Ovidiana, una storia di fango e sogni

I festeggiamenti di tifosi e calciatori

È promozione, in Seconda Categoria, anche per l’Ovidiana, dopo il risultato di misura, ottenuto nello spareggio con il Capestrano giocato sul neutro di Fossa. I ragazzi di mister Vujacich si sono imposti grazie ad un gol nella ripresa del trequartista Alosi che beffa il portiere Molinaro con un pallonetto.
Si è dovuti ricorrere ad un match ulteriore per stabilire la vincente del girone A della Terza Categoria della provincia dell’Aquila dopo che le due squadre hanno concluso la stagione regolamentare a pari merito.
L’Ovidiana che nelle ultime giornate del campionato aveva accumulato un vantaggio notevole, si è vista agguantare in classifica alla penultima da un Capestrano tenace che ha avuto la forza di crederci fino alla fine, ma dopo il risultato odierno c’è poco da rammaricarsi in casa biancorossa.

L’autotassazione

La storia dell’Ovidiana viene da lontano, si perde fra i tifosi del “settore prato” dello stadio comunale Francesco Pallozzi da sempre riservato agli ultras dell’S.S. Sulmona 1921. È il 1977 quando vengono create le Brigate Biancorosse, gruppo storico della tifoseria sulmonese e può sembrare bizzarro rintracciare così lontano nel tempo la fondazione di una società dilettantistica nata sulla carta solo tre anni fa ma questa è una storia particolare. Sì perché l’Ovidiana non è una squadra qualsiasi bensì la “squadra degli ultras”, nata con una partecipatissima operazione di azionariato popolare in cui i sulmonesi, che negli anni erano gravitati nell’orbita del tifo organizzato, si sono autotassati e hanno dato il loro contributo monetario.

La “prima generazione” di Brigate Biancorosse

Negli anni l’andamento del Sulmona Calcio è stato altalenante, il punto massimo s’è raggiunto senza dubbio in quel drammatico 31 maggio 1992, quando perse contro il Sora di Luiso e Giannichedda lo spareggio per accedere alla serie C2 davanti a duemila tifosi ovidiani. Molti da quella delusione non si ripresero mai, un po’ come il calcio cittadino che visse negli anni successivi per lo più campionati di Eccellenza fino alla decadenza in Prima Categoria nel 2005.

Brigate Biancorosse al “settore Prato”

Il tifo si struttura, una nuova generazione di ragazzi prende le redini dopo la batosta di Sora e con caparbietà segue la squadra sui campi d’Abruzzo mantenendo alta l’acredine con le tifoserie storicamente rivali, due su tutte: le marsicane Celano e Avezzano. Sono gli anni di Sulmona provincia e le tensioni politiche si riproducono anche sugli spalti e gli scontri con i marsicani non mancano mai.
Ma il calcio in città è agonizzante e con esso il tifo organizzato. È il 2008 quando il Sulmona 1921 addirittura non viene iscritto al campionato decretando definitivamente la morte del più importante club calcistico cittadino. Negli anni anche le Brigate Biancorosse, perdendo pezzi per strada, si sciolgono anche se non ufficializzeranno mai la decisione.

Uno striscione degli ultras su Jamm’Mò

Qui forse avviene un passaggio decisivo, c’è il secondo ricambio generazionale all’interno del “settore prato” e un nutrito gruppo di ragazzi ritorna a colorare di bianco e di rosso i gradoni posti a fronte della tribuna coperta. Sono gli anni del San Nicola Sulmona che riporterà il calcio cittadino agli antichi fausti con lo storico ritorno in serie D nell’anno calcistico 2013-2014. Vecchi tifosi delle Brigate Biancorosse si mescolano alle nuove leve, trasmettendo i valori del mondo ultras maturati in tanti anni di cori, panini dell’autogrill, caffè borghetti, scontri, fumogeni e sciarpate. La maglia prima di tutto, la grinta e la rabbia oltre ogni risultato e le corde vocali che vanno a farsi benedire ogni domenica pomeriggio. Non mancano i derby e le zuffe con le rivali storiche marsicane, ma anche con gli aquilani, i moscianesi, i vastesi e i sangrini.

Sulmona – Ancona, 17 novembre 2013

 

Se il punto massimo del calcio sulmonese è lo spareggio con il Sora, quello del tifo è senza ombra di dubbio il 17 novembre 2013 quando al Pallozzi arriva l’Ancona e ci si gioca il primato nel girone. La partita va male, 0 a 3 per gli ospiti, ma è proprio nel momento di maggiore difficoltà sul campo che gli ultras biancorossi, trasformano la tribuna strapiena in una bolgia, cantando a squarciagola incuranti del risultato e ricevendo a fine partita l’applauso dei tifosi ospiti, abituati a ben altri palcoscenici calcistici. È il segno della maturazione definitiva per gli ultras e quando a metà stagione le solite beghe societarie mandano all’aria l’ennesimo anno d’oro del calcio sulmonese i tifosi sentono che qualcosa si è perso irrimediabilmente.

Troppi presidenti non all’altezza, troppi avvoltoi sul corpo del calcio sulmonese e la riprova è l’anno successivo quando il Sulmona Calcio rischia di non iscriversi al campionato. I tifosi non ci stanno e il 22 agosto 2014 lanciano la loro squadra: l’Asd Ovidiana, ispirata alle società di calcio popolare. A giocarci sono tutti ragazzi della vallata, calciatori per passione, spesso hanno un passato sui gradoni del “settore Prato” o della tribuna coperta. Sottoscrizione popolare e via, parte questa nuova esperienza fra i campi sgangherati dell’aquilano, dove la caldaia non funzionante è sempre dietro l’angolo e la doccia fredda a quel punto diventa inevitabile.
Ma a questi ragazzi sembra importare davvero poco perché è lo spirito del gruppo il vero collante e nel campo e sugli spalti c’è sempre tanto ardore.

Festeggiamenti a fine partita

Gli ultras cantano senza remore e continuano a tornare a casa senza voce, per il solo attaccamento alla maglia e ai colori sociali. Dalla gradinata è sparito lo storico striscione “Brigate Biancorosse” che ha accompagnato il tifo negli ultimi anni ed è apparso un più evocativo “palla lunga e pedalare”. Il primo anno mancano di un soffio i play off mentre l’anno successivo si piazzano a metà classifica. Ma non scema l’entusiasmo perché c’è ancora un altro anno e poi un altro ancora da inseguire, i risultati per questo gruppo contano solo fino ad un certo punto.

E allora capita qualche volta che a mezzanotte la carrozza non ritorni zucca e i cavalli topolini e Cenerentola resti per una notte a ballare e brindare senza nessuno che arrivi a darle un pizzico e a dirle che quello era solo un sogno. E alla Cenerentola del calcio peligno è accaduto questa domenica, senza che nessuno le abbia mai regalato nulla, ha pagato il duro lavoro di tutti: società, tifosi e giocatori.

Ovidiana – Capestrano, 7 maggio 2017

Se c’è una cosa da imparare dai ragazzi dell’Ovidiana è che: se hai un sogno, devi rimboccarti le maniche, lavorare tanto, soffrire moltissimo e provare a prenderlo. E così è successo che dopo migliaia di chilometri macinati per le strade dissestate dell’Abruzzo interno, fra paesaggi incantevoli e campi di sabbia sperduti nelle campagne, in mezzo a schizzi di fango, interventi fallosi, bestemmie, arbitri traditi dalle mogli e allenamenti faticosi questo gruppo di ragazzi ha raggiunto un traguardo su cui pochi avrebbero scommesso ad inizio stagione.

E allora forza ragazzi, con l’umiltà e il sacrificio che hanno sempre contraddistinto i sulmonesi, anche per il prossimo anno: palla lunga e pedalare.

Savino Monterisi

Commenta per primo! "Ovidiana, una storia di fango e sogni"

Lascia un commento

Il tuo indirizzo mail non verrà mostrato.


*