L’INTERVISTA/ Gildo Di Marco. C’era una volta la Giostra

(ph. Centroabruzzonews)

A distanza di un mese circa dalla chiusura della Giostra Cavalleresca di Sulmona, con il carico di polemiche che l’edizione 2018 ha portato con sé (dal finto figlio Dalì alla scelta di Valeria Marini come Regina Giovanna d’Aragona passando per la grafica del manifesto non proprio consona fino al non accogliere l’invito dell’assessore Bencivenga a ritirarla e i bilanci inaccessibili), Il Germe ha deciso di capire meglio il percorso evolutivo del progetto, da come era quando venne recuperata a come è adesso, convinti del suo valore e delle potenzialità che possono davvero farne una importante risorsa culturale ed economica per la Città se solo venissero messi a punto  alcuni dettagli. Abbiamo deciso, quindi, di raccontare la Giostra attraverso l’esperienza del suo fondatore, il professor Gildo Di Marco.

 

Come nasce la Giostra Cavalleresca di Sulmona e perché?

Non ho avuto una idea precisa di cosa fosse la Giostra Cavalleresca di Sulmona fino a quando, nel lontano 1985, non mi capitò di leggere il libricino scritto sulla stessa dallo storico sulmonese Dt. Ezio Mattiocco. Ne fui prima incuriosito, poi affascinato ed infine stimolato dall’auspicio (proferito dallo stesso Mattiocco alla fine del volumetto) che qualcuno prendesse a cuore la realizzazione di una sua riedizione moderna.  Ho cominciato così a rimuginare nella mia testa la possibilità che fossi proprio io a tentare quella folle avventura. Per parecchi anni ho “lavorato” in silenzio a questa possibilità ma attendevo che si verificassero almeno alcune condizioni indispensabili per farmi spiccare il volo con un minimo di possibilità di riuscita. Era ovvio che non tenevo nel debito conto tante cose e che sottostimavo la asprezza e la durezza dell’impresa che mi accingevo ad affrontare. Agli inizi degli anni novanta sembrò che Sulmona fosse pronta a tentare il grande balzo, sulla base di considerazioni che mi hanno fatto pensare che quello fosse il momento giusto per partire e che mi hanno convinto che si poteva riuscire.

  • il Comune di Sulmona disponeva dei fondi derivanti dalla Lotteria nazionale abbinata al Concorso lirico M. Caniglia
  • Sulmona era ben rappresentata nei vari livelli istituzionali
  • Erano sorte alcune iniziative a carattere popolare (legate alla nascente realtà del Borgo Pacentrano portata avanti dal mio amico Dante Petaccia) che potevano far pensare ad una risposta positiva da parte della popolazione sulmonese
  • Erano stati istituiti, in Abruzzo, i due nuovi Parchi Nazionali (quello della Majella e quello del Gran Sasso-Monti della Laga) nell’ottica di favorire lo sviluppo turistico delle nostre zone
  • In quegli anni stava sorgendo l’Europa Unita e Sulmona, ed il suo comprensorio, pur nei loro limiti, avevano per me caratteristiche importanti da poter offrire all’Europa del futuro, per la crescita nostra e delle generazioni che ci avrebbero seguito.

 

Quali sono le fonti storiche su cui si basa e in che modo sono state rispettate nelle prime edizioni?

Gli unici documenti storici relativi alla Giostra Cavalleresca di Sulmona a cui potersi rifare sono stati i “capitoli” di Cornelio Sardi ed alcuni scarni riferimenti di ordine parrocchiale o amministrativo; si conoscevano con esattezza, cioè, solo le modalità con cui si svolgeva la Giostra antica e, ovviamente, il luogo in cui la stessa si teneva (l’attuale Piazza Garibaldi).

Nella Sulmona del periodo della Giostra storica esistevano 6 distretti e 5 borghi, che, però, non avevano alcun ruolo nella Giostra perché la stessa veniva corsa, per quanto è dato saperne, solo da esponenti di famiglie nobili o da guerrieri, mentre il popolo veniva coinvolto in misura molto marginale. I distretti sono stati chiamati sestieri e si è stabilito di far correre la Giostra “solo” da 4 Sestieri e 3 Borghi (dopo, ovviamente, averne adattato i confini alla realtà attuale).

Tutto il resto, a cominciare dalla stessa tipologia di gara fino alla composizione del corteo storico, è stato elaborato (con la collaborazione determinante degli amici di Faenza) soprattutto facendo riferimento a quanto era già stato realizzato nelle Città italiane sedi delle più importanti manifestazioni storiche. Si sapeva che notizie sulla Giostra Cavalleresca di Sulmona erano presenti negli archivi della Biblioteca di Napoli, ma non si è stati in grado di giungere a visionarli.

Come è stata accolta inizialmente sia dalle persone più vicine alla manifestazione sia dalla popolazione?

E’ stato possibile organizzare e realizzare le prime edizioni del progetto Giostra solo perché si è potuto contare sulla partecipazione volontaria, determinante, disinteressata e appassionata di centinaia e centinaia di persone, di tutte le età e di tutti i ceti, nella Giostra, nei Sestieri e Borghi, in piazza, sugli spalti, in tutte le attività e in tutte le manifestazioni di contorno.

Si sono liberate energie impensabili! L’entusiasmo, il calore umano, l’umanità, la passione debordante e coinvolgente delle strabilianti, fantastiche, commoventi, prime edizioni delle feste dei Sestieri e dei Borghi, con la gente che si riversava nelle stradine e nelle piazzette con tutto ciò che di antico e di tradizionale trovava in casa, trasformandole in veri e propri musei all’aperto! La ricchezza e la bellezza ed il fascino delle prime volte della Festa dei Fuochi di San Giuseppe! La partecipazione instancabile di tantissime persone alla preparazione della piazza! L’adesione massiccia alle scuole della Giostra! Lo straordinario e fantastico e incessante lavoro portato avanti con pazienza, passione e maestria da decine e decine di persone per la confezione dei costumi e di tutto quanto avrebbe poi fatto parte del corteo storico! La stupefacente creatività, il calore umano, la passione, la instancabile laboriosità espresse nella preparazione e realizzazione dei presepi! La maestosità dei banchetti rinascimentali! Il fascino, l’eleganza, la grazia, la dolcezza, la leggiadria, la poesia degli spettacoli di danza antica (la cui scuola contava all’inizio ben 120 iscritti)! L’emozione indescrivibile offerta da Piazza Maggiore, con il campo di gara allestito ed il bianco di 4000 sedie tutto intorno, ogni sera gremite da gente che vi si intratteneva fino a notte fonda!  Vengono i brividi sulla pelle e le lacrime agli occhi al solo ricordarlo. Una cosa magica, magica, magica.

Le prime edizioni della Giostra sono costate centinaia e centinaia di milioni, solo in parte non rilevante provenienti da contributi pubblici. Tutto il resto, e ancora oggi ne sono letteralmente stupito, è stato coperto con il concorso della gente (biglietti, sponsorizzazioni, sottoscrizioni, questue, etc.). C’erano, ovviamente, delle eccezioni, anche dure e capaci di fare molto male, ma il modo in cui Sulmona ha accolto e sostenuto e impreziosito il Progetto Giostra è stato un miracolo, un autentico miracolo. E di questo sono e sarò eternamente grato a tutti coloro che hanno dato il loro contributo a che tutto ciò si realizzasse.

Lei è stato ideatore della Giostra. Cosa l’ha spinta ad allontanarsi dalla sua organizzazione?

Non sono stato io il primo, a Sulmona, a pensare di lavorare alla realizzazione di una edizione moderna della Giostra. Sapevo che altri lo avevano fatto prima di me ma avevano pensato bene di rinunciare di fronte alle difficoltà praticamente insormontabili che il progetto presentava. A ripensarci adesso, non riesco ancora a rendermi conto di come io abbia potuto fare a portare a compimento ciò che aveva fatto letteralmente tremare i polsi ad altri. Per avere solo osato tentare di fare questo, sono stato umiliato, deriso, compatito, minacciato, calunniato, denunciato alla magistratura e sono stato oggetto dei più svariati epiteti (illuso, visionario, presuntuoso, ingenuo, pazzo, patetico, irresponsabile, temerario) ed ho dovuto sopportare umiliazioni ed offese di ogni genere.

Non so bene come ci sono riuscito, ma ho avuto la forza e la determinazione per ingoiare tutti i rospi e portare a compimento il progetto Giostra, nella convinzione che, una volta fatto questo, tutto si sarebbe calmato e si sarebbe potuto lavorare tutti insieme, con calma e determinazione, a migliorare ciò che era stato appena cominciato. Pura e semplice e drammatica illusione! Appena la Giostra iniziò a prendere forma, si scatenò l’assalto alla diligenza, con la discesa in campo di quel diffuso e nefasto atteggiamento mentale che tanti danni ha provocato, sta provocando e provocherà al nostro territorio: l’anteporre i diritti e i bisogni personali ai diritti e ai bisogni generali, con tutto ciò che ne deriva (la mancanza di coesione e di spirito di servizio, il disinteresse per il bene comune,  l’ipocrisia, l’arroganza, l’invidia, la gelosia, l’ambiguità, l’incoerenza, la calunnia, la falsità, il tradimento, l’orgoglio del nulla, l’autoreferenzialità, l’autocelebrazione…). Ero riuscito, nello scetticismo generale, a realizzare la Giostra; non sono riuscito, invece, a contrastare questo modo di pensare e di comportarsi e sono stato portato a “sentire” che quello non era più il mio posto ed ho lasciato il campo. Ho provato anche due volte a rientrare, ma non è servito a molto.

Come l’aveva pensata inizialmente e come è cambiata nel tempo?

Per natura, per cultura, per esperienze fatte, sono affascinato dalla ricerca instancabile della bellezza, a tutti livelli ed in tutte le forme, e mi è impossibile pensare e fare qualcosa se non al massimo livello possibile, senza accontentarmi mai e senza rilassarmi mai. In ogni cosa che ho fatto, io mi sono sempre fissato il traguardo a livello 100 e non mi sono mai sentito pienamente soddisfatto e appagato anche raggiungendo livello 80. Non amo la mediocrità, il pressapochismo, la banalità, specialmente quando sono impegnato in un servizio destinato ad altri. E’ un mio difetto, una mia diversità, che ho sempre pagato a caro prezzo.

Sono da sempre convinto che la migliore pubblicità di una manifestazione è nella massima cura della sua qualità, in modo tale che chi la vede ne rimane affascinato e ne divulgherà l’importanza, l’unicità e il fascino. Si rischia invece che, magari, si riesca anche ad ottenere che qualcuno vada a vedere una manifestazione, magari pubblicizzata alla grande, per poi andarsene piuttosto deluso e per parlarne male in giro.

Il Progetto Giostra da me ideato doveva, con il concorso di tutti, rappresentare una occasione determinante per favorire la crescita sociale, culturale, economica e turistica della nostra realtà territoriale e doveva diventare un punto di riferimento, una punta di diamante, una vetrina preziosa che proiettava Sulmona a livello nazionale ed internazionale. Uno spettacolo magico, unico, emozionante, splendente come un gioiello per eleganza, grazia, armonia, fascino, maestosità, equilibrio, compostezza, regalità, originalità, rigorosità, dignità, in grado di lasciare a bocca aperta chi lo avrebbe ammirato e di riempire di gioia e di calore e di commozione gli occhi e il cuore di tutti.

Avvertendo profondamente la responsabilità di tutto questo, non potevo esimermi dal pretendere da me e da tutti quelli che lavoravano con me il massimo dell’impegno per garantire alla Città di Sulmona la possibilità di mostrarsi al mondo intero attraverso uno spettacolo unico, abbagliante, senza sbavatura alcuna.

Ma chiunque mastica anche un po’ di spettacolo sa perfettamente che per raggiungere traguardi tanto ambiziosi, è indispensabile seguire delle regole (nella scelta dei protagonisti, degli ambienti, delle scenografie, dei costumi, etc.), tanto più precise e ferree tanto più alto è il traguardo che si vuole raggiungere e sa anche, di conseguenza, che le regole, una volta stabilite, vanno fatte rispettare. E sa anche che il rispettare una regola comporta inevitabilmente la necessità di dire dei no e che, ad ogni no che si proferisce, c’è la possibilità di farsi un nuovo nemico.

Queste cose io le conoscevo perfettamente ma ho pensato che il gioiello di Giostra da me ideato potesse essere raggiunto con il consenso di tutti, in piena armonia e condivisione di intenti. E’ stato, quello, l’errore più grande da me commesso, il più terribile, il più tragico, il più drammatico, il più sconvolgente perché non avevo messo in conto che quelle regole non interessavano e procuravano solo fastidio, rifiuto e ostilità e perché io, per difendere il Progetto, sono stato costretto a dire tanti e tanti no nei confronti di tutti coloro che, in barba alla attenzione alla qualità dello stesso, volevano solo e soltanto vedere soddisfatti i propri appetiti più o meno condivisibili e legittimi, anteponendo i propri interessi di parte a quelli generali della Giostra (e, quindi, della città di Sulmona), con la concreta possibilità, così facendo, di disgregarla, umiliarla, immiserirla, avvilirla, snaturarla, banalizzarla, ridurla a una “cosa” qualunque, a uso e consumo personale ed interno

Tanti, troppi no e, di conseguenza, tanti, troppi nemici. La guerra che si è scatenata contro di me, dentro e fuori la Giostra, è stata totale, feroce, sapiente, senza esclusione di colpi, drammatica e devastante, per me e per la mia famiglia. Fare la Giostra ha comportato lo stravolgimento della mia vita, ha minato la stabilità della mia famiglia, ha compromesso i rapporti affettivi con i miei figli impedendomi di star loro vicino in modo adeguato nei momenti più importanti e delicati della loro crescita (con conseguenze anche non di poco conto), ha sconvolto tutti i miei rapporti personali. Sono stato disegnato come dittatore, prepotente, accentratore, padre-padrone della Giostra, integralista, arrogante, intransigente, presuntuoso, ladro di meriti altrui, violento, odioso, insensibile, intrattabile, ingiusto, irriconoscente, sleale, irascibile.

In pratica, un mostro, uno da abbattere, da eliminare, da scartare, da mettere da parte, uno che si doveva vergognare del solo fatto di esistere. E tutto questo solo e soltanto per aver voluto disperatamente difendere il progetto da me stesso ideato.

Io quella guerra l’ho condotta finché ho potuto, per anni, praticamente da solo, tradito e pugnalato alle spalle da coloro cui avevo dato maggiori affetto, fiducia, stima, considerazione. E quella guerra io l’ho, alla fine, persa.

E se a tutto ciò si aggiunge la immane e devastante responsabilità di dovere firmare, sulla mia pelle, impegni di spesa per centinaia e centinaia di milioni senza nessuna certezza delle necessarie coperture, sarebbe stato impensabile e irresponsabile per me continuare a stare nella Giostra.

Cosa pensa del passaggio di mansioni dall’associazione Giostra a quella dei singoli Borghi e Sestieri?

Il Progetto Giostra iniziale prevedeva espressamente il principio irrinunciabile che le manifestazioni più importanti in esso contenute (oggi quasi tutte scomparse) dovessero svolgersi sotto la responsabilità dell’Associazione Giostra, che ne controllava lo svolgimento, ne fissava i criteri e ne dettava le regole (con l’obbligo di farle rispettare). Ero convinto allora, e lo sono ancor più oggi, che i Sestieri e i Borghi (pilastri del progetto), in quanto portatori di interessi di parte, non potessero e dovessero di fatto essere messi in grado di condurre la Giostra che invece aveva il compito e il dovere di essere portatrice degli interessi generali, della collettività intera.

A tale proposito avevo preparato un lungo e articolato documento (una Convenzione) in cui venivano dettagliatamente indicati e precisati nei minimi particolari i diritti, i doveri, i compiti, i ruoli e le responsabilità sia dell’Associazione Giostra che di quelle dei Sestieri e Borghi.

Fra le tante cose, ritenevo importante definire con chiarezza:  la composizione e lo svolgimento dei cortei storici;  il numero, tipo, ruolo, costume ed estetica di ogni figurante; la composizione di qualsiasi gruppo di figuranti, in modo che gli stessi non dovessero essere fra loro troppo diversi per età, altezza, qualità estetica, portamento, etc.;  la presenza, meno invasiva possibile, dei fotografi e cineoperatori all’interno dei cortei storici e del campo di gara; lo svolgimento delle scuole e degli spettacoli che ne derivavano; la preparazione del campo di gara (addobbi, illuminazione, amplificazione); l’abbigliamento dei cavalieri (e dei loro assistenti e dei loro cavalli) sul campo di gara; le funzioni dei Sestieri e Borghi (educative, sociali, ricreative, ambientali, etc.); la presenza nel corteo delle figure femminili (per ogni Sestiere e Borgo, una Nobildonna e un massimo di 5 dame di compagnia, disposte su una unica fila);  la tempistica e le modalità di svolgimento sia delle gare che degli spettacoli ad esse intervallati; la composizione dei gruppi di figuranti che rappresentavano la Giostra (e quindi Sulmona) sia in Italia che all’estero; il tipo di materiali e di addobbi da usare durante le feste dei Sestieri e Borghi. Etc., etc., etc.

Questo documento fu sottoscritto da tutti i soggetti interessati (Direttivo Giostra e Capitani dei Sestieri e Borghi) ma, come ho già detto, mi fu subito chiaro che sarebbe stato molto difficile, se non impossibile, far rispettare quanto in esso stabilito. Ho provato in tutti i modi e con tutte le mie forze a farlo, ma le resistenze sono state tali e tante da indurmi a rinunciare e a lasciare.     

Secondo lei potrebbe diventare un riferimento nel centro sud vista l’esperienza di manifestazioni simili nel nord Italia?

Le più importanti manifestazioni storiche italiane si svolgono in Regioni che da secoli sono abituate, in misura più o meno importante, alla democrazia e cioè alla partecipazione diretta dei cittadini alla organizzazione, strutturazione e gestione del potere. Non tutto è perfetto ma ciò, ovviamente, comporta una naturale abitudine a lavorare tutti insieme per il bene comune, per raggiungere uno scopo condiviso e in cui tutti si possono riconoscere. Sulmona appartiene invece al territorio del Centro Sud d’Italia, per secoli soggetto a dominazioni straniere e i cui cittadini, quindi, sono storicamente abituati a cercare un rapporto privato con il potente di turno, sempre pronti ad abbandonarlo per un nuovo potente, perennemente in lotta l’uno contro l’altro per ottenere quanto più vantaggi possibile e per impedire che l’altro possa ottenere quanto o più di lui. E’ l’individualismo che domina e caratterizza la nostra cultura, la nostra mentalità. In quest’ottica, Il Progetto Giostra da me ideato e realizzato aveva, fra l’altro, anche lo scopo di vedere se una Città del Centro Sud italiano, al di fuori dei grandi riti di natura religiosa, fosse in grado di dare vita a una manifestazione di livello e di riconoscersi in essa.

Sono passati circa trent’anni dall’inizio di questa avventura; è passata, cioè una intera generazione. La decisione (non poco sofferta, per la verità) di rilasciare questa intervista ha l’unico scopo di consentire a tutti coloro che i fatti da me esposti non li hanno vissuti (o non li hanno avvertiti) di venire a conoscenza di quanto, per me, accaduto, per onestà, per dignità e per rispetto nei loro confronti. Spero proprio che queste mie parole non scatenino reazioni inconsulte e non vengano usate da qualcuno per scopi “strani” (tipo attaccare qualcuno o qualcosa), perché esprimono solo il mio punto di vista, di uno, cioè, che non conta più nulla e non ha alcuna intenzione né interesse a suscitare polveroni di sorta. Nessun dottore mi ha prescritto di fare la Giostra; è stata una mia libera scelta e non ho niente di cui lamentarmi nei confronti di chicchessia perché è stato mio e solo mio l’errore di non aver saputo “leggere” nel modo giusto la realtà che mi circondava.

 

Simona Pace

13 Commenti su "L’INTERVISTA/ Gildo Di Marco. C’era una volta la Giostra"

  1. finalmente l’auspicio diventa relta’….brancaleone aveva da tempo lanciato l’allarme,
    inascoltato,deriso aveva abbandonato per andare alle crociate….ora l’uccello dalle piume di cristallo e’ tornato ,vola in alto,felice ,libero…grazie Gildo,non hai commesso nessun errore,valori,principi di un eroe..bravi in redazione,schiena dritta sempre,per cacciare a pedate questi impostori,illusionisti,incapaci,cialtroni,campioni di annunci,comunicati,
    dichiarazioni: i bilanci
    l’obbligo della pubblicazione stabilito dalle disposizioni,chiunque riceve vantaggi economici pubblici ha l’obbligo della rendicontazione,la tracciabilita’ di quanto ricevuto
    occorre un’approfondimento,un report ,naturalmente per gli scopi e finalita’ dell’ideatore …

  2. Un sincero, sentito e commosso ringraziamento verso una persona veramente speciale: un vero SIGNORE. Sono veramente dispiaciuto per le vicissitudini che ti ha creato la tua “creatura”. Mille grazie Gildo. Sulmona ha un bisogno disperato di persone come te.

  3. Caro Gildo,
    ho letto con attenzione la Tua intervista e mi sono commosso non ti conosco di persona ma per nome, come si suol dire chi non fa niente non sbaglia mai.
    La Giostra per come l’avevi concepita non rispecchia l’attualita’ ma e’ giusto e sacrosanto dire che la Giostra di Sulmona ora Esiste con tutti i suoi pregi e difetti ed Esiste grazie a TE e di questo ne devi essere FIERO e ORGOGLIOSO insieme a tutta la tua Famiglia.
    Come tuo concittadino TI RINGRAZIO per quello che hai saputo realizzare per la nostra amata citta.
    Mio caro Gildo il tempo e’ galantuomo e Ti rendera’ merito per la creatura che hai saputo realizzare con passione, sacrificio, amore, prima non esisteva ora Esiste GRAZIE a GILDO DI MARCO.
    Mauro

  4. Caro Gildo,
    sono qui, con gli occhi umidi, a cercare in me le parole giuste da scriverti.
    Non le trovo.
    Ma so per certo che sei nei cuori di tutti coloro che la Giostra di cui parli in questa intervista, l’hanno vissuta in quegli splendidi anni.
    Anche per questo ne è valsa la pena, non credi?
    Ti vogliamo bene, papà della Giostra.

  5. Caro prof.
    Ti ho conosciuto da alunno come un ottimo professore, sei e sarai sempre una persona speciale che questa città forse non ha saputo apprezzare.
    Per questa incapacità di riconoscere talenti Sulmona sta morendo, auspico che la classe politica e dirigente venga in ginocchio da te a predere lezioni di vita e di stile.
    La giostra che oggi noi tutti possiamo gustare, è opera tua e sempre lo sarà.
    Anche forse contro la tua volontà sei entrato nella storia cittadina.
    GRANDE GILDO

  6. Aldo Tassinari | 4 Settembre 2018 at 15:38 | Rispondi

    Mitico Gildo, oltre a discreto attore (in noti film con Bud Spencer) anche professore illustre e creativo; ora che parrucchino ha preso il sopravvento la giostra non è più la stessa. Chi però ha vissuto tutte le edizioni capisce la sostanziale differenza. Spero che un giorno tu possa tornare alla guida della manifestazione e riportarla ai fasti delle prime edizioni.

  7. Matteo Stocchi | 4 Settembre 2018 at 16:50 | Rispondi

    Caro professore ho avuto il piacere “dispiacere all’epoca ragazzo visti anche i nostri litigi” di averla come insegnante. All’epoca non avevo la maturità di capire quanto lei fosse una persona per bene, educata e vogliosa di insegnare e di trasmettere a noi studenti tutte le sue conoscenze. Ho letto con molta attenzione tutta la sua intervista e mi sento davvero tanto amareggiato per lei, visto tutto quello che ha dovuto sopportare… Come ben sa’ ho partecipato per svariati anni alla Giostra e per me è stato un onore averla fatta seppur per poco sotto il suo comando… Era diversa, era LA GIOSTRA… Non c’è più quell’impegno e quella maturità che c’era una volta, sempre quella maturità che non mi ha fatto rendere conto di quanto lei fosse UOMO…. Grazie di tutto questo professore è solo merito suo… Un abbraccio grande a lei e alla sua famiglia.

    Matteo STOCCHI.

  8. Dice mia moglie, ed io sono d’accordo con lei, che a fianco ad Ovidio sarebbe opportuno fare un monumento a Gildo, per quello che ha “smosso” di buono nella gente sulmonese.

  9. Ricordo gli inizi e vedo ora le differenze. So che gli iniziatori ed i perfezionisti, (!per me hanno assolutamente ragione) dopo che hanno avuto successo con i loro sforzi, vengono sempre sminuiti e derisi ed ostacolati. Le doti per capire la ” qualità” di certi eventi, o le hai o nessuno te le può dare. Sii comunque orgoglioso di quello che hai creato! Gli altri sono persone meschine.

  10. Lei è una persona che fa bene al Paese Italia non solo a Sulmona.
    Grazie.

  11. Lei è una persona che fa bene al Paese Italia non solo a Sulmona.
    Grazie.

  12. Vincenzo Leombruno | 22 Luglio 2019 at 21:58 | Rispondi

    Non posso non ricordare le prime edizioni della Giostra, quelle delle sedie bianche a riempire la Piazza.. e che dire del “laboratorio” di via Quatrario, dove nascevano i cavalli di legno e cartapesta, dove piccoli bambini giocando, diventavano cavalieri ancor prima di essere gli uomini d’oggi.

  13. Sono innamorato di Sulmona e della sua Giostra.
    Ho condiviso negli anni novanta, da attivista di Borgo, “le fatiche” di Gildo nel mettere insieme il progetto Giostra. Lavoravamo come matti, nell’idea di questa manifestazione che si costruiva giorno dopo giorno, mese dopo mese, senza avere certezze della sua realizzazione, ma ce l’abbiamo fatta…..Gildo ce l’ha fatta.
    La Giostra c’é perchè Gildo l’ha pensata e l’ha voluta.
    Gildo Di Marco, ha regalato a Sulmona, all’Abruzzo, all’Italia, una manifestazione bellissima che oggi và tutelata.
    Vedere smartphone nel corteo storico, fa accapponare la pelle, banalizza e offende tutte le persone che ci credono e lavorano per la bella riuscita della manifestazione.
    Sarebbe saggio riprendere dei buoni spunti dalla Convezione che Borghi e Sestieri firmarono con l’Associazione Giostra Cavalleresca diretta da Gildo.
    Grazie Gildo.
    Grazie e ancora mille volte grazie.
    Una nota polemica…..Trovo disgustoso che nelle edizioni della Giostra di questi anni, ascoltiamo ringraziamenti di tutti i tipi, ma non sento mai un ringraziamento a Gildo.
    …..Atteggiamento molto Sulmonese…Peccato….

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