Spogliatoi sporchi e inciviltà, la Di Nino convoca le società

A casa propria i bagni vengono utilizzati o no con il dovuto rispetto? Ebbene ieri si è superato ogni limite.
Questa mattina incontrerò entrambi i presidenti perché le regole del ‘gioco’ vanno osservate da qualunque parte”. Il sindaco di Pratola, Antonella Di Nino, interviene sulla spiacevole situazione che ieri ha interessato lo stadio Ezio Ricci di Pratola con gli spogliatoi ridotti quasi ad un “porcile” dove è stata accolta la squadra ospite del Sulmona, non proprio una bella figura.

 “Ebbene- interviene la Di Nino-, l’intera struttura viene utilizzata per il calcio dai Nerostellati e dalla Virtus Pratola e per quanto concerne il palazzetto dalla Gs Volley 78. Da quando mi sono insediata non ho mai ricevuto lamentele da parte del Volley, che evidentemente pulisce con costanza la struttura che utilizza”. Il problema sembra sorgere, dunque, quando ci sono più società sullo stesso impianto e, in effetti, prosegue la Di Nino: “sono mesi che ogni settimana mi vedo costretta a cercare di dirimere inscresciose situazioni che mi vengono prospettate dalle due società di calcio. Ed allora, la domanda sorge spontanea: ho commesso forse un errore a concedere l’utilizzo ad entrambe le società di calcio della nostra comunità? Io non credo.
Perché un amministratore non può preferire l’uno piuttosto che l’altro quando si tratta di beni pubblici”.

 Il sindaco prosegue così la sua riflessione richiamando proprio quelle stesse regole del calcio che vanno osservate anche “al di fuori del campo di gioco e queste riguardano proprio la pulizia degli spazi che si utilizzano prima e dopo gli allenamenti e le partite. Perché lo sport dovrebbe insegnarci dapprima a rispettare gli altri, e rispettare la cosa pubblica significa innanzitutto rispettare se stessi”. E poi il riferimento al custode  al quale non si può chiedere di trasformarsi in un’impresa di pulizie.

Probabilmente una polemica di poco conto quella degli spogliatoi rispetto a tante problematiche, che racchiude però un senso ben più profondo di come si accede al bene pubblico pensandolo come roba non propria e lasciando l’incomodo ad altri quando, in realtà, il pensiero dovrebbe essere tutt’altro ed il risultato è quello di una figuraccia che si sarebbe potuta evitare.

Simona Pace

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