Poche idee, ma confuse: l’esordio litigioso della nuova maggioranza

Poche idee, ma confuse: la nuova maggioranza Casini-Di Masci ha fatto il suo esordio oggi a palazzo San Francesco tra evidenti imbarazzi, momenti di tensione e posizioni non proprio definite. Come quella del consigliere Fabio Ranalli che si sente in opposizione, ma anche in maggiora amministrativa; il suo capogruppo Antonio Di Rienzo che ha invece dichiarato il Pd dentro la maggioranza e l’altro collega Dem, Bruno Di Masci, che ha smentito il suo sindaco annunciando una giunta a tempo a fronte di un programma che dice tutto e il contrario di tutto e soprattutto a fronte dell’ottimismo della Casini che si vede già proiettata a fine mandato.
Momenti di chiarezza e sincerità, in verità, ce ne sono stati davvero pochi: nel lungo dibattito politico post-crisi, infatti, è andato in scena il solito gioco delle parti. Bugie e mezze verità che restituiscono bene l’immagine di una città allo sbando, dove politica e appartenenza hanno fatto posto ad alchimie e convenienze. Con Di Masci che si sente oggi in un’amministrazione di centrosinistra “perché in tanti dei civici sono venuti a votare alle primarie del Pd”, ma che dimentica, o meglio fa finta di farlo, che tra quei banchi c’è chi, a partire dal sindaco, ha sostenuto e votato i candidati del centrodestra alle regionali.
Perché, sempre secondo il dimasci-pensiero, “la città deve tornare ai partiti e finirla con il civismo”, ma allo stesso tempo “bisogna stare uniti a qualunque costo per evitare il commissario e per difendere il territorio”.
Quello che da oggi è il nuovo corso dell’inciucio di Palazzo lo spiega in apertura il consigliere Sbic Maurizio Balassone, raccontando come sono andate le cose durante le famose consultazioni per la formazione del governo di salute pubblica: “Ci avete chiamato alle sei di sera di sabato, dicendoci che entro mezzogiorno di domenica dovevate presentare la giunta, che c’era già la convergenza del Pd – ha detto Balassone – insomma il pacco regalo era pronto, altro che governo condiviso”. Il sindaco Casini perde il controllo, urla e parla sopra: segno, evidente, della sua difficoltà. Come il pianto di un bambino trovato con le mani nella marmellata.
A lei e soprattutto al suo nuovo flirt politico sono indirizzate le bordate di Mauro Tirabassi, Francesco Perrotta ed Elisabetta Bianchi, che con cinico realismo ripercorrono i capitoli della messa in scena e le contraddizioni di un’alleanza che sottoscrive un programma di mandato (“il terzo in trenta mesi” denuncia Balassone) che comprende tutto lo scibile umano: dal sempreverde Prg, alla riorganizzazione della macchina amministrativa, passando per scuole, sanità e Snam.
La plastica rappresentazione di questa confusione e di questa incoerenza sono le sedute dei banchi della minoranza, dove si sgomita e non ci si entra più, con Di Masci che dà del “fascistone” al suo compagno di banco Tirabassi e quest’ultimo che chiede alla “maestra” di spostarlo di posto. Con la maggioranza che era, ridotta ad una distesa deserta, con in più le assenze della semi-dissidente Roberta Salvati e quella di Angelo Amori, che pare esserci rimasto male per la gita fuori porta fatta dal sindaco con la Bianchi per il punto nascita.
Sullo sfondo la nuova giunta, le facce perplesse degli assessori entranti, che quel “chi me lo ha fatto fare” glielo si legge in volto come in un libro aperto.

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