“Se sbagli sei fuori”, il no agli invalsi degli studenti

Di stare alla scuola come una azienda sta al mercato i ragazzi del Collettivo Studentesco di Sulmona e quelli dell’Unione degli Studenti proprio non ci stanno e per le prove invalsi che si svolgeranno nei prossimi giorni hanno lanciato la campagna “Se sbagli sei fuori!”. Decine e decine di studenti immortalati da diversi scatti in cui, ancora ed ancora, chiedono al ministero di bypassare questo tipo di valutazione, che poi altro non è, se non una valutazione su classi, sezioni, scuole tra regioni e regioni. Una corsa alla concorrenza che cozza un po’ con lo spirito educativo che la scuola dovrebbe assicurare.

Oggi a parlarne al Centro giovani c’erano le due associazioni con un cerchio di ragazzi pronti a confrontarsi sull’argomento perché le azioni da porre in essere devono essere immediate. Si pensa al boicottaggio, come è già accaduto in passato. Qualcosa da allora è cambiato: le prove, infatti, da quest’anno saranno spalmate in più giorni e non solo nelle due date previste in tutta Italia, e non sarà utilizzato il cartaceo bensì il computer.

C’è qualcuno che già parla di portarsi un libro da leggere durante la prova, c’è chi di dare appositamente risposte errate o chi, invece, a scuola non si presenterà. Tutte forme già utilizzate e che, è accaduto, sono valse anche note nonostante l’articolo 4 della Carta degli Studenti contempli la possibilità di astenersi da quelle prove o progetti educativi dei quali non si condividono i principi. Qualsiasi forma di “minaccia” o “ritorsione” da parte di professori e presidi, sottolineano i ragazzi, è “illegale” perché l’astensione è tutelata dalla Carta.

Ma dall’incontro vengono fuori anche altri disagi legati ad un cattivo modo di fare educazione, quello della “buona scuola”, come l’emarginare i ragazzi con basso profitto dai progetti scolastici, mentre dovrebbero essere quelli da sostenere, da incentivare. E l’accento che si pone più al voto, alla nozione, che al senso critico in sé, dà anche molto fastidio agli studenti. Perché poi le prove invalsi prendono “in considerazione solo una piccolissima parte degli apprendimenti disciplinari, tra l’altro senza poter misurare competenze ed abilità importanti come la capacità di riflessione critica, la capacità di esporre il proprio pensiero, l’impegno, la partecipazione, la creatività” sentenziano i ragazzi. Si tratta, tra l’altro, di prove esclusive “non considerano i ragazzi con disabilità, con disturbo dell’apprendimento o che stanno imparando la nostra lingua”. Insomma non “solo cifre su un libro contabile”, non un addestramento, infine, ma una piccola forma di protesta per un nuovo sisema didattico.

Simona Pace

1 Commento su "“Se sbagli sei fuori”, il no agli invalsi degli studenti"

  1. Non è proprio così. Non è un problema che nasce oggi, qui come iav tutta Italia.
    Sono a disposizione per parlarne seriamente, con tranquillità e spirito di confronto con chi ancora oggi, come vedo, affronta la questione con cultura di retroguardia.

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