Ribassi, sconti, occasioni: storie e numeri di aperture e chiusure del commercio in Città

Un commercio che boccheggia quello sulmonese che, tra l’agognata stagione degli sconti e qualche turista fedele al made in Italy, cerca di restare a galla. Dalla notte dei saldi, uno dei momenti di maggior picco della curiosità cittadina, ad oggi, la situazione delle vendite si presenta eterogenea,  l’analisi dell’andamento degli incassi variabile, c’è chi parla di un primo bilancio positivo, chi, numeri alla mano registra un sensibile calo chi, invece, presenta una situazione in linea con lo scorso anno confidando nell’agosto caldo, per attendere gli storici clienti del post ferragosto e poi farlo quel bilancio.

Il clima da lacrime e sangue insomma non arretra per i commercianti nella città più tassata d’Italia, nel comune svuotato, sul podio del decremento demografico, di cittadini in fuga per luoghi di maggior opportunità e stabilità economica. Intanto nella bella e sopita Sulmona, nel giro di due anni, sono state 40 le chiusure, 29 gli esercenti che hanno abbassato la saracinesca nel 2015 e 11 nel 2016 dato quest’ultimo che rincuora ma non di molto. Sulle aperture invece la situazione si presenta con un più 35 attività ma di fatto sono solo 18 le nuove e le restanti 17 sono sub ingressi. Sul versante ristorazione, sono 3 i passaggi di gestione mentre nel 2015 le aperture furono 13 di cui 7 nuove e 6 subentri.  Un effetto domino quello sulle chiusure se si pensa che dapprima la mannaia della crisi aveva colpito e circoscritto corso Ovidio sud lasciando intatta la parte centrale e nord. L’ondata però ha travolto anche le vetrine della zona più gettonata, solo pochi mesi fa due chiusure in via Roma e due a pochi passi da piazza XX Settembre.
Loro, i titolari delle attività alle prese con affitti alle stelle, ricordando la media dei 1500 euro per poche decina di metri quadrati, fermi da anni e da amministrazioni, nonostante le promesse di tutti quelli che al giugno elettorale, vincitori e vinti, “avevano nel cuore la questione del commercio e del centro storico”.  Stanchi anche di chiederla quella cedolare secca e l’affitto concordato, appello divenuto ormai un boomerang, che nonostante i lanci e rilanci torna sempre indietro. Un cambio di marcia quello invocato dai commercianti, categoria che a volte non riesce a essere al cento per cento coesa, lamentano alcuni. Perché c’è da dire che tra gli esercenti il concetto di “unione di intenti” spesso non sia proprio la consuetudine, c’è chi pensa per sé chi, chi richiede un intervento fattivo da parte dell’amministrazione, chi decide di fermarsi chi di continuare, pure sugli eventi si spaccano, chi li vuole e chi no. Ma la necessità di adeguarsi ai ritmi di altre città, per taluni, sembrerebbe la strada giusta da percorrere e così qualcuno avanza l’ipotesi dell’apertura domenicale nel periodo estivo, considerato l’unico flusso importante della città, chi pensa a posticiparla quell’apertura nel bollente pomeriggio e favorire l’acquisto serale dei cittadini.

Archiviato o quasi, invece,  l’allarme sulla questione zona industriale e galleria commerciale, vista dai più come una potenziale minaccia per il cuore dell’urbe. Un misunderstanding alla base della polemica a quanto pare, che aveva animato non poco le associazioni di categoria. Se approderà, quando e come non si sa, di certo non sarà di 25 mila metri quadri ma al massimo 2 mila e cinquecento. Insomma sulla vicenda zona industriale “una commedia degli equivoci” ha chiosato Franco Ruggieri.
Intanto le vetrine si riempiono di ulteriori ribassi, l’obiettivo è sempre quello “non andare in perdita”.

Anna Spinosa

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