Quell’originale tocco di Siff, ecco tutti i premiati

Una premiazioni diversa, curiosa, originale quella della 36esima edizione del Sulmona International Film Festival di ieri presentata dall’attrice Liliana Fiorelli e dal presidente del Sulmonacinema Marco Maiorano. Perchè oltre ai premi conferiti, di per sé già spettacolo, quello che ha coinvolto il numeroso pubblico sono state informazioni per comprendere meglio alcuni aspetti del cinema, e l’enorme lavoro che c’è dietro la produzione. Come ha fatto Victor Perez, supervisore di effetti visivi, nel suo talk spiegando la costruzione de “Il ragazzo invisibile” di Gabriele Salvatores con il quale ha collaborato. Curiosità e un tocco di umorismo che hanno coinvolto gli intervenuti.

E poi i video messaggi dei premiati, i numerosi contributi. Quanto basta per dare davvero quel tocco di internazionalità al Siff, caratteristica che pian piano va consolidandosi. Insomma di internazionale non ci sono solo i corti in concorso, un’aria di qualcosa di più grande, più strutturato, inizia a respirarsi. Parlano di “una ventata di entusiasmo e di partecipazione” gli organizzatori che un taglio corposo lo hanno dato fin dai tre appuntamenti prefestival, punto di partenza per snocciolare il tema della diversità, il fil rouge di quest’anno, in tutte le sue sfaccettature: “Un’occasione per affrontare grandi temi come quello delle migrazioni, del rapporto tra generazioni, delle fragilità sociali”. Così è stato. 

Ieri al cinema Pacifico c’erano diversi ospiti: Bruno D’Elia, regista del video musicale “Shinigami”, Maurita Cardone, con origini di peligne, coautrice del documentario americano “Shadows Of Endurance”, Danilo Corbellini Scarcia e Antonio Genovese, registi di “Scala 6”, Lorenzo Puntoni, regista di “Acquario”, Natalino Zangaro, regista di “Piano Terra” che ha ricevuto il premio speciale Siff Studenti.

Ecco i premi con le relative motivazioni:
Special Prize Fauve di Jeremy Comte (Canada)
Per la capacità di governare la tensione e restituire con grande rigore il dolore della perdita: dai colori freddi di una landa dimenticata al tormento che si accende nell’anima dei protagonisti, dall’innocenza del gioco che sfocia in tragedia alla comunione sofferta con la natura.

Premio Soundtrack STEVE HORNER per “One Small Step” (USA- CINA)
Per l’abilità nel coniugare con dolcezza immagini e musica e costruire un percorso di crescita personale che si evolve nota dopo nota, fino a raggiungere la luna.

Menzione Speciale Beauty di Nicola Abbatangelo (Italia)
Per l’ammirevole sforzo produttivo nel mettere in piedi un universo fiabesco poco frequentato dall’industria cinematografica italiana, in bilico tra ricostruzione in grande stile e spiccata sensibilità estetico-musicale.

Premio Miglior Editing HOLGER BUCK – MARTIN HEROLD – JONAS RIEMER per “MASCARPONE” di Jonas Riemer (Germania)
Per l’esplosiva valorizzazione di un montaggio che, unendo differenti tecniche visive, si discosta da uno scheletro narrativo classico hollywoodiano fino a diventare elemento espressivo preponderante.

Premio Migliore Attore LESZEK ABRAHAMOWICZ per “Techno” di Tadeusz Lysiak (Polonia)
Per un’interpretazione in grado di costruire un avvolgente e tormentato immaginario interiore: la nostalgia della giovinezza e la difficoltà di affrontare il quotidiano, una senilità che si fonde con la malattia e una sofferenza che diventa norma di vita.

Premio Migliore Attrice TARA RIGGS per “DeKalb Elementary” di Reed Van Dyk (USA)
Per l’impatto di una trasformazione graduale da vittima a figura materna, restituita da uno sguardo che racchiude insieme paura e controllo, rigida lucidità e abbandono alla tenerezza.

Miglior Fotografia a Dihn Duy Hung per “The Mute” di Pham Tien Am (Vietnam)
Per la sottolineatura di un’alienazione fatta di inquadrature statiche e ritmi dilatati. La difficoltà di esprimere un disagio che passa attraverso la macchina da presa, dipingendo un universo silenzioso e solitario.

Miglior Sceneggiatura Summer di Pearl Gluck (USA)
Per la ricerca di un’identità che cerca di destreggiarsi tra i libri sacri e l’esplorazione della propria sessualità, in un racconto di formazione che abbraccia l’adolescenza e le sue contraddizioni.

Miglior Regia Ex aequo In The Field di Oleksandr Shkrabak (Ucraina)
Per la solidità di una regia che richiama nobili tradizioni cinematografiche, con un uso della macchina da presa muscolare e consapevole, al servizio di un oscuro dramma a cavallo tra guerra e famiglia.

Miglior Regia Ex aequo Shadow Animals di Jerry Carlsson (Svezia)
Per aver saputo tramutare la propria inquietudine in un indiscutibile punto di forza, dando forma a un mondo ricco di misteri, che raggiunge picchi surreali coniugando timorosa curiosità e predisposizione al paradossale.

Miglior cortometraggio abruzzese Scala 6 di Danilo Corbellini Scarcia e Antonio Genovese
Per il sapiente uso di un linguaggio cinematografico surreale nel raccontare un dramma personale e collettivo, valorizzando l’importanza dell’incontro col prossimo e dei propri conflitti interiori.

Miglior Animazione Inanimate di Lucia Bulgheroni (Italia, Regno Unito)
Per aver dato corpo a un racconto colorato e introspettivo, che attraverso un utilizzo magistrale della stop motion approda all’indagine della sfera personale ed emotiva dei personaggio, trovando nel meta-cinema il proprio compimento.

Miglior Documentario Shadows of Endurance di Diego Scarponi (Italia, USA)
Per la precisione sistematica nel trasporre le parole in immagini, non fermandosi alla mera esposizione del contenuto ma trovando nella coincidenza tra umanità e ricerca antropologica un indiscutibile valore aggiunto.

Miglior “National” Acquario di Lorenzo Puntoni
Per il progressivo crescendo di angoscia che trova il suo apice nello scontro tra chi esercita il male e chi è costretto a subirlo, catturando nella fissità dei protagonisti e dei loro sguardi l’incomprensione alla base di ogni tragedia.

Miglior “International” Wren Boys di Harry Lighton (Regno Unito)
Mirabilmente sospeso tra il cinema di due maestri britannici come Ken Loach e Mike Leigh, un cortometraggio che concilia attenzione all’immagine e narrazione carica di contrasti, restituendo i desideri e i tormenti di una working class divisa tra violenza e speranze.

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