ranieri con un accesso agli atti, quanti e quali corsi di formazione i dipendenti del Comune di Sulmona abbiano seguito, a spese della collettività, in questi anni e soprattutto con quali risultati. Perché un Comune che si trova costretto a fare una gara per fare una gara, ovvero a richiedere una consulenza esterna (sempre dalla collettività pagata) per scrivere un bando, vuol dire semplicemente che non funziona. Quello delle competenze è tema molto serio nella pubblica amministrazione e ancor più a Sulmona dove ormai gare e appalti sono diventati merce rara e dove il Comune, e con esso la città, è immobilizzato. Né la situazione sembra destinata a migliorare, visto che dal primo ottobre, a meno che non intervenga qualche Comune-partner, palazzo San Francesco di gare non potrà più farne anche giuridicamente: l’uscita dalla Centrale unica di committenza (Cuc) di Pratola, ha infatti messo fuori legge Sulmona che non può da sola, non essendo capoluogo di provincia, gestire le pratiche. In suo soccorso dovrebbero arrivare (ma non prima di gennaio 2018 dice il regolamento) i Comuni amici (ovvero politicamente affini) di Prezza e Roccacasale che, dal canto loro, hanno deciso di abbandonare la Cuc delle Terre dei Peligni (dove confluirà invece Pratola), segnando ancor più la profonda lacerazione territoriale avviata con lo strappo della nomina dell’amministratore unico del Cogesa. Perché per quanto i due sindaci tentino di giustificare la scelta, denunciando una presunta inefficienza della Cuc in questione, la loro è una decisione politica di facile lettura e istituzionalmente pesante. I due paesi, infatti, non facevano parte solo della Cuc delle Terre dei Peligni, ma sono, ancora oggi, parte dell’Unione dei Comuni che le Terre dei Peligni ha fondato due anni fa dopo dieci anni di associazione. Un percorso politico e istituzionale lungo e impegnativo che oggi rischia di essere vanificato da una guerra che ha sfibrato il territorio. Una prova di forza che non si cura dei problemi quotidiani, delle scuole che non sono in sicurezza, dei lavori pubblici fermi, dei millantatori di posti di lavoro, dell’isolamento infrastrutturale e politico, del ferro e del fuoco; ma che si preoccupa solo dell’acquisizione di rendite di posizione. Per l’ambizione e il vezzo del potente di turno.

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