San Rocco dimenticato, la lettera del parroco

Una richiesta semplice, in fondo poca cosa a confronto del grande valore storico e spirituale del bene da tutelare: la chiesa di San Rocco.

Don Gilberto, il parroco colombiano di Sant’Agata, San Francesco, conosciuto in città per le diverse iniziative portate avanti assieme ai fedeli, tra le ultime la raccolta fondi per il restauro della facciata di San Francesco della Scarpa, lo scorso dicembre ha indirizzato al sindaco Casini e all’amministrazione, una lettera nella quale spiegava la sua volontà di voler riaprire al culto e restituire alla città un tesoro storico e monumentale. Il parroco essenzialmente chiedeva di ripristinare i dissuasori di sosta divelti, i paletti, collocarli in modo tale da non consentire la sosta dei veicoli in un’area non regolamentata dalla segnaletica stradale e procedere poi al taglio di quattro alberi così come era stato fatto per San Filippo per rendere maggiormente visibile la bellezza  sia di piazza Garibaldi e in questo caso, il patrimonio storico e architettonico di San Rocco

Parliamo di una chiesa che ha origine quattrocentesche, situata sul lato orientale di piazza Garibaldi, intitolata al santo, protettore contro la peste. Un edificio già di per sé isolato rispetto alle altre strutture che si impongono più compatte, in più coperto da piante e soprattutto circondato dalla barbarie dei parcheggi abusivi, perché i paletti, che prima presidiavano la zona, sono stati abbattuti da automobilisti distratti o poco rispettosi e a ben guardare segati. La volontà del don di riaprire le porte della chiesa ai sulmonesi e ai fedeli con l’ora della messa è subissata dai rumori delle auto, contrastata dall’inciviltà di quanti lasciano in sosta la vettura, anche in doppia fila, accanto all’affaccio della finestrone, porta laterale, un tam tam di parcheggi abusivi che rendono difficile il passaggio dei fedeli, dei turisti che intendono soffermarsi e conoscere l’architettura e la storia di San Rocco.

Un luogo di culto dalla storia suggestiva e non solo per la costruzione, ma soprattutto per il valore culturale e religioso, la chiesa infatti seppur di ridotte dimensioni, riceveva folle di persone in fila o attorno ad essa, nel 1484 la regina Giovanna D’Aragona la diede in dono alla Casa Santa dell’Annunziata, proprio in San Rocco si svolgeva la benedizione dei cavalieri che partecipavano alla giostra, nel 1497 fu circondata da una inferriata per consentire al “Popolo del Mercato”, di assistere alla messa mattutina aperta ai fedeli. Fino ad  un passato non troppo lontano, 50 anni fa, venivano aperte le porte laterali e frontali per offrire il rito religioso a tutti, un giro di anime attorno alla chiesa che solo chi ha memoria storica diretta può ricordare

Da dicembre però non si scorge dissuasore alcuno, il don resta alla finestra dei vicini di casa di Palazzo San Francesco,  in attesa di una risposta dal Comune, dal quarto settore, che però non arriva, aspettando insomma un segno, stavolta, umano.

Anna Spinosa

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