Sanzioni per le attività montane, Febbo: “Un pasticcio che poteva e doveva essere evitato”

Una situazione vicina al caos quella che stanno sopportando gli operatori dell’agricoltura, della selvicoltura e dell’allevamento abruzzese, in particolare quelli che operano nelle aree montane di Natura 2000. I carabinieri dell’ex corpo forestale, infatti, hanno iniziato  a dar seguito alla  Delibera di Giunta Regionale 877, approvata il 27 dicembre 2016 sulle misure generali di conservazione per la tutela dei siti della Rete Natura 2000 della Regione Abruzzo. Delibera che prevede sanzioni, sia amministrative che penali, sulle attività menzionate nelle zone protette, maggiormente nei Siti di Interesse Comunitario (Sic) e nelle Zone a Protezione Speciale (Zps), con conseguenze pesanti per queste attività.

A denunciare il tutto è il consigliere regionale Forza Italia, Mauro Febbo, intervenuto sull’argomento con due note ufficiali (del 9 marzo e 3 maggio), attraverso le quali ha chiesto al Presidente del Consiglio regionale, Giuseppe Di Pangrazio, di applicare quanto deciso a febbraio scorso in una risoluzione presentata in Commissione agricoltura. La stessa, votata anche dalla maggioranza, chiedeva la sospensione della delibera 877 con conseguente creazione di un tavolo tecnico fornito di tutte le figure competenti in materia, compresi esponenti di Parchi, Riserve e quant’altro.

“Un pasticcio che poteva e doveva essere evitato” ha dichiarato il consigliere, convinto che i nuovi vincoli comprometteranno irrimediabilmente le attività delle aree interne: “le disposizioni adottate- ha puntualizzato – rischiano di determinare gravi danni al mondo degli allevatori in quanto gli indici di carico dei pascoli sono differenti rispetto a quelli per i quali il Settore Agricoltura ha definito intese con AGEA per i pagamenti della PAC, mentre per la selvicoltura con le datazioni temporali imposte di fatto non si consente l’esercizio delle attività boschive”.

Certo, in una regione in cui il 40% del territorio è sottoposto a tutela, con 54 Sic e 5 Zps, diventa quasi impossibile lavorare anche perché, è bene dirlo, le attività antropiche aiutano anche a mantenere il territorio e a preservarlo dall’abbandono. Quanti alberi caduti giacciono lungo sentieri ormai impraticabili, con ricadute negative sul turismo, e come si pretendono prodotti di qualità senza più animali al pascolo.

La scelta giusta, ora più che mai, è la via di mezzo.

Commenta per primo! "Sanzioni per le attività montane, Febbo: “Un pasticcio che poteva e doveva essere evitato”"

Lascia un commento

Il tuo indirizzo mail non verrà mostrato.


*