Perchè i call center perdono posti di lavoro. Seconda puntata.

Ci eravamo lasciati alla fine del sogno degli anni 2000, con la crisi che inizia a mordere. E le vittime sono soprattutto le aziende che hanno con regolarità effettuato le stabilizzazioni chieste dalla circolare Damiano. I furbi, invece, eludono la nuova norma e fanno di questa elusione un vantaggio competitivo. La politica cerca allora di correre ai ripari. Con la Legge di Stabilità 2014, approvata a Dicembre 2013, il Parlamento approva un emendamento che stanzia 24 milioni di euro in tre anni per finanziare una misura “premia-onesti”. Praticamente una decontribuzione retroattiva, per i lavoratori stabilizzati ed ancora al lavoro. Una boccata d’aria per le aziende serie, che serve a ridare loro la competitività necessaria per recuperare quote di mercato a danno dei furbi. Che però si rivela un boomerang. Perchè mentre i manager delle aziende che hanno i requisiti (tra cui la 3G di Sulmona) si mettono in moto per modificare i budget e rinunciare a licenziamenti, mobilità ed altre riduzioni di costi, l’ufficio politiche UE della presidenza del consiglio dei ministri ed il ministero del lavoro iniziano un drammatico ping pong per l’attuazione di quella norma che no, senza un provvedimento attuativo, rimane sulla carta. La perplessità è che violi le norme europee sulla concorrenza. Passa un anno, poi un altro. Alla fine arriva il Ministero del Lavoro che con una azione del sottosegretario Bellanova decide di tagliarci corto: contro il parere del Parlamento si riprende i 24 milioni e li destina alla cassa integrazione straordinaria, di cui si beneficiano in gran parte i lavoratori penalizzati dalle aziende che non si erano comportate correttamente nella fase di attuazione della Circolare Damiano. Il colpo è doppio, da un lato i manager delle imprese che avevano stabilizzato devono correre a cancellare il “premio” previsto e mai arrivato dai bilanci aziendali, dall’altro passa il messaggio che puoi essere anche scorretto perché poi alla fine ai lavoratori, carne da macello, in un modo o nell’altro, ci pensa lo Stato. In deroga. E di deroga in deroga i furbi sono sempre più furbi e gli onesti sono sempre più in crisi. Cosicchè il fenomeno dell’apertura di filiali italiane in paesi esteri inizia ad assumere dimensioni gigantesche.

 

Fine della seconda puntata.

1 Commento su "Perchè i call center perdono posti di lavoro. Seconda puntata."

  1. bene,si dimentica volutamente che il call center e’ superato da tempo…rimangono in quei Paesi in via di sviluppo…la tecnologia fa passi da gigante,si aggiorna con il passare dei secondi,putroppo noi siamo un paese vecchio,gli investimenti (Pubblici/Privati) per l’adeguamento,ammodernamento,aggiornamento,o uguagliare,conformare ecc,ecc tecnologico sono fermi,anzi non esistono…gli altri es. Germania con l’euro e con le possibilita’ dei finanziamenti europei hanno approfittato…i benefici innovativi sono sotto gli occhi di tutti…surplus economico,produttivo,altro che call center,
    Lungimiranza,volonta’,idee,prospettive certe con piani,progetti,programmi,ed obbiettivi concreti,ovvio amministratori,manager,capi,menti pensanti,capaci,preparate,competenti,con meriti per i risultati raggiunti…non per indicazione di politicialtroni, capitani senza capitali,presidenti del nulla,ecc,ecc …o no?

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