“Sua figlia ha investito una donna incinta”: la truffa viaggia sul telefono

“Sua figlia ha investito con l’auto mentre era al telefono una donna incinta che ora ha perso il bambino”: è il maresciallo D’Anna della stazione dei carabinieri di San Giovanni di Roma a parlare. E questo non è uno scherzo, ma una truffa. L’ennesima tentata l’altro giorno ai danni di una ottantenne di Sulmona che la sorte, e il suo telefono scarico, hanno voluto scoprisse l’inganno ad un passo dal fare il bonifico. La donna ha ricevuto l’altra mattina una telefonata sul suo telefono fisso: i truffatori, verosimilmente, sapevano abbastanza e cioè che vivesse sola e che la figlia vive a Roma. Il tempo che i carabinieri si qualificassero e carpissero il numero di telefono cellulare, che sul device della donna arriva la telefonata di un tal avvocato Terlizzi, di sordiana memoria. “Sua figlia è in stato di fermo e non può usare il telefono. Mi ha chiesto di contattarla, rischia da sei mesi ad un anno di carcere – ha detto il sedicente avvocato Terzilli -. Ho però parlato con la famiglia della vittima ed è disposta ad una transazione per evitare la denuncia”. “Ci avevo creduto – racconta l’ottantenne – e anzi mi sono sentita in colpa, perché un quarto d’ora prima mia figlia stava chattando proprio con me al telefono e quindi di primo acchito la storia mi è sembrata credibile”. Il dubbio è sorto, però, poco dopo: il telefono cellulare dell’ottantenne, infatti, si è spento, perché scarico, proprio quando stavano discutendo del quantum. A quel punto la donna è andata al telefono fisso, dove era ancora in collegamento il sedicente maresciallo D’Anna, spiegando che era caduta la conversazione con l’avvocato. “E’ il suo telefono che si è scaricato” ha risposto il finto carabiniere, ingenerando il legittimo sospetto nella “preda”. “Come faceva a sapere che era il mio telefono ad essersi scaricato, mi sono chiesta – racconta l’ottantenne -. Subito dopo ho così pensato che in un quarto d’ora, cioè dall’ultimo contatto avuto direttamente con mia figlia, era improbabile se non impossibile che lei avesse fatto l’incidente, fossero andati in ospedale, l’avessero portata in caserma, posta in stato di fermo, parlato con un avvocato che a sua volta aveva già parlato con la famiglia della donna che aveva perso il bambino”. Quanto basta, non senza difficoltà, per riattaccare il telefono al finto carabiniere e chiamarne uno vero. “Mi hanno dirottato sulla polizia postale a cui ho fornito il numero del presunto avvocato Terlizzi – continua la vittima del tentativo di truffa – mi hanno spiegato che in questi giorni è un continuo di segnalazioni”. Qualcuno, d’altronde, ogni tanto, magari con il telefono in carica, ci casca. Vale la pena diffidare, soprattutto quando chiedono soldi.

2 Commenti su "“Sua figlia ha investito una donna incinta”: la truffa viaggia sul telefono"

  1. IESN VOLAN TANT QUA STEM IN ITALIA TUTTO è POSSIBILE ESEMPIO DI TUTTI LA SANTANCHè

Lascia un commento

Il tuo indirizzo mail non verrà mostrato.


*