Secondo i giudici contabili Natale (difeso dall’avvocato Anna Iannozzi) non ebbe colpe gravi in quella vicenda, visto che l’onere di controllare il rispetto del contratto e di indicare la lista dei beneficiari dei pasti gratuiti (300 a settimana) era in capo all’assessore, tanto più che l’ex segretario andò in pensione la settimana dopo la firma del contratto con la ditta appaltatrice.

La Corte dei Conti, insomma, ha evidenziato la “colpa grave del Di Ianni, già dalla stessa dinamica dei fatti e dal danno che ne è derivato in via causale e diretta”.
La vicenda risale al 2010, quando venne espletata la prima e unica gara a lungo termine per la refezione scolastica. Un appalto di quattro anni che si aggiudicò la Coselp, anche grazie al punteggio aggiuntivo ottenuto con la clausola dei pasti agli indigenti: 300 ticket a settimana che per un anno quasi, fino a novembre del 2010, non vennero neanche reclamati e richiesti dal Comune di Sulmona. In tutto 2.500 coperti volatilizzati, contando anche la transazione che a fine anno il Comune decise di fare con la ditta appaltatrice.
In verità la Corte dei Conti, per lo stesso principio, dovrebbe anche indagare i benefit non ottenuti negli anni successivi, quando cioè a gara scaduta, a partire dal 2014, gli affidamenti alla Coselp vennero rinnovati “alle stesse condizioni” con proroghe e nuove mini-gare, nelle quali però i 300 pasti settimanali sono scomparsi del tutto.
Sulla vicenda della gestione della mensa scolastica lo scorso anno Sbic presentò un esposto, chiuso dalla procura di Sulmona con un non luogo a procedere. Dalla Corte dei Conti, invece, non si è saputo nulla.
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